domenica 30 aprile 2017

Chi vive su Ecate?


L’unico pianeta in orbita intorno ad Altair era un gigante gassoso e aveva due lune. Dalla Terra partì una spedizione ambiziosa: bisognava costruire una base sulla luna più grande, che chiamarono Estia. Qui sarebbero state estratte le risorse per costruire nello spazio una porta stellare che avrebbe dato il via alla colonizzazione del sistema.

Mentre la nave madre rimaneva in orbita, i terrestri allunarono e iniziarono subito ad allestire la Base Omega. Impiegarono due anni per renderla operativa. Subito dopo, al ritmo di tre al giorno, le navette iniziarono la spola tra la base e il cantiere spaziale.

L’altra luna, scartata dal progetto, fu chiamata Ecate. In un primo momento non fu neppure esplorata.

Poi però successe qualcosa. L’aspetto di Ecate cambiò e da inutile sasso senza atmosfera divenne una sfera azzurra coperta da nubi bianche. Osservandola da Base Omega fu possibile distinguere su di essa addirittura alcune zone verdi, come se nel giro di poco tempo fosse nata della vegetazione. Tutti pensarono che il colore azzurro fosse quello del mare.

Dalla nave madre partirono alcune navette per esplorarla. Raggiunsero l’orbita esterna. Tutti i parametri indicavano un’atmosfera di tipo terrestre e le analisi confermarono l’assenza di pericolo. Le astronavi avanzarono verso la superficie.

All’improvviso Ecate cambiò ancora. Divenne fitta di dense nubi rosse e ingoiò le navette. Ogni tipo di contatto fu interrotto: le comunicazioni radio, i monitor degli strumenti, i congegni che assicuravano le condizioni vitali dei piloti.

Tutto questo durò sei ore.

Poi la situazione cambiò di nuovo. Ecate assunse una colorazione che sfumava dal viola all’indaco e le navette riapparvero sui sensori.

Dalla vetrata di Base Omega il comandante Barrow osservava le navette sulla rotta di rientro verso la nave madre.

«Abbiamo notizie più precise?» chiese all’operatore radio.

«Il capitano Hayashi ha allertato la squadra medica, ma i piloti hanno già detto di non aver nessun tipo di problema. Sono stati raccolti molti campioni. Su Ecate c’è acqua e anche aria respirabile. Dice che attiverà la quarantena se gli equipaggi risulteranno contaminati da un agente esterno, ma al momento la procedura scanner è ancora in corso. I continui cambiamenti dell’aspetto di Ecate restano un mistero e spera di risolverli esaminando i campioni».

sabato 29 aprile 2017

Salvate il Senato


Ernst Dukas alzò gli occhi e guardò il pannello digitale, posto in alto sulla parete, che riportava informazioni in continuo aggiornamento.

Seduta n° 375. Senato di Estralia.
11 Giugno 2196. Ore 10:47.

Controllò il display sul suo bracciale.
Segnava le 10:45. Ebbe una smorfia di disappunto. Il programma doveva essere difettoso, se perdeva il contatto col satellite.
Devo resettare il sistema, pensò. Anzi, forse è meglio che ne richieda la sostituzione.
La sua squadra doveva essere efficiente e sincronizzata. E soprattutto, lui che la comandava, doveva essere il migliore di tutti. Ormai per quel giorno, avrebbe lavorato con un errore di due minuti, ma a fine turno era indispensabile correggere la situazione.
Aggiustò l’auricolare e parlò.
«Capo sicurezza a squadra: prova radio».
«Ottima la prova radio, per Sicurezza 2».
«Roger, Sicurezza 5».
«Bene anche per Sicurezza 9».
Risposero tutti i sedici agenti sparsi nell’edificio. Non aveva dubbi che fossero tutti al proprio posto, erano uomini di cui si fidava ciecamente.
Lui era a capo della sicurezza del Senato. In appoggio aveva un intero distaccamento di polizia e un presidio militare. Tutti insieme assicuravano protezione ai senatori della Repubblica, intenti a legiferare per il bene del Paese.

