domenica 1 ottobre 2023

Un racconto di fantascienza


L'UOMO DI EUROPA

© 2019 Marco Alfaroli

 

 

Anno 2214, Base Scientifica Zeus sulla quarta luna di Giove.

Durante gli scavi per l’ampliamento della Base nel sottosuolo ghiacciato di Europa i minatori trovarono una salma congelata. Dalle analisi allo scanner biotronico risultò appartenere a un essere umano e il calcolo dell’età dei tessuti lo fece risalire a due milioni di anni fa.

La scoperta sbalorditiva rimbalzò dal freddo satellite di Giove direttamente sui media della Terra e ci restò per giorni. Dopo l’uomo di Neanderthal e l’uomo di Cro-Magnon, arrivava l’inaspettato uomo di Europa!

Le sorprese non finirono qui, il corpo fu scongelato in ambiente sterile e un team medico si apprestò a effettuare l’autopsia. Ma pochi minuti prima di intervenire lo trovarono vivo e vegeto in piedi davanti al lettino.

Parlava una lingua incomprensibile e i suoi occhi brillavano come le stelle del cielo. Passeggiò a lungo per i corridoi della Base e gli scienziati inviarono, al centro operativo della NASA, rapporti contraddittori.

Oggi abbiamo perso ogni contatto con Europa. Una missione di salvataggio è in partenza dal primo ormeggio della stazione spaziale e nessuno riesce a immaginare cosa possa essere successo lassù.


***


Anno 2215, l’astronave esplorativa Trantis 3 è appena entrata nell’orbita esterna di Giove e il pilota, Hornet 62, esegue le operazioni per l’avvicinamento alla quarta luna, Europa.

«Computer: ripeti il calcolo della traiettoria, quanto margine di errore abbiamo?»

«Traiettoria perfetta, margine di errore 0,0034».

«È possibile eliminare quello 0,0034?»

«Negativo: il pulviscolo spaziale e la forte attrazione del pianeta impediscono un controllo della rotta superiore al 99,98%».

«Beh, Europa è grande! Dovremmo centrarla comunque, non credi?»

«Non afferro la battuta, Signore».

«Lo so, è perché sei un vecchio modello».

L’attivazione dei motori ausiliari a impulso è repentina e Hornet 62 si schiaccia leggermente nella poltrona per l’accelerazione. Trascorrono altre due ore standard e finalmente la sfera grigiastra piena di striature rossicce si staglia imponente e riempie tutta la vetrata dell’abitacolo.

«Base Zeus da astronave Trantis 3, chiedo il permesso per l’allunaggio».

Nessuna risposta.

È inutile chiedere ancora, dalla Terra ci hanno provato per mesi, ma Hornet è un meticoloso e chiama per altre tre volte. Poi procede verso la superficie, dritto sulla Base.

L’allunaggio è dolce. Il ghiaccio si estende ovunque e la Base è quasi invisibile, dato che si sviluppa nel sottosuolo. A rivelarla sono solo alcune antenne e un boccaporto degno di un sommergibile.

La manovra manuale per i casi d’emergenza permette l’ingresso dall’esterno e Hornet entra. Una volta pressurizzato l’ambiente avanza nei corridoi stranamente poco illuminati per raggiungere il centro di comando. Quasi subito gli vengono incontro due ombre.

«Ragazzi, non mi offendo per la fredda accoglienza che mi avete riservato. D’altra parte so bene che qui fa un po' freddino».

Le ombre avanzano mute, lente e a tratti barcollano. Appena incontrano la poca luce vicino a Hornet rivelano volti assenti con gli occhi privi di pupille.

«Direi che avete dei grossi problemi! Una visita dal medico della Base no?» una rapida occhiata al cartellino identificativo di uno dei due fornisce la risposta: lo zombi è un dottore!

Hornet si ritrae, porta la mano alla fondina e estrae il disintegratore. Lo punta su uno dei due ex uomini, ma si rende conto che non sono pericolosi. Sembrano ebeti erranti, colpiti da chissà quale malattia degenerativa, probabilmente diffusa dall’ospite scongelato. La prima direttiva della sua missione è proprio osservare la quarantena in caso di epidemie. E questo sembra proprio quel caso.

Attiva un trasmettitore sulla cintura e invia il rapporto: «Emissario Hornet 62 a Houston, ho preso contatto con i primi due membri dell’equipaggio di Zeus. Sono stati infettati da un morbo sconosciuto, è importante mantenere la quarantena per evitare assolutamente il contagio». La spia brilla di rosso, il transponder della Trantis non riesce a inviare il segnale. E questo non è bene!

Col bioscanner integrato nella cintura analizza i malati: battito cardiaco assente, calore corporeo dieci gradi Celsius, i fluidi interni sostituiti da una densa linfa grigia. Sono morti che camminano, o forse qualcosa di più: emanano un’energia, convertita dalla cinetica dei loro lenti movimenti, e la emanano in direzione del centro di comando.

Quello è indubbiamente il prossimo obiettivo di Hornet! Qualcuno laggiù capta quell’energia e quel qualcuno può essere soltanto il tizio ritrovato nei ghiacci di Europa, un essere tutt’altro che umano.

