martedì 18 gennaio 2022

Mother/Android

 


Mother/Android è un film riuscito solo a metà. Premetto che preferisco la formula “robot inumani assassini” come per Il mondo dei robot o Terminator piuttosto di quella “quasi umani” gestita male nella serie Westworld. Però, approfondire i personaggi e tenere sapientemente alta la tensione non può venir prima della logica nella trama.

A questo link ho letto un articolo di stroncatura che non condivido: la recensione di Today. Non perché il film non abbia difetti, ne ha fin troppi. Tuttavia l’autrice non ne ha centrato neppure uno, per cui vado a elencarli io iniziando uno spoiler feroce. Chi avesse intenzione di vedere Mother/Android non prosegua nella lettura.

Prima incoerenza: gli androidi si ribellano e iniziano a uccidere gli umani eludendo un blocco simile alle tre leggi della robotica pensate da Isaac Asimov per i suoi cervelli positronici. Eppure, nonostante il caos e la distruzione seminati all’inizio, non viene spiegato come si organizzano successivamente. Sono macchine, perché combattere in forma umanoide? Perché non costruire diavolerie volanti e micidiali come in Terminator? Skynet ritorceva la tecnologia bellica degli umani contro gli umani, annientandoli. Qui, invece, ci troviamo in uno scenario postapocalittico dove i robot si comportano come bande di zombi. Da parte loro, gli umani, erigono sbarramenti e fanno prelievi di sangue a chi vuol passare per smascherare gli infiltrati.

Seconda incoerenza: gli androidi architettano un piano per ingannare la protagonista incinta e uno di loro riesce a superare le difese di Boston. Ebbene, il piano serve a sorprendere lo spettatore, ma dal punto di vista tattico è inutile: il rifugio dell’ex programmatore, la reclusione dei finti prigionieri e la balla delle giacche schermanti per essere invisibili ai robot convincono la donna e il suo compagno che però arrivano svenuti al posto di guardia. E siccome nessuna delle sentinelle ha visto il film, la reazione da pirla di fronte a un parto imminente e un ferito grave sarebbe stata comunque quella ordinata dal regista: non controllate l’autista!

Terza incoerenza: l’obiettivo dei robot è l’EMP, l’arma elettromagnetica che neutralizza le macchine nel suo raggio d’azione e lascia senza difese la città. Che nostalgia le granitiche e assolutamente non elettriche difese dei castelli medievali!

Ma poi, perché l’androide ingannatore fa l’entrata teatrale e suicida, seguita dall’irruzione delle sue truppe in stile zombi? Per far colpo al cinema. Un’intelligenza artificiale che si rispetti sarebbe stata molto più fredda, raggiungendo l’EMP con circospezione per attivarlo e sacrificarsi in modo che i compagni potessero invadere la città.

Per quanto riguarda la protagonista, si salva momentaneamente dalla prima ondata… ma come sopravvive alla seconda?

Quarta incoerenza: i coreani sono sempre cattivissimi e arrivano a Boston col colbacco sovietico. Inoltre accettano solo i bambini, per gli americani capitalisti non c’è posto. Stereotipi a parte e pezzo strappalacrime messo lì apposta per strappar lacrime… i robot minacciano il mondo o solo l’America?




giovedì 13 gennaio 2022

Don't look up

 

 


 

Don't Look Up, “non guardare in alto” è un ottimo film di fantascienza, ma non solo. È un Armageddon o un Deep Impact al contrario e soprattutto è un film che cerca di svegliare la gente dal torpore: sfrutta il pericolo della cometa in rotta di collisione con la Terra per dimostrare quanto possono essere miopi i governanti del mondo quando sottovalutano un pericolo chiaramente imminente. Nella vita reale questo pericolo sono i cambiamenti climatici causati dall’inquinamento dei combustibili fossili. Quindi lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento del livello del mare e l’effetto serra.

Per il clima i grandi (si fa per dire) del mondo si riuniscono, discutono, ma non prendono provvedimenti efficaci nonostante le proteste degli ambientalisti capitanti da Greta Thunberg. Non lo fanno perché il profitto viene prima della vita del pianeta. Cosa farebbero se una cometa minacciasse di distruggerci? È proprio così scontato che agirebbero uniti come nei tanti film catastrofici visti al cinema?

Leonardo Di Caprio, nell’intervista relativa al film, spiega che la cometa è un pericolo percepito come più concreto dell’inquinamento e riesce a scuotere perfino gli indifferenti. Ma cosa accadrebbe se il pericolo diventasse, per i media, solo una posizione politica? Chi lancia l’allarme per la collisione viene etichettato come di una determinata fazione e chi invece crede al negazionista “non guardate in alto” fa parte dell’altra.