In quel momento se ne stava impassibile a metà del corridoio, con le spalle quasi a ridosso della parete. Il corridoio era la sua zona e non l’avrebbe abbandonata, salvo che non ci fosse un imprevisto.
Contatto radio e occhio d’aquila! Questo era il suo motto... e aveva sempre funzionato.
Mosse leggermente la testa, scrutando con attenzione il senatore Robida che, accompagnato dal suo staff, attraversava il corridoio, seguito da uno stuolo di giornalisti e fotografi.
Li fissò uno per uno. Avevano tutti un pass ed erano lì perché autorizzati, ma era bene tenere gli occhi aperti. Quante volte era successo che qualcuno si fosse infiltrato con documenti falsi? Accadeva spesso e in quei casi i documenti erano stati sempre falsificati maledettamente bene.
Lui non era certo il tipo che si faceva sorprendere. Aspettava la prossima mossa dei terroristi per minacciare gli eletti dal popolo.
I terroristi: gli Alethei. Ultimamente ne avevano presi parecchi e presto sarebbero iniziati i processi. Gli Alethei, a dire il vero, non avevano ancora ucciso nessuno. Non era chiaro neppure quello che volessero rivendicare, ma i media e il governo avevano sempre parlato di loro come di estremisti e a Dukas non erano mai piaciuti gli estremisti.
La parola Alethei, da quello che aveva studiato a scuola, rimandava al greco e significava rivelazione, verità. Roba di sicuro da fanatici religiosi.
A essere del tutto sinceri neppure i politici piacevano a Dukas: parlavano troppo e di solito non mantenevano quello che promettevano. Ma erano eletti dai cittadini e questo gli bastava. La democrazia era il miglior sistema possibile e a lui spettava il compito di difenderla.
All’improvviso, una spia sul bracciale prese a brillare. C’era un allarme. Guardò il display.


Sicurezza: individuato intruso nel complesso.
Identificato come professor Adam Krynicki, chimico e dissidente legato al movimento estremista degli Alethei.
È probabile che sia in atto un’azione terroristica.
Fermatelo a tutti i costi.


Il messaggio sparì e al suo posto comparve il volto di un uomo anziano, magro, pieno di rughe e con grandi occhi sognanti. Capelli bianchi lunghi e scompigliati gli scendevano fino al collo. Sulla fronte portava occhiali misti, di quelli da laboratorio, provvisti di visori.

sabato 22 aprile 2017

Galaxy Serie


Zepthon, il terribile alieno che arriva da un’altra dimensione, minaccia la Terra col suo esercito di robot Dynatlon e le migliaia di copie di sé stesso. Sky-Man e gli altri legionari cosmici, con l’appoggio dei fidati robot Humbot, devono impedirlo. I pianeti degli uomini formica Hypnos e degli uomini lumaca Sloggy, restano per ora neutrali. Ma se fossero invasi da Zepthon potrebbero fornire risorse al male e la guerra giungerebbe al punto di non ritorno, decretando la fine della razza umana.

 
Questo è più o meno l’Universo in cui si vivevano le avventure della Galaxy Serie Atlantic nel lontano 1978. Il veicolo promozionale era quasi sempre la pubblicità su Topolino, e il colpo arrivava a segno, come era sempre arrivato a segno per le lunghe serie di soldatini della Seconda Guerra Mondiale, del vecchio West e del Mondo Antico. Questa volta, però, il formato del giocattolo era diverso: invece della scala HO (qualche millimetro in più della scala 1:72 Airfix) o della scala 1:32, il personaggio era alto circa dieci centimetri, venduto singolarmente e corredato di vari accessori. Praticamente come oggi per le Action Figure.

  
Lo stile grafico della serie era datato già allora; nel 1977 c’era stato Guerre Stellari e aveva rivoluzionato la visione della fantascienza, ma con Galaxy Serie si preferì inseguire lo stile visivo di Barbarella, spostato più sul fantasy, dove i congegni tecnologici sono barocchi e non danno l’illusione che funzionino davvero.

Nei due disegni che ho realizzato per questo articolo ho volutamente commesso un errore, infatti Hypnos appare alleato di Zepthon contro Sky-Man. Questo perché da bambino non ho mai seguito il fumetto che Atlantic metteva sulle confezioni, schieravo i mostri da una parte e gli umani con Humbot (che ricordava tanto D3-BO / C3-PO) dall’altra, e giocavo.
 

