Il
Diavolo abbassò una leva e girò due manopole, lo schermo rotondo
posto in mezzo all’intreccio di tubi divenne sempre più brillante
e il vapore scaturì da dietro la macchina.
«Eccolo!
Eccolo! Ne arriva un altro!»
esultò.
Un
lampo fuoriuscì dallo schermo e lo illuminò, inebriandolo
dell’energia che bramava. La grotta divenne rossa per un attimo,
poi la luce svanì.
«Uno!»
si innervosì «Oggi soltanto uno! Non posso andare avanti così».
Si
tormentò nervosamente la barba. Specchiandosi nello schermo vide con
soddisfazione la propria immagine riflessa: villoso, forte, rosso e
soprattutto cornuto! Proprio come l’avevano immaginato gli umani.
Ma
era stata davvero la scelta giusta? Quell’altro era stato più
furbo.
Fare
del bene? Gli uomini non ne sono capaci,
aveva detto. Se
scegli il Male parti in vantaggio.
E
poi ti do una copia della macchina che ho inventato, vedrai…
giocheremo ad armi pari.
Maledetto
imbroglione! Perché si era fidato di quel genio spregevole e
subdolo? Perché due entità così potenti dovevano essere costrette
a dividere lo stesso mondo?
Il
Diavolo cambiò aspetto per rabbia!
Divenne
un uomo alto e biondo, poi si trasformò in Ciclope e infine in
Satiro. Effettivamente il Satiro somigliava molto al Diavolo.
Sorridendo, pensò a quanto fosse misera la fantasia degli esseri
umani. Rise anche per quanti nomi avevano inventato per lui: Satana,
Mefistofele, Demonio, Lucifero… tutte sciocchezze.
Beh,
non era il momento di abbattersi. L’energia rossa perdeva sempre
più terreno rispetto a quella azzurra, ma lui aveva un asso nella
manica: il familio
organico stava raggiungendo la roccaforte del suo nemico, di
quell’essere odioso che gli umani chiamavano Dio.
Poveri
ingenui, non lo conoscevano veramente: quel falso Dio furbacchione
aveva mandato un suo familio
oltre la barriera dimensionale. E questo, appena arrivato sulla
Terra, aveva dato a bere agli umani un mucchio di fandonie,
assicurando al capo un’incredibile schiera di seguaci. Gli spiriti
vitali dei morenti erano captati dalla macchina solo se credevano e
grazie a quello stratagemma divenivano sorgente per l’eternità!
La
voce di Dio arrivò imperiosa dal condotto principale: «Lucifero!».
«Puoi
evitare di chiamarmi così? Non c’è nessun umano qui. Esci dalla
parte, ogni tanto… siamo solo tu e io».
«Hai
inviato un emissario per carpirmi qualche segreto?»
«L’hai
scoperto? Com’è possibile? l’avevo istruito così bene...»
«L’ho
stritolato! Non provarci più, non mi piace chi gioca sporco».
«Senti
chi parla! Sono sempre più a corto di spiriti e tu sapevi che
sarebbe finita così. Gli umani non credono più in me! E anche se
continuano a compiere efferati delitti, i loro spiriti vitali si
perdono nell’etere. Non riesco ad assorbirli».
«Ancora
molte persone credono».
«Certo,
i superstiziosi. Quelli che hai ingannato col tuo emissario».
«Ho
dato loro una speranza».
«Scendi
dal piedistallo, ipocrita! Tu vuoi solo la parte di questo mondo che
ancora controllo. Non t’importa niente di loro».
«Non
è vero» protestò Dio. «Loro contribuiranno alla vittoria del Bene
sul Male».
«Ma
che Bene e Male delle mie corna! La verità è che hai scelto per
primo. E poi secondo me i tuoi adoratori ti hanno montato la testa,
sei impazzito».
Attraverso
il condotto arrivarono una decina di sibili, seguiti da un alone
azzurrognolo. Il Diavolo strinse i pugni stizzito.
«Dieci!
Hai preso dieci spiriti e ostenti la luce attraverso il condotto per
schernirmi!» Colmo d’ira sollevò un masso e ostruì con violenza
il condotto. La voce di sua Immensità, l’Altissimo, giunse
attutita dalla pietra.
