giovedì 1 aprile 2021

Antinomie asimoviane

   
 
A cura di Bruno Petrucci

Il grandioso affresco composto da Asimov unificando i cicli dei Robot, dell’Impero e della Fondazione è composto da tre serie di romanzi in origine scritti e pubblicati ciascuno come un’opera a sé stante, fatta eccezione per la Trilogia Galattica originale, nata all’inizio come una serie di racconti concatenati, riuniti poi in una serie di tre romanzi. Solo in seguito questa trilogia è stata accorpata alle altre due serie di romanzi che narrano vicende precedenti, e proseguita con L’Orlo della Fondazione e Fondazione e Terra, nonché con i prequel Preludio alla Fondazione e Fondazione Anno Zero.

Il risultato di questa operazione però non è dei migliori, in quanto fra i vari romanzi vi sono diverse incongruenze narrative che riguardano sia la trama che l’ambientazione.

Per brevità, in questa sede esamineremo le due più importanti.

Va però sottolineato con rigore che l’argomento del presente saggio non mette assolutamente in discussione la grandezza di Asimov come scrittore e la sua importanza come uno dei fondatori della fantascienza moderna.

Per fare chiarezza, riportiamo la cronologia degli eventi narrati e l’ordine temporale in cui sono ambientati i romanzi è il seguente (tra parentesi l’anno di pubblicazione).


Ciclo dei robot:

Abissi d’Acciaio (1954)

Il sole nudo (1957)

I robot dell’alba (1983)

I robot e l’Impero (1985)

Ciclo dell’Impero

Le correnti dello spazio ( 1952)

Il tiranno dei mondi (1951)

Paria dei cieli ( 1950)

Ciclo della Fondazione

Preludio alla Fondazione (1988)

Fondazione Anno Zero (1993, pubblicato postumo)

Cronache della Galassia (1951)

Il Crollo della Galassia Centrale (1952)

L’altra faccia della Spirale (1953)

L’Orlo della Fondazione (1982)

Fondazione e Terra (1986)

 

Prima antinomia: cosa succede alla Terra.

 

La radioattività della Terra è forse la fonte delle contraddizioni narrative e concettuali più evidenti, poiché riguarda un elemento cardine della trama. Essa viene menzionata in tutti e tre i romanzi del Ciclo dell’Impero, nei quali sembra aumentare progressivamente nel tempo, tant’è che in Fondazione e Terra Trevize e i suoi compagni alla fine del viaggio trovano il pianeta talmente contaminato da essere divenuto del tutto inabitabile.

Ciò è congruo con il Ciclo dell’Impero, ma non con la trilogia originale della Fondazione, poiché in Cronache della Galassia si legge che il sistema di Sol è menzionato come uno dei più accreditati dagli archeologi come luogo di origine dell’umanità insieme a Sirio, Alfa Centauri e Arturo. Se ne parla infatti durante la visita di Lord Dorwin su Terminus all’atto della proclamazione di indipendenza di Anacreon, che dà il via al disfacimento dell’Impero.

A scanso di equivoci e di interpretazioni forzate, ecco qui la trascrizione del brano in oggetto (Traduzione italiana edita da Mondadori, collana Oscar, tascabile da me acquistato nel 1978).

Quando ritornarono le luci, lord Dorwin disse:

- Mevaviglioso. Vevamente mevaviglioso. Voi dottov Havdin, non avete pev caso studiato avcheologia?

- Come? - Hardin si scosse, improvvisamente interrotto nelle sue riflessioni. - No, milord, non posso dire di avere interesse in quel campo. La mia vocazione mi spingeva verso la psicostoriografia, ma sono finito nella politica.

- Ah! Sono cevtamente studi intevessanti. Pev quanto mi viguavda - annusò un'altra presa di tabacco di proporzioni notevoli - mi sono dedicato moltissimo all'avcheologia.

- Comprendo.

- Sua Signoria - interruppe Pirenne - è un esperto in questo campo.