 


 
Atlantic continuò a produrre serie di fantascienza, visto che il cinema, prima concentrato sui Peplum, sui Bellici e sui Western, si era spostato sul fantastico. E così arrivarono gli Spaziali: legionari spaziali contro mostri spaziali, alti 28 mm, come i classici soldatini di piombo.

I miei hanno resistito al tempo, più di Sky-Man e compari... ormai disastrati e impresentabili. Così li ho dipinti e fotografati per la sezione Miniature di questo Blog.

sabato 15 aprile 2017

La fantascienza per gioco


Games Workshop riunisce i principali ingredienti della fantascienza militare letteraria e cinematografica, aggiunge qualche pennellata di buon fantasy e realizza il più complesso wargame tridimensionale di tutti i tempi: Warhammer 40.000.
Il gioco utilizza miniature dettagliatissime, in piombo o plastica. Ricordo che quando iniziai la mia collezione non riuscivo a smettere di comprarle e sono sicuro, acquisto dopo acquisto, di aver speso un patrimonio. Eppure oggi il vento è cambiato, nei negozi specializzati lo spazio che prima era riservato alle miniature è sempre più preda dei Lego e dei Card Games, ma resta il fatto che ognuna di quelle miniature è un piccolo capolavoro. E questo nonostante quasi nessuna brilli per originalità.
Gli Space Marine, per esempio, si ispirano ai cavalieri medievali per la parte fantasy, tanto che i loro scafandri per la permanenza nello spazio sono vere e proprie armature. E per la parte Sci-Fi attingono da Fanteria dello Spazio di Robert A. Heinlein e dai Marine di Aliens - Scontro finale di James Cameron. Da questi ultimi non certo per l’aspetto, ma sicuramente per l’ambientazione e il modo di agire in squadra, soprattutto nei giochi da tavolo Space Hulk e StarQuest. Tra l’altro, uno dei più agguerriti nemici degli Space Marine sono i Tyranid... praticamente i cloni rielaborati di Alien.
Games Workshop ha sfruttato anche un altro successo hollywoodiano per creare il popolo dei Necron. Infatti, questi, se dal lato fantasy prendono spunto dai classici scheletri nonmorti, risalenti addirittura al film Il 7° viaggio di Simbad, per la fantascienza sono senza dubbio i Terminator dell’omonimo film di James Cameron.
Fantascienza militare vuol dire anche ispirarsi ai due conflitti mondiali e infatti i Tau ricordano, per onore e marzialità, i soldati dell’esercito imperiale giapponese. Inoltre, le uniformi degli ufficiali umani e della fanteria leggera degli Space Marine prendono a modello quelle della Prima Guerra Mondiale, con arricchimenti barocchi, talvolta ottocenteschi. Stessa cosa vale per i carri armati, più simili al Mark I inglese del primo conflitto, piuttosto che al Panzer VI Tiger I tedesco del secondo.
Il risultato di tutto questo è un futuro arcaico mischiato al fantasy, che è un incredibile veicolo ludico. Purtroppo l’enorme massa di materiale grafico e scritto, non ha ancora dato sfogo a un film. La Saga del Signore degli Anelli e dell’Hobbit raggiungono la perfezione del Fantasy... però, almeno per me, i goblin e gli orchi più azzeccati sono quelli scolpiti dalla Citadel Miniature. E i Marine Spaziali migliori non sono certo quelli del mediocre Starship Troopers di Paul Verhoeven, ma gli Space Marine di Warhammer 40000!



 

lunedì 10 aprile 2017

Il Mondo dei Robot


Quando c’erano i robot era tutta un’altra cosa. Quante volte l’ho pensato!

Quello che ci stregò tutti, da bambini, fu lo stile manga. Nuovo per noi, come l’idea dei mostri giganti che assalivano le città e l’immancabile robottone buono che stava lì a difenderle.