Il
Diavolo sentì un brivido lungo la schiena, l’imbroglione aveva
ragione. Se quel ritmo di dieci a uno fosse continuato non ci sarebbe
voluto molto per l’arrivo della fine.
Eppure
doveva reagire, bisognava creare un altro familio,
in fretta. Magari piccolissimo, in modo che fosse difficile vederlo.
Già, ma poi come avrebbe fatto a rubare la macchina? Quella macchina
che l’altro aveva inventato per inviare il suo emissario sulla
Terra e che teneva gelosamente nascosta chissà dove? Il Diavolo si
grattò la testa. Poter mettere gli artigli su quella macchina
avrebbe significato inviare il proprio emissario a far proseliti.
Ovviamente insistendo sul Male.
L’Anticristo!
Quello
sarebbe stato il nome del familio
in missione. Le sciocchezze che avrebbe raccontato erano già pronte,
inventate nel corso dei secoli dagli umani. E magari avrebbe potuto
rendere tutto più credibile compiendo qualche atto cruento contro i
preti, in modo da attrarre i satanisti.
Sì,
sì, sì!
Il
piano era pronto, mancava solo la macchina. Impastò un familio
molto piccolo, provvisto di ali. Gli soffiò in faccia il suo volere
e lo guardò partire. Poi il Diavolo si volse alla macchina
capta-spiriti, armeggiò con leve e bottoni, finché non mise a fuoco
un centinaio di situazioni. Cambiò l’aspetto da Satiro in
splendida donna e lanciò tentazioni a raffica. Il sesso era la sua
arma più banale, ma dava ancora buoni risultati.
***
Dio
si alzò dal trono che si era costruito. Per quella giornata aveva
assunto l’aspetto classico: uomo vecchio e saggio, con folta barba
grigia e capelli d’argento, avvolto nella tunica regale del Regno
d’Israele. Era sempre stato molto gigione e gli sarebbe piaciuto
andare direttamente sulla Terra per farsi ammirare dagli adepti, ma
la macchina inventata non era in grado di trasferire l’intera sua
entità che comunque sarebbe stata instabile nella dimensione degli
umani. Così dovette accontentarsi dell’invio di un galoppino, un
misero familio
organico che eseguì alla lettera i suoi ordini.
Si
avvicinò all’apertura panoramica della fortezza. Pensò al Diavolo
e rifletté su quante difficoltà stesse passando per risolvere quel
problema. Si trasformò in Zeus che aveva un aspetto decisamente più
vigoroso. Brandì la saetta scatenando scintille ovunque e sentì la
gloria dell’antica Grecia scorrere dentro di sé.
Come
era stato più facile prima dell’arrivo dell’altro rappresentante
della sua specie. Maledì la cometa che aveva impattato sul suo mondo
portandolo in dono, in fondo lui era arrivato per primo, perché
doveva avere un rivale? Ai tempi dell’antica Grecia non ne aveva
avuti, era stato il padrone assoluto e si era divertito a impersonare
tutti gli dei dell’Olimpo. Gli umani non si erano accorti della
mancanza di differenze.
Purtroppo
tutto era cambiato con l’arrivo di quell’altro.
Per
fortuna, l’invasore era un sempliciotto: immaturo, inesperto e
sicuramente meno intelligente. Era giunto potente grazie all’energia
della cometa, ma lui era riuscito a tenerlo a bada. Lo aveva
incantato con la sfida, lo aveva convinto che il Male era più
conveniente, ma sapeva da sempre che la Speranza dei mortali era
l’arma che l’avrebbe sconfitto. E presto, ne era sicuro, se lo
sarebbe tolto dai piedi.
L’Immenso
si trasformò in Odino, il dio monocolo dedito alla guerra che
ammirava la forza e il coraggio dei suoi Vichinghi. Ai tempi, quella
era stata un’interpretazione divertente! Peccato che la storiella
di Dio gli fosse sfuggita di mano e i nordici avessero finito per
convertirsi alla religione del vecchio barbuto.
Scacciò
quei pensieri, l’importante era essersi assicurato un flusso
continuo di spiriti vitali. Doveva restare concentrato
sull’obiettivo.
