Il
relitto (A Relict of war) è un racconto scritto nel 1969 dallo
scrittore statunitense Keith John Laumer e parla di una macchina
bellica abbandonata nella piazza di un villaggio, semicoperta di
terra e erbacce, con un gruppo di lavoratori intorno che si riposano
e bevono whisky. La considerano la loro mascotte e l’hanno
soprannominata Bobby.
Esisterà
certo un tipo di soldato per cui si possa dire:
“I vecchi soldati
non muoiono mai...”.
La
macchina è un robot da combattimento: Bolo Stupendous modello 24
e non è affatto un relitto. Il suo processore è pronto a tornare
operativo appena rileverà una minaccia in avvicinamento. Ma la sua
forza distruttiva è talmente micidiale da renderlo pericoloso per i
civili, infatti giunge un Ufficiale dell’Eliminazione residuati
bellici con l’ordine di disattivarlo per sempre.
I
lavoratori si oppongono, non vogliono perdere il loro Bobby e il tira
e molla che va avanti nella storia porta dritti all’attacco
improvviso di una macchina aliena. A quel punto il Bolo
Stoupendous si attiva e fa il suo dovere di soldato, distruggendo
l’invasore.
C’è
una sorta di poesia che pervade il racconto, Bobby è il reduce della
guerra dimenticato da tutti. Ma non è un semplice soldato, è un
supersoldato! E nel momento del pericolo difende i suoi amici proprio
perché sa combattere. L’autore ha partecipato alla Seconda Guerra
Mondiale e ha poi proseguito la carriera militare, quindi è ferrato
nell’argomento.
L’idea
del relitto è stata ripresa di recente per un corto della Blizzard
Entertainment: Two Steps From Hell – Nero, con la splendida
colonna sonora del duo Two Steps from Hell. In questo caso
l’atmosfera diventa addirittura commovente: la macchina bellica è
nel bosco, coperta di muschio e foglie. Si attiva appena un
passerotto, intento a cercare rametti per il nido, ripulisce l’occhio
obiettivo. La luce dell’occhio è azzurra e il robot, dopo aver
analizzato l’ambiente circostante e averlo classificato sicuro, si
abbandona a comportamenti degni delle più classiche produzioni
Disney.
Un
picchio inizia a martellare frenetico la corteccia di un albero e la
luce dell’occhio del robot diventa rossa. Come un Transformer
cambia assetto, escono armi di ogni tipo e inizia a sparare,
falciando tutto quello che capita a tiro.
Mentre
avanza nell’erba riattiva le sue memorie e ricorda la battaglia che
c’è stata, vede i suoi simili distrutti e la città del nemico
all’orizzonte. Si prepara all’attacco.
Ma
sarà proprio il passerotto a farlo ragionare, con la sua innocenza
riuscirà a far cambiare il colore dell’occhio dal guerresco rosso
al pacifico azzurro e le armi rientreranno.
So
di non essere mai cresciuto, infatti mi sono divertito molto! Chissà
se la Blizzard ha sviluppato il racconto di Laumer o è semplicemente
arrivata per caso alla medesima idea? Chissà...
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