- Sì, in un cevto senso, cvedo pvopvio di sì - disse Sua Signoria, compiaciuto. - Ho lavovato molto a questa matevia. Ho molto letto. Sopvattutto autovi come Jawdum, Obijasi, Kvonwill. Cevtamente anche voi ne avete sentito pavlave.

- Sì, conosco i nomi - rispose Hardin - ma non ho mai letto nulla.

- Pvovateci un giovno, mio cavo amico. Ne vicavevete gvande soddisfazione. Devo dive che valeva pvopvio la pena di fave questo viaggio pev tvovave, qui nella pevifevia, una copia di Lameth. Ci cvedeveste? Nella mia libvevia mi manca pvopvio quel volume. Mi vaccomando, dottov Pivenne, non dimenticate di favmene aveve una copia pvima che pavta.

- Sarà mio dovere.

- Dovete sapeve che Lameth - continuò il cancelliere - pvesenta una teovia nuova e intevessante sul «Pvoblema delle Ovigini».

- Quale problema? - domandò Hardin.

- Il «Pvoblema delle Ovigini». Cioè la vicevca del luogo d'ovigine della specie umana. Cevtamente sapete che si vitiene genevalmente che in ovigine la vazza umana occupasse soltanto un sistema planetavio.

- Sì, questo lo so.

- Natuvalmente nessuno sa con esattezza quale fosse il sistema planetavio: tutto si è pevduto nei millenni. Esistono pevò divevse teovie. Alcuni dicono Sivio. Altvi insistono su Alfa Centauvi, o sul Sole, o su Cigni: tutti pevò, come vedete, nel settore di Sivio.

- E qual è la teoria di Lameth?

- Segue una tvaccia completamente diffevente. Egli cevca di dimostvave che i vesti avcheologici del tevzo pianeta di Avtuvo pvovano che l'umanità esisteva laggiù ancora pvima che si conoscesse la tecnica dei viaggi spaziali.

- E ciò signicherebbe che si tratta del pianeta culla della razza umana?

- Fovse. Devo leggevlo più accuvatamente e pensavne le pvove pvima di giudicave. Bisogna sopvattutto vedeve se le sue ossevvazioni sono attendibili.

Hardin rimase un momento in silenzio. Poi chiese: - Quando è stato scritto questo libro?

- Divei civca ottocento anni fa. Natuvalmente s'è basato molto sugli scvitti di Gleen.

- E allora perché fidarsi di lui? Perché non andare su Arturo a studiare direttamente i resti archeologici?

Lord Dorwin levò le sopracciglia e aspirò una nuova presa di tabacco.

- A che scopo, mio cavo amico?

- Per raccogliere dati direttamente, milord.

- Non ne vedo la necessità. Mi sembva un vagabondaggio inutile e non cevto il modo migliove pev otteneve dei visultati. Vedete, io ho sott'occhio il lavoro di tutti i più gvandi maestvi: tutti i più gvandi avcheologi del passato. Li vaffronto l'uno con l'altvo, studiandone le divevse teovie, analizzandone le contvaddizioni, decidendo quale secondo me sia più nel giusto, e viesco a giungeve a una conclusione. Questo è un metodo scientifico. Se non altvo più efficiente, secondo il mio punto di vista. Savebbe una cosa pviva di significato andave su Avtuvo, o sul Sole, e compieve vicevche che i vecchi maestvi hanno già fatto e cevtamente più accuvatamente di quanto non potvei fave io.

- Comprendo - mormorò educatamente Hardin. Proprio un bel metodo scientifico! Era facile capire perché la Galassia stava andando in rovina.”

A parte che il traduttore fa parlare Lord Dorwin come Gianni Agnelli (cosa che personalmente ritengo potesse risparmiarsi) e malgrado il discorso sia piuttosto generico, non solo appare perfettamente chiaro che non solo all’epoca in cui è ambientato il romanzo il sistema di Sol è ancora ben conosciuto, ma dalla lettura del testo si evince inequivocabilmente che vi sono stati condotti degli scavi archeologici e vi è implicitamente affermato che vi si possano ancora condurre. A rigor di logica verrebbe quindi da supporre che la Terra non solo non sia radioattiva, ma verosimilmente ancora abitata.