Un
rumore attirò la sua attenzione. Si precipitò nella stanza segreta
dove custodiva il teletrasporto dimensionale con un brutto
presentimento. Appena l’aprì scoprì il piccolo familio
svolazzante sulla macchina.
Il
fatto di essere Odino e avere un occhio solo non l’aiutò certo a
colpire l’infiltrato. Fallì il colpo d’ascia un paio di volte e
quello riuscì a scappare.
Pochi
istanti dopo arrivò, dal condotto, la voce trionfante del Diavolo:
«Ce l’ho fatta! L’ho vista! D’ora in poi la vedrò sempre,
ovunque la nasconderai!»
«Non
illuderti, non sarà facile prenderla».
«Costruirò
centinaia di demoni e ti attaccherò».
«E
io costruirò centinaia di angeli, sarà un Armageddon».
«Ti
vedo, vecchio balordo! Sei nella parte del guercio. Semmai sarà un
Ragnarok».
Trascorsero
solo poche ore e dalla parte rossa del pianeta giunsero schiere di
demoni urlanti, alcuni neppure completamente formati, per la fretta
che il Diavolo aveva avuto nell’impastarli. Da parte sua,
l’Onnipotente attivò gli angeli, riuniti in stormi e armati di
trombe sputaghiaccio.
Lo
scontro avvenne sulla linea di confine: i demoni lanciafiamme
incendiarono e gli angeli congelarono. Terrore, morte e distruzione
calarono inesorabili su tutto e a fine giornata, sul campo, restò
solo una sterminata massa di cadaveri.
***
Era
finita in un noioso pareggio. La situazione di stallo convinse i
signori della guerra a concentrarsi sull’assorbimento degli spiriti
per ricostruire gli eserciti e ricominciare l’attacco il più
presto possibile.
L’Onnipotente
assunse l’aspetto di Maometto,
si sistemò in
piedi davanti alla macchina e armeggiò con leve e manopole
assistendo, sullo schermo, a uno scontro sanguinario. Se l’avesse
visto un terrestre del 1980, avrebbe creduto che stesse giocando con
un videogame da sala giochi.
«Venite
a me… Ah, ah, ah!» rise Dio, traboccante di sadismo. «Che
seguiate Yahweh
o Allāh,
venite a me!»
Premette
il piede su una specie di acceleratore e inoculò motivazione a
pioggia, poi portò al massimo una manopola per imprimere meglio la
sua immagine in quelle menti deboli. I risultati non si fecero
attendere: decine di morti trasmisero i loro spiriti, ci furono lampi
e scintille, e una prolungata luce azzurra lo investì rendendolo
sazio e soddisfatto.
Trasalì
un attimo più tardi, quando vide il mostro che avanzava nello
spazio. L’Altissimo si rese conto di essere impotente di fronte a
ciò che era immensamente più grande di lui.
Anche
il Diavolo si dava da fare con la macchina per attrarre qualche
spirito vitale. Certo, senza l’Anticristo in campo c’era da
lavorare parecchio, ma lui non disperava. Mise a fuoco un tizio che
stava per uccidere la moglie, misurò la sua coscienza: temeva di
finire all’inferno, era combattuto…
Era
perfetto! Bastava dargli un aiutino!
Iniziò
a instillare tentazioni: Fallo!
Sarai libero! La tua amante non dovrà più nascondersi. Finalmente
vi amerete alla luce del sole… e poi l’assicurazione: darai la
colpa ai ladri e potrai riscuoterla. Fallo!! Fallo!!!
L’uomo
inferse almeno venti coltellate e la uccise, il sangue si sparse
ovunque. Gettò il coltello, si tolse i guanti e si apprestò a
distruggerli, per essere sicuro di non lasciar tracce. Ma il Diavolo
azionò l’aggregatore di materia, per piccole quantità funzionava
piuttosto bene. Così una chiazza d’olio si materializzò proprio
sotto i piedi dell’assassino che scivolò cadendo all’indietro e
sbatté violentemente la testa contro un mobile. Morì all’istante.
il racconto contua su Amazon, insieme agli altri undici racconti
Nessun commento:
Posta un commento