***

La Base Zeus contava ventiquattro membri fissi, tutti scienziati e ricercatori. Durante gli scavi di ampliamento si erano aggiunti al gruppo dieci operai trivellatori, lasciati su Europa dal cargo Valley Forge, che avrebbe dovuto tornare a prenderli per riportarli a casa a fine lavori. Poi ci fu il blackout.

Il centro di comando è cambiato molto da quando la Base non è più operativa. Sulla poltrona che un tempo fu del comandante siede l’uomo di Europa: ha capelli lunghi corvini e barba folta nerissima, lo sguardo è penetrante e gli occhi ardono come bracieri. È circondato da zombi che si trascinano tristi al solo scopo di produrre energia cinetica per lui. Eppure, nonostante sia il padrone della Base, non è ancora soddisfatto: l’assimilazione di trentaquattro individui, che prossimamente diventeranno trentacinque, è troppo poco. Europa è solo un avamposto dell’uomo; per avere il controllo totale bisogna raggiungere la casa dell’uomo, la Terra!

Proprio in quel momento entra in sala l’intruso, il terrestre inviato a investigare, la prossima vittima.

«Stai occupando quella poltrona abusivamente, l’intera Base è proprietà del mio pianeta» esordisce deciso Hornet «non so chi tu sia, ma hai praticamente ucciso tutti gli esseri umani qui dentro e ti devo considerare ostile in ogni caso. Anche nel caso che tu abbia diffuso il contagio involontariamente».

L’uomo di Europa si alza dalla poltrona e gli viene incontro. È calmissimo e per niente intimorito dal tono del nuovo arrivato.

«L’arma che porti al fianco non può farmi nulla, i tuoi simili hanno già provato a spararmi. Ma il mio organismo funziona in modo differente dal vostro, anche se nell’aspetto sembro uno di voi in realtà sono diverso. Aggiungerei superiore e invincibile».

«Perché tieni l’illuminazione così bassa?»

«Non temo la luce!» l’uomo di Europa ride di gusto. «Speri in un mio punto debole, tuttavia per tua sfortuna non ne ho. Tengo bassa l’illuminazione solo perché ho la vista estremamente migliore della vostra» si avvicina a una consolle e alza alcune leve. La luce va al massimo.

«Beh, almeno ora tutto è più chiaro» scherza Hornet.

«Sei un individuo interessante. Hai respirato l’aria contaminata dai miei germi, ma sembri immune. Sai da quanto tempo tengo sotto osservazione la gente del pianeta Terra?»

«Da due milioni di anni, suppongo».

«Esatto. Da qui ho assistito all’intera evoluzione della specie e ho assunto di volta in volta l’aspetto dell’ominide di turno, fino al Sapiens».

«E allora?»

«Allora mi serve la tua astronave. Sono molto potente, ma non posso attraversare il nulla».

«Intendi lo spazio cosmico che separa Giove dalla Terra?»

«Sì».

«Ma come, uno potente come te non è in grado di costruirsi un’astronave?»

«No, posso controllare solo la materia organica».

«Buono a sapersi, anche se l’avevo già intuito».

L’uomo di Europa si avvicina a Hornet, gli arriva sul muso e digrigna i denti. La sua espressione diviene quasi bestiale.

«Hai la faccia di uno che ha finito le opzioni e sta per ricorrere alla violenza» scherza ancora Hornet e intanto, dietro le sue spalle, salgono minacciosi strani tentacoli muniti di pungiglione.

«Non sai chi hai di fronte, terrestre. Sei immune, ma ho altri mezzi per ghermire le mie prede».

«Sei una specie di vampiro, è ovvio. Vorrei studiarti, sei una creatura scientificamente rilevante».

Uno, due, tre e poi quattro pungiglioni si conficcano come pugnali nella schiena di Hornet. Ma non esce una goccia di sangue. L’Uomo di Europa è sorpreso… con i tentacoli sonda la sua preda, poi comprende.

«Sei una macchina! Un maledetto robot!»

«Un androide, prego. Non confondermi con quelle ferraglie buone solo a eseguire programmi. Ho un cervello positronico io, che ti credi?»

Un’esplosione fragorosa scuote la Base, attraverso gli oblò si vede la Trantis 3 deflagrare ingoiata da un lampo di luce. Dalla nube di vapori e detriti sfreccia via un piccolo razzo diretto verso la Terra.

«Il Computer aveva ordine di autodistruggersi insieme alla nave se io non fossi rientrato in tempo» sibila Hornet vittorioso «e un avvertimento a stare alla larga, corredato da un dettagliato rapporto della situazione, è stato inviato automaticamente ai miei superiori».

I tentacoli si ritirano e rientrano nelle braccia dell’uomo di Europa, furioso.

«Mettiamoci comodi» prosegue calmo Hornet. «Sono equipaggiato con una pila a fusione atomica che mi dà un’autonomia di cinquemila anni. Abbiamo tante cose da dirci e vorrei sapere chi sei e da dove vieni. Che ne dici, il tempo non manca... cominciamo?».

 

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