Inoltre, anche negli anni cinquanta del secolo scorso, quando fu scritto il romanzo, sarebbe stato del tutto ovvio pensare che le ricerche non si fossero a suo tempo limitate alla Terra, ma si fossero svolte anche su altri corpi celesti, la Luna e Marte in primis. Lord Dorwin parla infatti non di pianeta di origine, ma di sistema solare di origine.

Tali scavi avrebbero senz’altro scoperto la grande biosfera costruita dai robot all’interno della Luna dove alla fine del ciclo terminerà il viaggio di Golan Trevize e dell’ equipaggio della Far Star in Fondazione e Terra.

Come si vede, non si tratta di una contraddizione di poco conto, ma di un’incongruenza grave che contraddice non solo quanto narrato nei romanzi precedenti, ma anche ciò che avverrà alla fine del ciclo.

Tra l’altro, nel ciclo dell’Impero e in quello dei robot la spiegazione della radioattività della Terra è diversa: nel primo viene infatti attribuita alle conseguenze di una guerra avvenuta qualche migliaio di anni prima e si citano esplicitamente le esplosioni nucleari quali causa della contaminazione, mentre ne in I robot e l’Impero, romanzo conclusivo del ciclo dei robot, viene spiegata in tutt’altro modo, attribuendola all’effetto di un’arma auroriana che innesca una reazione di fissione a catena tra gli elementi radioattivi della crosta terrestre.


Seconda antinomia: incongruenze sulla psicostoria tra il ciclo originario della Fondazione e i due romanzi prequel.

 

Passiamo ora alla psicostoria o meglio ancora alla psicostoriografia, come è chiamata nella trilogia originale.

Qui ritroviamo notevoli contraddizioni con i prequel Preludio alla Fondazione e Fondazione anno zero.

In questi ultimi due romanzi, infatti, viene narrato come Hari Seldon, partendo da un abbozzo concettuale da lui stesso elaborato, mette a punto l’intera disciplina della psicostoria coadiuvato da un team di studiosi tra cui sua nipote Wanda (ispiratrice dell’idea della Seconda Fondazione e dotata di talenti telepatici) e il matematico Yugo Amaryl, e il processo di sviluppo della psicostoria è narrato con dovizia di particolari e sin nei minimi dettagli.

Nella trilogia originale, invece, si delineava un quadro molto diverso e sinceramente di gran lunga più credibile. All’inizio di Cronache della Galassia, infatti, Gaal Dornick giunge su Trantor già in possesso di un’ottima conoscenza della materia, che invece - in base a quanto narrato nei due prequel - non avrebbe dovuto possedere.

Per chiarezza, riportiamo anche qui il testo originale da Cronache della Galassia (stessa edizione Oscar Mondadori).

- Buona sera, signore - disse Gaal. - Credevo…

- Non pensavate di incontrarmi prima di domani, vero? In condizioni normali, non sarebbe stato necessario. Ma il fatto è che se vogliamo servirci della vostra collaborazione, dobbiamo agire in fretta. Diventa sempre più difficile reclutare personale.

- Non capisco, signore.

- Voi stavate parlando con un uomo sulla torre di osservazione, è esatto?

- Sì. Si chiama Jerril. Non so nient'altro di lui.

- Il suo nome non ha importanza. E' un agente della Commissione per la Sicurezza Pubblica. Vi ha pedinato fin dallo spazioporto.

- Ma perché? Non capisco. Temo di aver una grande confusione in testa.

- L'uomo sulla torre vi ha per caso parlato di me? Gaal esitò per un attimo. - S'è riferito a voi chiamandovi Cassandra Seldon.

- Ha detto il perché?

- Sostiene che voi predite sciagure.

