domenica 7 febbraio 2021

Vivarium

 


Forse il regista, Lorcan Finnegan, avrebbe potuto spiegare chi sono i "Martin", qual è il loro obiettivo e soprattutto a che serve farli crescere dagli umani se di umano non hanno niente! E non è che, crescendo accanto agli umani, migliorano. Quindi, tanto valeva farli crescere dal Martin che avrebbero dovuto sostituire. A proposito: vivono talmente poco che la vedo dura un’invasione del pianeta Terra fatta così.

Oppure tutto fa parte di un piano: se non spieghi niente catturi l’attenzione dello spettatore e se finisci il film spiegando ancora meno ti prepari la strada per un sequel e magari pure per una trilogia!

Così fece Patrick McGoohan ideando la serie TV Il Prigioniero, nella quale interpretò il ruolo del protagonista. Come il quartiere Yonder di Vivarium, anche il Villaggio della serie Il Prigioniero è un luogo perfetto e per questo inquietante. Le differenze tra le due produzioni ci sono ma l’atmosfera di angoscia provocata dal non sapere perché tutto succede e l’impossibilità di fuggire le rendono in qualche modo simili. Qualcosa di simile si respirava anche nel racconto Il gioco della vita, di Chad Oliver, contenuto nell’antologia Quasi Umani del 1965. Il racconto ha basi più solide di Vivarium, col computer che cerca di indurre le coppie alla riproduzione utilizzando mezzi talmente opprimenti da ottenere l’effetto contrario. Forse sarebbe il momento di trarne un film.

Tornando all’astuzia di non spiegare, funziona finché non arrivano le spiegazioni. McGoohan, per esempio, fu obbligato a fornirne una per terminare in fretta la serie, causa calo di ascolti. Non tirò fuori dal cassetto nessun colpo di genio ed ebbe molti problemi con i fans inferociti che circondarono la sua villa in montagna, con lui all’interno.

Altre astuzie utilizzate in Vivarium sono l’elemento horror, cioè rendere inumano chi si presenta di aspetto umano con urla, grugniti, galoppate a quattro zampe e poi far finire estremamente male il film. Questo mix funzionò alla grande in Terrore dallo spazio profondo, il miglior remake in assoluto dell’Invasione degli ultracorpi. Però di spiegazioni ne arrivarono eccome. Gli alieni vincevano, ma la trama non aveva falle. In Vivarium, invece, qualcosa scricchiola: perché i mostri o i demoni o forse gli alieni hanno bisogno di balie umane per i loro piccoli? Guardando il film si ha l’impressione che non ne abbiano bisogno. Sembrano più dei sadici appassionati al gioco del gatto col topo.

Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes e ha ricevuto moltissime critiche positive. Spero sia andato bene anche con gli incassi, così faranno un sequel e avremo qualche spiegazione in più. Anche una bella rivincita sui mostri sarebbe gradita, magari con l’arrivo a Yonder di una coppia di psicopatici. Un bel duello Male contro Male, alla Quentin Tarantino è senz’altro quello che ci vuole per fermare l'invasione.

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