domenica 24 settembre 2017

X-Bugs: i popoli che non hanno mai combattuto


Eravamo alla fine degli anni ’90 quando Marco Maggi e FrancescoNepitello idearono il loro X-Bugs, il gioco delle pulci rivisto e aggiornato. E io fui chiamato da Roberto di Meglio a realizzare i disegni per le pedine dei primi quattro popoli in lotta: gli Usartropodi, eroici grilli amerikani. I Sovietopteri, laboriosi scarafaggi sovietici. I Flyborg, vespe arrivate sulla Terra a bordo dei dischi volanti dei famosi Grigi di Roswell. E infine i Chitiniani, una sorta di ragni divoratori famelici, forse lontani parenti del Diavolo della Tasmania dei Looney Tunes.

Mi divertii tantissimo a disegnare, anche perché riuscii a dare al gioco una forte vena di umorismo, e ben presto ebbi la soddisfazione di realizzare i due popoli successivi: i Samuracnidi, libellule giapponesi devote al Bushido e i Byfidi, bizzarre larve incrociate con i funghi e con i vegetali.



Le idee dei creatori del gioco sembravano inesauribili, infatti quando fui incaricato di disegnare gli ultimi due popoli rimasi particolarmente colpito dai Mekkanofagi, gli insetti del dottor Frankenstein, rattoppati con parti metalliche in perfetto stile steampunk. E dai Lucialieni, lucciole piovute dallo spazio su un meteorite che traboccavano di energia cosmica. Anche se nel gioco di alieni c’erano già i Flyborg, queste erano tutta un’altra cosa, ve l’assicuro!



Purtroppo, per chissà quali esigenze commerciali, X-Bugs fu ritirato dal mercato e gli ultimi due popoli morirono nel cassetto dell’editore. Il gioco cambiò nome e divenne addirittura un gioco di carte, ma finché è durato, è stato un gioco internazionale: in America uscì un’edizione ridotta a due soli popoli, gli Usartropodi (ovviamente) contro i Flyborg. In Francia un ottimo artista ha ridisegnato i miei insetti realizzando copertine suggestive.




Oggi, tutto è cambiato, i giochi da tavolo che resistono per la massa sono solo i classici. Per il resto sono relegati a nicchia. Basta pensare all’edizione scorsa di Lucca Games: ricordo di aver girato in mezzo a stand extralusso affollatissimi pieni di videogiochi e consolle. Ricordo di aver trovato a fatica stand con le miniature di piombo, e la sezione con i giochi di ruolo e da tavolo era disertata perché i ragazzini preferivano di gran lunga quella dei giochi di carte collezionabili.

Il mondo va avanti e noi restiamo indietro... beh, forse voi no, ma io di sicuro sì. 


 

martedì 19 settembre 2017

Alien: Covenant


Questo articolo contiene spoiler, ma visto che il passaggio al cinema c’è stato e l’uscita in blu-ray pure, quello che scrivo rovinerà solo la sorpresa agli spettatori di Sky, noti per lo zapping facile. E considerando che avrò al massimo i soliti tre o quattro lettori, credo proprio di non recare grossi danni all’opera.
Il mio è piuttosto lo sfogo di un vecchio fan della Saga, che si è sentito tradito da Ridley Scott, uno dei più grandi registi di Hollywood. Colui che ha firmato film come ‟Il Gladiatore”, ‟Blade Runner” e molti altri capolavori. Perché la strada che ha intrapreso con ‟Prometheus”, secondo me, ha rovinato l’atmosfera che avevamo respirato nei primi due capitoli della Saga originale: ‟Alien” e ‟Aliens”. A proposito, in Italia il secondo capitolo fu intitolato ‟Aliens: scontro finale” proprio perché Ripley, uccidendo la Regina, metteva fine alla diabolica progenie aliena.
In quella che è stata annunciata come la nuova trilogia, stavo dicendo, c’è tutta la mia delusione! Era davvero tanto brutta l’idea di James Cameron di immaginare gli xenomorfi come insetti, con una Regina e magari con un alveare?
La nave aliena che invia la richiesta di soccorso alla Nostromo nel primo, mitico, Alien... è zeppa di uova. Chi le ha deposte, David?
‟Prometheus” e ‟Alien: Covenant” smontano tutte le certezze che ci eravamo presi dai film nel corso degli anni. Il mostruoso extraterrestre col torace sfondato dall’interno, seduto in una postazione che sembrava un telescopio, ci suggeriva che la sua astronave fosse stata infettata da Alien, che aveva annientato l’equipaggio e, dopo il naufragio, aveva deposto migliaia di uova in attesa della prossima schiera di vittime.
Invece in Prometheus ci raccontano che quell’extraterrestre non era così mostruoso, anzi, mostruosa era solo la sua tuta spaziale, che nascondeva un gigante umanoide fin troppo umano. E che faceva questo tizio? Costruiva armi di distruzione di massa, come farebbe un qualsiasi umano tra quelli più cattivi, che non sono affatto rari. Quindi scopriamo infezioni che attaccano gli astronauti in modo differente da come avrebbe fatto Alien. Il contagiato che torna e si trasforma mentre cerca di rientrare nella navetta ricorda molto il film ‟La Cosa”, infatti lo bruciano col lanciafiamme.
Alien: Covenant è un successo al botteghino, è un capolavoro per gli effetti speciali. E io sono un vecchio dinosauro ancora aggrappato agli anni ’80, ma le domande mi attanagliano le budella sono queste: se sei il capitano dell’astronave Covenant e scopri la tua amica decapitata con la testa che galleggia nella vasca e il sintetico che dialoga tranquillo col surrogato di Alien che fai? Li uccidi entrambi o segui il sintetico nella sua cantina zeppa di uova? E se decolli dal pianeta col veicolo di soccorso e ti accorgi di avere uno xenomorfo sullo scafo che fai? Atterri e provi a eliminarlo, o svolazzi urtando le gigantesche statue dei nativi con l’amica appesa al cavo che spara prendendo la mira come può?
Le incoerenze sono troppe per reggere il confronto con l’originale del 1979, o col sequel di Cameron del 1986. Il risultato è un disastro.