- E' vero. Che significato ha per voi Trantor? Sembrava che tutti volessero conoscere la sua opinione su Trantor. Gaal non riuscì a trovare altra risposta e ripeté: - E' un luogo meraviglioso.

- Avete risposto senza pensare. Dove va a finire la psicostoriografia?

- Io non credevo di doverla applicare a questa domanda.

- Prima di tutto, giovanotto, vi dovrò insegnare ad applicare la psicostoriografia ad ogni problema che vi si presenterà. Ora osservate. - Seldon tirò fuori un calcolatore da una piccola borsa che teneva appesa alla cintura. Si diceva che lo portasse con sé dovunque e ne mettesse persino uno sotto il cuscino per usarlo appena desto. La lucida vernice grigia era leggermente consumata per l'uso. Le dita agili di Seldon, deformate ormai dall'età, si mossero velocemente intorno all'anello di plastica che circondava lo strumento e sulla superficie grigia apparvero alcuni simboli rossi luminosi.

- Questo è il quadro delle attuali condizioni dell'Impero - affermò, aspettando che Gaal aggiungesse qualcosa.

- Certamente - disse infine Gaal - questa non può essere una rappresentazione completa.

- No, non è completa - rispose Seldon. - Sono contento che non accettiate ciecamente le mie affermazioni. Tuttavia, questa approssimazione è sufficiente a dimostrare la mia proposizione. La accettate?

- Sì, sempre che in seguito mi sia permesso verificare la derivata della funzione. - Gaal era diventato cauto nel rispondere. Non voleva cadere in un'eventuale trappola.

- Bene. Aggiungete la probabilità di un assassinio dell'Imperatore, la rivolta dei viceré, la contemporanea ricorrenza di periodi di depressione economica, il diminuito sviluppo dell'esplorazione planetaria, il... Continuò. Ogni volta che elencava un nuovo elemento, toccava con le dita l'anello dello strumento facendo apparire altri simboli, che si univano alla funzione base ampliandola e modificandola. Gaal improvvisamente lo fermò. - Non vedo la validità di quella trasformazione di stato. Seldon ripeté più lentamente il calcolo.

- Ma qui - disse Gaal - avete inserito una socio-operazione proibita.

- Bene. Vedo che siete rapido, ma non abbastanza. Non è proibita in questa congiuntura. Ora ve lo dimostro in un altro modo. Il procedimento fu molto più lungo. Alla fine, Gaal mormorò:

- Capisco, ora. Seldon non aggiunse altre cifre. - Così sarà Trantor fra cinque secoli. Come interpretate queste formule? Aspettò la reazione di Gaal.

- Distruzione totale! - esclamò Gaal incredulo. - Ma... ma è impossibile. Trantor non è mai stata... Seldon era molto eccitato. La sua mente era lucidissima. Solo il suo corpo risentiva il peso degli anni. - Ora fate attenzione. Avete visto con i vostri occhi il risultato. Esprimetelo con parole. Dimenticate per un momento il simbolismo matematico.

- Più crescerà la specializzazione su Trantor - disse Gaal - più il pianeta sarà vulnerabile e sarà difficile difenderlo. - Poi aggiunse:

- Quanto più vi si accentrerà l'amministrazione dell'Impero, tanto maggiore sarà la sua importanza e il suo potere. A poco a poco la successione imperiale diventerà più incerta, la rivolta fra le famiglie dell'aristocrazia serpeggerà più violenta e la responsabilità sociale scomparirà.

- Basta così. E quali sono le probabilità numeriche di una distruzione totale entro cinquecento anni?

- Non saprei dirlo.

- Sono sicuro che siete in grado di calcolare una differenziazione di campo. Gaal si sentiva sotto pressione. Non gli venne offerto il calcolatore. Seldon lo teneva a mezzo metro dai suoi occhi. Fece i calcoli mentalmente sforzandosi tanto che quasi subito il sudore gli gocciolò dalla fronte.

- All'incirca l'85% - disse infine.

- Non c'è male - annuì Seldon, sporgendo il labbro inferiore. - Ma neanche troppo bene. La percentuale esatta è del 92,5%.

