Darkest Minds non è un film
ambientato in un futuro distopico, com’è imprecisamente scritto su
Wikipedia. O meglio, la distopia c’è ma è solo la conseguenza
dell’evoluzione della specie, causata da una misteriosa epidemia.
Il film introduce una figura
importante della fantascienza, troppo spesso ignorata da Hollywood,
il Telepate. Purtroppo il target di riferimento sono ancora gli
adolescenti, come è già successo per Divergent e Maze Running. E il
sospetto è che questi film tratti da romanzi estremamente recenti
siano fatti tutti con gli stessi ingredienti: distopia, epidemie,
zombi, superpoteri e protagonisti giovanissimi.
La storia si intreccia attorno alla
paura dei normali nei confronti dei bambini sopravvissuti
all’epidemia, che hanno sviluppato poteri mentali e fisici. Per
questo vengono classificati dal governo in cinque colori: i verdi
(superintelligenti) i gialli (che dominano l’elettricità), i blu
(telecinetici), i rossi (mostri sputafuoco) gli arancione (telepati).
Il mutato più pericoloso per i
normali è senza dubbio l’arancione, capace di dominare le menti di
tutti quelli che gli stanno intorno, capace di leggere i pensieri,
modificarli e inserirne di nuovi. Praticamente il Mulo della trilogia
della Fondazione di Isaac Asimov!
Chissà, forse sarebbe stato
migliore un film realizzato su un classico di Van Vogt: “Il segreto
degli Slan”. Ma probabilmente non sarebbe stato conveniente dal
punto di vista commerciale, perché gli adolescenti sono una miniera
d’oro, per fedeltà alle saghe e per il merchandising. E nel
romanzo di Vogt sono assenti.
Però volete mettere la differenza
dell’idea di base e la forza narrativa in un numero di pagine così
ridotto?
Gli Slan sono una nuova specie nata
dagli esperimenti genetici del professor Samuel Lan, sono telepatici
e si riconoscono facilmente perché hanno le antenne. Gli Umani li
temono e li perseguitano, eppure il protagonista Slan scopre
l’esistenza di una terza specie: telepati senza antenne che non
vedono l’ora che gli Slan siano estinti per poter dominare gli
Umani in santa pace. Si tratta di un meccanismo formidabile, talmente
azzeccato che Hollywood non l’ha preso neppure in considerazione.
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