Forse gli stessi errori si stanno commettendo con la pandemia in corso: quanti film col Virus che rischia di portare l’umanità all’estinzione sono finiti con la scoperta del vaccino? Credo tutti tranne Ultimo rifugio: Antartide (Virus) del 1980.

Invece nella realtà, per il Covid19, troppe nazioni hanno lavorato senza collaborare con le altre e i vaccini sono stati somministrati solo a chi può pagare. Follia?

Tornando al film di Adam McKay, alcuni astronomi scoprono una cometa gigantesca che punta dritta su di noi. Lanciano l’allarme, ma si imbattono in un muro di gomma. Praticamente tutti quelli che contano, giornalisti compresi, si comportano all’opposto di ciò che suggerirebbe la logica.

Il grottesco demolisce ogni nostra convinzione, l’inverosimile sembra terribilmente vero e quando la dott.ssa Kate Dibiasky dice al gruppo di ragazzi, per strada, che i governanti del mondo sono meno furbi di quello che sembrano, tutti i pezzi del puzzle sono ormai al loro posto.

L’unica scopiazzatura evidente è il presidente degli Stati Uniti Janie Orlean, interpretato da Meryl Streep… somiglia incredibilmente per cinismo e stupidità al presidente degli Stati Uniti del film Iron Sky, interpretato da Stephanie Paul.

 

sabato 1 gennaio 2022

Marziani

 

 


 

Gli extraterrestri arrivarono nel 2099. La NASA individuò quattrocento masse in avvicinamento tra Nettuno e Urano, che viaggiavano a una velocità tale da farle arrivare sulla Terra in due mesi. La notizia fu tenuta nascosta solo per pochi giorni, visto che la Roscosmos russa e la CNSA cinese lanciarono immediatamente due vettori per investigare. Gli yankees, bruciati sul tempo, rivelarono la novità al mondo e assicurarono che avrebbero difeso l’America e i suoi alleati da qualsiasi tipo di invasione.

La possibilità che quattrocento asteroidi fossero entrati per caso nel Sistema Solare durante la loro corsa errante, fu scartata quasi subito: le masse erano tutte identiche, viaggiavano in formazione e inviavano segnali radio incomprensibili. Cercavano di comunicare.

Gli alieni rallentarono nei pressi di Marte, entrarono in orbita e poi iniziarono la discesa sulla superficie.

Russi e cinesi impiegarono otto mesi per raggiungere il pianeta rosso dopo l’ammartaggio alieno e divennero l’avamposto di eroi in cui il mondo intero riponeva enormi speranze per la risoluzione della crisi.

Le foto delle masse ferme sul suolo desertico marziano rivelarono inconfondibili dischi argentei e uno di questi decollò raggiungendo le astronavi terrestri. Le ingoiò in un attimo e sfrecciò in direzione Terra.

All’inizio fu il panico, l’interruzione delle comunicazioni fece pensare al peggio. Ma poi, il comandante della nave cinese, inviò un breve messaggio confermando che taikonauti e cosmonauti stavano bene e che presto sarebbero atterrati a Pechino insieme ai nuovi amici dello spazio.

Gli americani ci rimasero un po' male, nessun attacco a NewYork e nessuna patriottica resistenza ai mostri conquistatori assetati di sangue che si vedevano nei film di Hollywood. E poi, i comunisti per primi a parlare con i nuovi arrivati era una cosa difficile da digerire. Tuttavia il pragmatismo mantenne la giusta rotta e il Presidente degli Stati Uniti volò in Cina per dare il benvenuto ai visitatori insieme agli altri grandi della Terra.

Gli uomini avevano immaginato gli extraterrestri in mille modi: brutti come orchi se cattivi e morbidosi come E.T. se buoni, ma quelli che scesero dal gigantesco disco argenteo troneggiante in piazza Tienanmen avrebbero spiazzato la fantasia più fervida. I loro corpi erano cumuli di scaglie, in mezzo alle quali si intravedevano brillanti occhi rossi. Galleggiavano nell’aria apparentemente privi di peso e avevano sei arti pensili che terminavano con qualcosa di molto simile alle nostre mani. Non indossavano tute spaziali, erano circondati da una barriera energetica che probabilmente riproduceva l’atmosfera del loro pianeta.

La comunicazione fu stabilita mediante la proiezioni di immagini: l’umanità assistette alla distruzione di un lontano pianeta, quando la sua stella divenne una supernova. Il viaggio dei sopravvissuti fu lunghissimo e trascorso in ibernazione. L’arrivo nel Sistema Solare li convinse di non aver posto sul terzo pianeta, sovrappopolato, per cui puntarono subito sul quarto. Vi si stabilirono e iniziarono a modificare la sua atmosfera per trasformarlo in una nuova casa. La speranza nell’amicizia con i vicini terrestri fu forte, anche se difficilmente rappresentabile solo con le immagini.