- E' per questo - disse Gaal - che siete chiamato Cassandra? Però non ne ho mai letto niente sui giornali.

- E' logico. Una notizia simile non è pubblicabile. Pensate forse che l'Impero voglia ammettere pubblicamente la sua debolezza? Questa è una semplice dimostrazione psicostoriografica. Ma alcuni risultati sono trapelati tra i membri dell'aristocrazia.

- E' male.

Come si legge chiaramente, Gaal Dornick intavola con Seldon una discussione in cui mostra una perfetta padronanza della psicostoriografia, tanto è vero che nota una “socio-operazione vietata” nei calcoli di Seldon, il quale solo dopo un’accurata dimostrazione riesce a convincerlo che in quelle circostanze può invece essere considerata valida. Pertanto nell’incipit del romanzo si dimostra un esperto psicostoriografo, in grado di sostenere una discussione molto difficile sulla materia in questione, che oltretutto appare qui come una scienza matura e ben sviluppata da tempo.

Più in là nel romanzo, Salvor Hardin afferma di avere scelto la carriera politica perché su Terminus non aveva potuto laurearsi in psicostoriografia applicata, come era invece suo desiderio da giovane; e successivamente, durante una discussione con alcuni suoi consiglieri (tra cui Yate Fulman e Lewis Pirenne) fa loro notare che su Terminus non ci sono psicostoriografi: se infatti ve ne fosse stato uno avrebbe capito che l’Enciclopedia Galattica era un inganno e una copertura per il vero ruolo della Fondazione.

Con ciò Asimov ammette implicitamente che la psicostoria esisteva anche prima di Seldon, il quale l’ha soltanto perfezionata ma non ne ha elaborato né il concetto né i fondamenti matematici, come invece è narrato in Preludio alla Fondazione e Fondazione Anno Zero. Nel prologo del romanzo Cronache della Galassia si afferma infatti che “La psicostoriografia fu senza dubbio la scienza alla quale portò il maggior contributo. Seldon ne approfondì lo studio ricavando da una raccolta di pochi assiomi (qui senza dubbio da considerare precedenti) una profonda scienza statistica”.

Interessante anche notare che in Fondazione e Impero Seldon viene citato come uno psicostoriografo, l’ultimo e il più grande , suggerendo l’idea che dopo di lui l’Impero abbia proibito o scoraggiato l’insegnamento di questa disciplina, ritenendola pericolosa.

Sotto questo aspetto, pertanto, la trilogia originaria, se presa da sola, si presenta come un’opera coerente dal punto di vista narrativo. Anche il finale, in cui viene rivelato il mistero della Seconda Fondazione la conclude nel modo migliore. Nulla da dire sulla storia del Mule e del viaggio di Arkady Darell assieme ai coniugi Palver (entrambi agenti della Seconda Fondazione), i quali riescono a depistare la ricerca di questo gruppo di mentalici e a rimettere in funzione il Piano Seldon. La rivelazione finale che la colloca su Trantor è tanto sorprendente quanto perfettamente logica e in linea con tutte le vicende in precedenza narrate.

11 commenti:

  1. Mi sa che ho sollevato un bel vespaio... un paio dei commenti che ho letto sono veramente splendidi esercizi di contorcimento verbale. La verità, purtroppo, è quella che anche tu sostieni, ovvero che quando si scrive per impegni contrattuali il risultato è molto diverso da quando lo si fa con entusiasmo, e che quando si vuole cucire insieme in un unico ciclo una serie di romanzi scritti in tempi diversi le incongruenze narrative diventano inevitabili anche per i più grandi scrittori al mondo, come appunto Asimov.

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    1. Poi c'è anche un altro problema: ai tempi di Asimov non credo esistessero team di scrittura con galoppini che verificavano ogni aspetto dell'opera, in modo da scovare le incongruenze. Asimov era considerato un maestro, nessuno osava entrare nel suo lavoro e di conseguenza si ritrovò solo al timone. Senza il supporto dei galoppini anche i grandi possono avere qualche svista, soprattutto a distanza di anni dalla stesura dei primi tre romanzi.

