La Roma Imperiale, nell’anno di
Mitra 1497, era giunta al massimo livello del suo splendore. Accanto
al Pantheon, al Circo Massimo, al Colosseo, all’Arco Mitraico di
Costantino, erano sorte altre strutture realizzate solo in parte in
marmo e pietra, come nella tradizione arcaica. Il materiale più
impiegato ultimamente, grazie ai congegni meccanici mossi
dall’energia elettrica, era il ferro. Certo, la ruggine aveva
dannato i filosofi matematici per un certo tempo, ma poi tutto si era
risolto con l’impiego dell’ossido di piombo.
I cieli di Roma erano sorvegliati da
dirigibili a vapore e propulsione mitraica che sorvolavano strade
affollate da cittadini che si spostavano a piedi o su Birotus
elettrici. La criminalità e il pericolo del fuoco erano tenuti sotto
controllo dai Vigiles, grazie
ai loro Plaustrum
iperattrezzati. E
riuscivano bene
in entrambe le cose.
Il nuovo Senato Imperiale, costruito
interamente in ferro, era dieci volte più grande della Curia Iulia.
Al suo interno, l’Imperatore Flavio Cassio Cesare Quirinio Augusto,
ascoltava gli interventi dei patrizi e dei tribuni della plebe in
merito alla crisi in Amentus Magna.
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