Per la verità, già dagli anni ’60 la fantascienza nipponica riciclava lo stesso soggetto, con i vari Godzilla e Gamera, tuttavia con i cartoni animati colpirono nel segno. Ricordo che a scuola non parlavamo d’altro: Goldrake (Grendizer), Mazinga, Jeeg Robot e tutti gli altri, erano i nostri eroi. Ci facevano sognare. Molto più di Superman o di Batman o di qualunque altro supereroe in calzamaglia. Infatti Actarus, oltre a essere eroe in calzamaglia, pilotava un robot gigantesco, d’acciaio e invincibile... non c’erano paragoni! E noi facevamo tutti il tifo per lui.

Eppure, riflettendo meglio e soprattutto visionando oggi quei cartoni, ci si accorge che tecnicamente non erano poi un granché. Se alla Disney realizzavano ventiquattro fotogrammi per ottenere appena un secondo di animazione, i giapponesi, con tre o quattro disegni ci campavano per ventiquattro secondi. Certo, si trattava di produzioni televisive, che dovevano esser prodotte di corsa e a costi ridotti. Quindi, considerate da questo punto di vista erano sopra la media per qualità. Più dettagliate e ricche di movimenti rispetto ai cartoni televisivi americani. Basti pensare che l’Uomo Ragno aveva la tutina con la ragnatela ridotta al minimo, in modo da essere disegnato velocemente dagli animatori.




L’industria dei giocattoli dell’epoca non era organizzata per sfruttare il successo di quei cartoni animati, o forse i giocattoli ufficiali giapponesi non arrivarono mai qui da noi. Così non avemmo Goldrake in plastica tra le mani, per giocare e fantasticare nuove e infinite battaglie. Oggi è diverso, come escono una serie TV o un film al cinema, arrivano subito nei negozi i giocattoli ufficiali. A volte, addirittura arrivano prima che il film esca in sala. Ma allora tutto era più lento. La italianissima Atlantic, specializzata in soldatini, produsse con un certo ritardo le serie Goldrake e Capitan Harlock. La linea GiG, distributrice dei Micronauti della Mego Corporation, ci donò (si fa per dire) Baron Karza, Force Commander, Green Baron, King Atlas e Emperor. Robot identici a Jeeg Robot fatta eccezione per la testa e la colorazione. Si trattava di derivati dai giocattoli di Jeeg, ma con una strizzatina d’occhio a Star Wars. Force Commander ricordava parecchio gli Stormtrooper e sia Emperor che Baron Karza traboccavano di nero come Darth Fener.

Dal 2000 in poi sono stati prodotti i remake Mazinkaiser e Grendizer Giga, di qualità migliore rispetto agli originali, però elaborati e trasformati in qualcosa di leggermente diverso. Nuovo.

Io, da dinosauro convinto, resto affezionato al passato, a quel pomeriggio del lontano 1978, quando vidi la prima puntata di Goldrake su Rai 2, con Alcor (Koji Kabuto) che svolazzava col suo disco sulla fattoria di Mizar e veniva attaccato dai minidischi di Vega.

Il mondo è andato avanti, noi non siamo più bambini e i nostri figli sono cresciuti con Ben 10 e i Gormiti. Mio figlio, quando gli ho fatto vedere una puntata di UFO, osservando i piloti della SHADO che entravano nei condotti di lancio degli Intercettori mi ha detto: ‟Babbo, ma quelli dove vanno, nel cestino della spazzatura?”


lunedì 3 aprile 2017

La Rocca delle Ali Perdute


Nuovo modulo di avventura per L'Era di Zargo

Uno scenario originale e completo di più di 50 pagine, usabile come seguito delle avventure introduttive del manuale base e ideale per ambientare una mini-campagna su Zargo.
"La Rocca delle Ali Perdute" non è un semplice prodotto OGL compatibile, ma un'avvenura ambientata in modo approfondito e specifico nel mondo dei giochi di tavolo di Marco Donadoni.

... e i disegni sono i miei!

Per saperne di più: è stato presentato al Play 2017.

Alternativi



Un Uomo Falco alternativo potrebbe avere delle contaminazioni Steampunk, per esempio... oppure lo stesso Flash Gordon potrebbe essere di colore, invece che biondo teutonico.