Ozxad manovrò la cloche per
diminuire la velocità della nave, abbassò tre leve sulla consolle e
sentì zittire i motori di poppa. Ammirò per qualche istante le
stelle in quel sistema casa dei suoi acerrimi nemici: gli umani!
Era troppo tempo ormai che si
trascinava la guerra spietata, costata già l’esistenza a sei
colonie del suo popolo. Bisognava metter fine al massacro, non
c’erano alternative: una delle due specie doveva soccombere e Ozxad
aveva ben chiaro in mente quale dovesse essere.
Il riflesso della sua immagine nel
vetro della plancia lo inorgoglì, non c’erano esseri più belli e
fieri di lui e di tutti quelli come lui nell’intera Galassia.
Eppure quei ripugnanti umani si consideravano molto più belli e lo
ritenevano addirittura un mostro. Mosse lento i tre occhi sporgenti
da destra verso sinistra per seguire il pianeta che gli stava
scorrendo davanti, sapeva che gli umani lo chiamavano Marte in onore
di un loro antico dio della guerra. Ozxad contrasse i suoi tentacoli
per la rabbia! Dannato dio della guerra e dannati umani attaccati
alle loro stupide religioni!
Controllò il display: motori
spenti. Nessuna energia residua. Avrebbe proseguito per inerzia e
probabilmente sarebbe sfuggito ai sensori nemici, o almeno così
sperava.
Si alzò dalla postazione e con le
ventose dei tentacoli avanzò appiccicandosi al soffitto, al
pavimento e alle pareti. Raggiunse la stiva di poppa. C’era la
bomba che l’aspettava, sorniona, luccicante e zeppa di morte.
Osservò le spie che brillavano con regolarità. Tutto era a posto.
Avere un ordigno del genere così vicino metteva paura, averlo
attaccato sotto la nave, invece, sarebbe stato meglio... per sentirsi
più tranquilli, anche se ai fini della pericolosità non ci
sarebbero state differenze: se fosse esplosa, fuori o dentro, avrebbe
distrutto la nave comunque. Ma la bomba era organica e risentiva
degli influssi del vuoto assoluto, per questo doveva restare immersa
nella sua atmosfera fino a poco prima dell’impiego. Certo, quando
fosse stata lanciata avrebbe iniziato a deteriorarsi, e proprio
questo era il fattore innescante.
Una spia cambiò colore, da verde
divenne rossa, lampeggiò con frequenza tripla rispetto a prima e
Ozxad impallidì. Subito si dette da fare con le leve laterali;
dall’alto calarono spruzzi di vapore viola e poi altre sbuffate che
sfumavano sull’indaco. Alla fine la bomba si stabilizzò e Ozxad
poté rilassarsi. Si voltò verso la plancia e appiccicando veloce i
tentacoli si diresse al posto di guida. Una volta piazzato tornò a
controllare la strumentazione, Marte era ormai alle spalle e la Terra
era in vista. Scrutò i parametri energetici, nessuna scia rischiava
di tradirlo. Lanciò l’ennesima scansione della zona, nessuna
astronave terrestre di guardia. Questo era strano, ma pensò che un
po’ di fortuna a volte non guastava.
La vibrazione della consolle lo
avvisò della comunicazione in arrivo. Ozxad premette un pulsante e
l’ologramma di un suo simile gli comparve davanti. Le vibrazioni,
il sistema comunicativo della sua specie, emanate dal suo
interlocutore, gli furono trasmesse dal computer attraverso ogni
parte solida della nave.
Sentì la situazione intorno al suo
mondo: la flotta terrestre stava forzando il blocco, i difensori si
battevano con valore ma non riuscivano ad arginare gli invasori. Vide
il secondo pianeta del suo sistema esplodere... quei dannati avevano
lanciato i missili antimateria. Non si fermavano dinanzi a niente,
non si facevano scrupoli, distruggere era il loro credo e sembrava
che si divertissero a farlo. Dannati per l’eternità! Per fortuna
la sua specie non era così meschina... per fortuna o per disgrazia,
perché sopravviveva sempre il più aggressivo, l’esperienza
gliel’aveva amaramente insegnato. Ricordò le storie così diverse
dei due mondi in lotta. I terrestri si erano evoluti come predatori,
erano onnivori intelligenti che per sopravvivere dovevano mangiare
carne, oltre ai vegetali, sapevano difendersi dai carnivori e
sapevano che nella vita dovevano azzardare per riuscire. Il loro
istinto predatorio li aveva guidati fino al raggiungimento dell’era
tecnologica. E oggi li guidava alla conquista delle stelle.
I garlas
invece, la sua gente, si erano evoluti come pacifici erbivori e non
avevano mai avuto carnivori intorno a minacciarli, forse perché
nelle loro vene scorreva sangue velenoso, talmente velenoso da
rischiare auto-infezioni se accidentalmente si fossero feriti. Forse
per questo i carnivori, sul loro mondo, si erano estinti. O almeno,
questo avevano detto gli scienziati esaminando i resti degli animali
preistorici: quel veleno era frutto di una mutazione che aveva dato
una chance agli erbivori, una chance che i cugini terrestri non
avevano avuto. L’istinto dei garlas
però non era predatorio; data la loro natura, ciò che li guidava
era la prudenza. E in questo, Ozxad sentiva di avere qualcosa in meno
rispetto agli umani, qualcosa di negativo in meno, naturalmente, ma
che rischiava di essere fatale.
L’ologramma trasmise altre
vibrazioni, l’espressione del suo simile divenne disperata, Ozxad
sentì di essere l’ultima speranza dei suoi. L’ologramma svanì e
Ozxad, più deciso che mai, attivò la bomba. Si voltò e la guardò
mentre scompariva lenta nella botola che le si era aperta sotto.
Attraverso il display la vide spuntare sotto il ventre della nave,
pronta a essere sganciata. I parametri sulla consolle gli
confermarono il deterioramento della materia organica, l’ordigno
era innescato!
Fu in quel momento che il ricordo
dell’umano che avevano catturato tornò a tormentarlo. Era stato
difficile tradurre il suo linguaggio incomprensibile, isolarlo dai
suoni disturbanti che emetteva parlando e convertire tutto in
vibrazioni, in modo da capire.
Ozxad era stato
presente all’interrogatorio, l’umano era apparso sincero da
subito. Si trattava di un soldato che non condivideva gli obiettivi
dei suoi comandanti, odiava la guerra ma era costretto a combattere.
Aveva gridato che sulla Terra non c’era libertà, un regime
oppressivo li obbligava ad attaccare i garlas
e tanti terrestri erano innocenti e avrebbero voluto essere amici.
Ozxad vibrò per la tensione. Pensò
alla bomba! Una volta lanciata sarebbe esplosa nell’atmosfera
terrestre annientando ogni forma di vita. Avrebbe ucciso milioni di
umani, tra loro anche i pacifisti che soffrivano sotto l’oppressione
di quel regime. Eppure non c’era scelta. Gli umani avrebbero fatto
altrettanto se si fossero trovati in quella situazione. Un umano al
suo posto non avrebbe esitato a lanciare quella bomba.
Portò il suo tentacolo sulla leva
di sgancio, ormai la nave si trovava a un passo dall’orbita esterna
e bastava un gesto per sconfiggere l’odiato nemico. Ma quel gesto
era un crimine orrendo e sarebbe stato lui a commetterlo.
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