Chi l’avrebbe mai detto? Duemila
anni dopo aver abbandonato la misurazione in anni del tempo e
altrettanti settemila cicli dopo la terza Era, l’Uomo colonizzò il
primo pianeta del sistema solare. La società umana procedeva ormai
divisa in caste e la Storia era andata perduta nella nebbia
dell’indifferenza.
Il pianeta scelto per la
terraformazione non era stato Marte, come tutti avevano sempre
ipotizzato, perché il Sole aveva perso molta della sua forza e la
Terra si era ridotta a un mondo di ghiaccio. Così il pianeta che un
tempo era stato infernale, Venere, divenne gradualmente raffreddato
al punto giusto e fu sufficiente intervenire sulla chimica della sua
atmosfera per renderlo abitabile. La massa molto simile a quella
terrestre evitò ai coloni dolorosi adattamenti gravitazionali e
viaggio dopo viaggio il nuovo Eden crebbe, mentre la madre Terra e i
suoi tristi abitanti rimasti morivano.
Fu allora che la casta dei muli,
i gradino più basso tra le tre caste, si rese conto di essere
rimasta praticamente sola su un mondo morente. Ebbe finalmente
accesso alle astronavi e a tutta la tecnologia che aveva costruito
per soddisfare i bisogni delle caste superiori e tentò di migrare
dove la vita sarebbe stata migliore: su Venere.
Tuttavia raggiungere l’Eden era
cosa praticamente impossibile senza il permesso dei venusiani e il
Primo Uguale della casta delle aquile, Theosferius Kontezio
Darknaster, iniziò una feroce campagna mediatica mirata a
demonizzare i terrestri. Menzogne su presunte malattie polari e
improbabili tare intellettive si sommarono alle accuse infondate di
delinquenza genetica. Tutto fu dato in pasto all’opinione pubblica
grazie anche all’appoggio di filosofi e religiosi del culto del
Sole.
Il terribile risultato fu il
passaggio dal rimpatrio di chi tra mille difficoltà era riuscito ad
atterrare, all’autorizzazione all’abbattimento delle astronavi
che successivamente sarebbero arrivate. E come succedeva da sempre,
le masse popolari applaudirono queste azioni crudeli in nome della
loro sicurezza, imbeccate dal potere.
Il genocidio interstellare si
consumò e i due terzi dell’umanità, quelli che formavano la casta
dei muli, furono
spazzati via dalla legge del più forte.
Non tutti, per fortuna. Infatti i
superstiti riuscirono a modificare geneticamente i loro figli, a
renderli adatti alla vita sul pianeta di ghiaccio e a renderli
possenti e resistenti perfino al freddo spaziale.
Col procedere dei cicli fu perso il
controllo della genetica e nacque una nuova specie che proliferò e
si moltiplicò per tutta la quinta Era. Questa volta la tara divenne
reale quanto inaspettata, passò da un individuo all’altro impressa
nel DNA e ben presto si presentò agli ignari venusiani sottoforma di
vendetta.
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