domenica 16 febbraio 2020

Ad Astra




Ad Astra è un film particolare, forse uno tra i pochi negli ultimi anni, completamente di fantascienza. Ha un ritmo lentissimo e per questo qualcuno al cinema si è annoiato. Eppure quel ritmo è estremamente importante ai fini del film!
Se non ricordo male Brad Pitt non aveva mai recitato in un film di fantascienza pura. Certo, ci sono L'esercito delle dodici scimmie (fantascienza contaminata dal thriller e dal catastrofico) e World War Z (horror contaminato dalla fantascienza). Invece Ad Astra è assolutamente di fantascienza e non sfigura affatto paragonato a 2001: odissea nello spazio e Interstellar. Quindi è stata un'ottima scelta come prima volta nel genere da parte dell'attore.
Detto questo, ci sono piacevoli trovate che scuotono dal torpore lo spettatore, per esempio i pirati sulla Luna o il primate aggressivo nell'astronave norvegese. Ma ci sono anche linee guida della vicenda che non sono ben spiegate, tipo il picco di energia che rischia di distruggere la Terra: è prodotto dall'antimateria che il progetto Lima utilizza per scoprire nuovi pianeti abitabili e eventuali forme di vita nell'universo? Sì. Tuttavia resta una spiegazione fumosa che ha, come unico scopo, motivare l'odissea del protagonista alla ricerca di suo padre.
Alla fine Ad Astra è un film che ha scelto di non seguire gli interessi di botteghino, preferendo gli appassionati di Sci-Fi alla massa. E nonostante questo ha fatto ottimi incassi, forse grazie alla presenza di nomi importanti come Brad Pitt, Tommy Lee Jones e Donald Sutherland o probabilmente perché la fantascienza non è ancora tramontata, per fortuna.
Da notare che nel 2019 Base Luna non è poi tanto differente da Clavius di 2001: odissea nello spazio o dalla base lunare Alpha di Spazio 1999.

martedì 4 febbraio 2020

I robot saranno come li ha immaginati Isaac Asimov?




È difficile, per un essere umano, immaginare il meccanismo di ragionamento di una macchina nel momento in cui dovesse divenire senziente. Per natura tendiamo a riflettere le nostre emozioni sugli animali, ci affezioniamo al cane o al gatto e li sentiamo amici, parte di noi, quasi parenti. Quindi è probabile che faremmo qualcosa del genere anche nei confronti di un androide, cioè di un robot che imita l’uomo.
Isaac Asimov immaginò il cervello positronico per giustificare il passaggio dal mero computer calcolatore ai suoi robot e nel racconto L’uomo bicentenario toccò il punto più alto dell’umanizzazione della macchina: il robot che vuole diventare un uomo.
Nel film Io robot, Will Smith odia i robot perché uno di questi l’ha ripescato mentre stava annegando, scegliendo freddamente, col calcolo delle probabilità, tra lui e una bambina. Un umano avrebbe tentato di salvare la bambina e forse sarebbero morti in tre, perché l’essere umano è preda delle emozioni. La macchina, invece, calcola le probabilità di riuscita nell’azione e agisce di conseguenza.
Eppure possiamo solo immaginare quali meccanismi potrebbero innescarsi in una mente non umana, fatta di circuiti integrati.
L’ipotesi più banale è Skynet: la macchina cattiva che decide di distruggere la razza umana. Il nazista meccanico! Sfruttato anche per i Daleks del Dr. Who e per i Cylons di Battlestar Galactica.
Tuttavia è molto probabile che il robot sarebbe migliore di noi proprio perché privo di emozioni. Infatti la sopraffazione, la cattiveria, il sadismo, sono emozioni negative tipicamente umane. Un leone uccide per mangiare e non lo fa se è sazio. L’uomo, invece, uccide per divertimento.
Che farebbe una macchina senziente entrando in contatto con una specie organica intelligente?
Forse lo scopriremo in futuro e magari sarà una piacevole sorpresa.