È
difficile, per un essere umano, immaginare il meccanismo di
ragionamento di una macchina nel momento in cui dovesse divenire
senziente. Per natura tendiamo a riflettere le nostre emozioni sugli
animali, ci affezioniamo al cane o al gatto e li sentiamo amici,
parte di noi, quasi parenti. Quindi è probabile che faremmo qualcosa
del genere anche nei confronti di un androide, cioè di un robot che
imita l’uomo.
Isaac
Asimov immaginò il cervello positronico per giustificare il
passaggio dal mero computer calcolatore ai suoi robot e nel racconto
L’uomo bicentenario toccò il punto più alto dell’umanizzazione
della macchina: il robot che vuole diventare un uomo.
Nel
film Io robot, Will Smith odia i robot perché uno di questi l’ha
ripescato mentre stava annegando, scegliendo freddamente, col calcolo
delle probabilità, tra lui e una bambina. Un umano avrebbe tentato
di salvare la bambina e forse sarebbero morti in tre, perché
l’essere umano è preda delle emozioni. La macchina, invece,
calcola le probabilità di riuscita nell’azione e agisce di
conseguenza.
Eppure
possiamo solo immaginare quali meccanismi potrebbero innescarsi in
una mente non umana, fatta di circuiti integrati.
L’ipotesi
più banale è Skynet: la macchina cattiva che decide di distruggere
la razza umana. Il nazista meccanico! Sfruttato anche per i Daleks
del Dr. Who e per i Cylons di Battlestar Galactica.
Tuttavia
è molto probabile che il robot sarebbe migliore di noi proprio
perché privo di emozioni. Infatti la sopraffazione, la cattiveria,
il sadismo, sono emozioni negative tipicamente umane. Un leone uccide
per mangiare e non lo fa se è sazio. L’uomo, invece, uccide per
divertimento.
Che
farebbe una macchina senziente entrando in contatto con una specie
organica intelligente?
Forse
lo scopriremo in futuro e magari sarà una piacevole sorpresa.
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