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lunedì 10 dicembre 2018

Un racconto da Inumani



Ozxad manovrò la cloche per diminuire la velocità della nave, abbassò tre leve sulla consolle e sentì zittire i motori di poppa. Ammirò per qualche istante le stelle in quel sistema casa dei suoi acerrimi nemici: gli umani!
Era troppo tempo ormai che si trascinava la guerra spietata, costata già l’esistenza a sei colonie del suo popolo. Bisognava metter fine al massacro, non c’erano alternative: una delle due specie doveva soccombere e Ozxad aveva ben chiaro in mente quale dovesse essere.
Il riflesso della sua immagine nel vetro della plancia lo inorgoglì, non c’erano esseri più belli e fieri di lui e di tutti quelli come lui nell’intera Galassia. Eppure quei ripugnanti umani si consideravano molto più belli e lo ritenevano addirittura un mostro. Mosse lento i tre occhi sporgenti da destra verso sinistra per seguire il pianeta che gli stava scorrendo davanti, sapeva che gli umani lo chiamavano Marte in onore di un loro antico dio della guerra. Ozxad contrasse i suoi tentacoli per la rabbia! Dannato dio della guerra e dannati umani attaccati alle loro stupide religioni!
Controllò il display: motori spenti. Nessuna energia residua. Avrebbe proseguito per inerzia e probabilmente sarebbe sfuggito ai sensori nemici, o almeno così sperava.
Si alzò dalla postazione e con le ventose dei tentacoli avanzò appiccicandosi al soffitto, al pavimento e alle pareti. Raggiunse la stiva di poppa. C’era la bomba che l’aspettava, sorniona, luccicante e zeppa di morte. Osservò le spie che brillavano con regolarità. Tutto era a posto. Avere un ordigno del genere così vicino metteva paura, averlo attaccato sotto la nave, invece, sarebbe stato meglio... per sentirsi più tranquilli, anche se ai fini della pericolosità non ci sarebbero state differenze: se fosse esplosa, fuori o dentro, avrebbe distrutto la nave comunque. Ma la bomba era organica e risentiva degli influssi del vuoto assoluto, per questo doveva restare immersa nella sua atmosfera fino a poco prima dell’impiego. Certo, quando fosse stata lanciata avrebbe iniziato a deteriorarsi, e proprio questo era il fattore innescante.
Una spia cambiò colore, da verde divenne rossa, lampeggiò con frequenza tripla rispetto a prima e Ozxad impallidì. Subito si dette da fare con le leve laterali; dall’alto calarono spruzzi di vapore viola e poi altre sbuffate che sfumavano sull’indaco. Alla fine la bomba si stabilizzò e Ozxad poté rilassarsi. Si voltò verso la plancia e appiccicando veloce i tentacoli si diresse al posto di guida. Una volta piazzato tornò a controllare la strumentazione, Marte era ormai alle spalle e la Terra era in vista. Scrutò i parametri energetici, nessuna scia rischiava di tradirlo. Lanciò l’ennesima scansione della zona, nessuna astronave terrestre di guardia. Questo era strano, ma pensò che un po’ di fortuna a volte non guastava.
La vibrazione della consolle lo avvisò della comunicazione in arrivo. Ozxad premette un pulsante e l’ologramma di un suo simile gli comparve davanti. Le vibrazioni, il sistema comunicativo della sua specie, emanate dal suo interlocutore, gli furono trasmesse dal computer attraverso ogni parte solida della nave.
Sentì la situazione intorno al suo mondo: la flotta terrestre stava forzando il blocco, i difensori si battevano con valore ma non riuscivano ad arginare gli invasori. Vide il secondo pianeta del suo sistema esplodere... quei dannati avevano lanciato i missili antimateria. Non si fermavano dinanzi a niente, non si facevano scrupoli, distruggere era il loro credo e sembrava che si divertissero a farlo. Dannati per l’eternità! Per fortuna la sua specie non era così meschina... per fortuna o per disgrazia, perché sopravviveva sempre il più aggressivo, l’esperienza gliel’aveva amaramente insegnato. Ricordò le storie così diverse dei due mondi in lotta. I terrestri si erano evoluti come predatori, erano onnivori intelligenti che per sopravvivere dovevano mangiare carne, oltre ai vegetali, sapevano difendersi dai carnivori e sapevano che nella vita dovevano azzardare per riuscire. Il loro istinto predatorio li aveva guidati fino al raggiungimento dell’era tecnologica. E oggi li guidava alla conquista delle stelle.
I garlas invece, la sua gente, si erano evoluti come pacifici erbivori e non avevano mai avuto carnivori intorno a minacciarli, forse perché nelle loro vene scorreva sangue velenoso, talmente velenoso da rischiare auto-infezioni se accidentalmente si fossero feriti. Forse per questo i carnivori, sul loro mondo, si erano estinti. O almeno, questo avevano detto gli scienziati esaminando i resti degli animali preistorici: quel veleno era frutto di una mutazione che aveva dato una chance agli erbivori, una chance che i cugini terrestri non avevano avuto. L’istinto dei garlas però non era predatorio; data la loro natura, ciò che li guidava era la prudenza. E in questo, Ozxad sentiva di avere qualcosa in meno rispetto agli umani, qualcosa di negativo in meno, naturalmente, ma che rischiava di essere fatale.
L’ologramma trasmise altre vibrazioni, l’espressione del suo simile divenne disperata, Ozxad sentì di essere l’ultima speranza dei suoi. L’ologramma svanì e Ozxad, più deciso che mai, attivò la bomba. Si voltò e la guardò mentre scompariva lenta nella botola che le si era aperta sotto. Attraverso il display la vide spuntare sotto il ventre della nave, pronta a essere sganciata. I parametri sulla consolle gli confermarono il deterioramento della materia organica, l’ordigno era innescato!
Fu in quel momento che il ricordo dell’umano che avevano catturato tornò a tormentarlo. Era stato difficile tradurre il suo linguaggio incomprensibile, isolarlo dai suoni disturbanti che emetteva parlando e convertire tutto in vibrazioni, in modo da capire.
Ozxad era stato presente all’interrogatorio, l’umano era apparso sincero da subito. Si trattava di un soldato che non condivideva gli obiettivi dei suoi comandanti, odiava la guerra ma era costretto a combattere. Aveva gridato che sulla Terra non c’era libertà, un regime oppressivo li obbligava ad attaccare i garlas e tanti terrestri erano innocenti e avrebbero voluto essere amici.
Ozxad vibrò per la tensione. Pensò alla bomba! Una volta lanciata sarebbe esplosa nell’atmosfera terrestre annientando ogni forma di vita. Avrebbe ucciso milioni di umani, tra loro anche i pacifisti che soffrivano sotto l’oppressione di quel regime. Eppure non c’era scelta. Gli umani avrebbero fatto altrettanto se si fossero trovati in quella situazione. Un umano al suo posto non avrebbe esitato a lanciare quella bomba.
Portò il suo tentacolo sulla leva di sgancio, ormai la nave si trovava a un passo dall’orbita esterna e bastava un gesto per sconfiggere l’odiato nemico. Ma quel gesto era un crimine orrendo e sarebbe stato lui a commetterlo.



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