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    2. Mi sa che l'esimio signore anonimo qui sotto non ha compreso che il mio è semplicemente un esercizio di critica letteraria e non mette minimamente in discussione la grandezza di Asimov come scrittore, nonostante lo abbia ripetuto più volte.
      E visto che mi invita a rileggere l'intera opera di Asimov, tengo a chiarire che l'ultima volta che l'ho fatto è stato poco prima di mettere su Internet l'articolo che gli ha tanto dato fastidio.
      Quindi la lezione l'ho bella che ripassata.

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  2. Meglio che si rilegge tutti i racconti
    Non si può estrapolare così è reinterpretare a proprio comodo brani scollegati. Asimov è un maestro nel creare trame complesse e sovrapposte, meglio che ripassa la lezione invece di strillare al lupo.
    Assurdo . Le incongruenze le ha inventate.
    Posso capire cercare di aggrapparsi ad un grande per avere visibilità, trovando errori ...ma non inventandosi chimere .

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    1. Non capisco che gusto ci trovi a imbrattare l'articolo. Siccome questo è il mio regno ho cancellato gli altri tuoi deliri, questo lo lascio solo per il momento: appena rialzi il capino, taglio!

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    2. Che peccato, mi sono perso i commenti trash :(

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    3. Complimenti all'autore del pezzo: lui sì che è un vero Asimoviano!

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    4. Grazie per l'apprezzamento. Comunque, i commenti trash erano solo insulti, nulla a che fare con discorsi di critica letteraria seria. Non ti sei perso granché.

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  3. La prossima volta sei pregato di firmarti. I commenti anonimi sono troppo comodi.
    Quanto alle incongruennze narrative non sono l'unico ad averle notate.
    Vedi la pagina web https://www.isaacasimov.it/asifaq.htm, dove è scritto chiaramente che"In tutta la serie della Fondazione ci sono contraddizioni. E ci sono due buone ragioni.
    Prima di tutto, Asimov non amava sudare sui dettagli. Ci sono molte cose che Asimov amava nel mestiere dello scrittore, ma ripulire i suoi scritti dalle contraddizioni non era fra queste. Già nel 1945 trovava così faticoso star dietro alla coerenza delle storie della Fondazione che per tre volte cercò di chiudere il ciclo per non doverci avere più a che fare.
    In secondo luogo i piani per la serie cambiarono. Per esempio in origine le storie del ciclo dei robot e quelle della Fondazione erano ben separate. Solo negli anni Ottanta Asimov cercò di collegare i due cicli.
    Inoltre, le storie sono state scritte nell'arco di cinquant'anni, ed è ragionevole pensare che un Gran Maestro di settant'anni possa avere idee diverse da uno scrittore esordiente."
    E questo conferma in pieno ciò che volevo dire. Io mi sono semplicemente limitato a cercarne alcune e a d annotarle.

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  4. Guarda che ho scritto l'articolo prima che un altra persona che l'aveva letto mi parlasse di quel sito da cui ho fatto il copia e incolla per risponderti.
    So che scriverai di non crederci ma è così.
    Tra l'altro, anni fa lessi un'intervista ad Asimov in cui lui spiegava che scriveva in questo modo: una prima stesura a amcchina, poi la rileggeva, faceva le correzioni a penna, ribatteva il tutto e quello era il testo definitivo, che lui non revisionava ulteriormente.
    Quanto all'archeologo dilettante in questione, non è questo il mio caso, in quanto la ricerca sui testi asimoviani l'ho fatta personalmente insieme ad una mia amica molti anni fa dopo aver discusso con lei di una discrepanza che avevamo trovato tra Paria dei Cieli e il finale di I Robot e l'Impero.

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    1. Credo che il "tizio" darà contro a ogni spiegazione che fornirai, si diverte così. Ma lo farà per il breve intervallo di un battito d'ali... perché faccio spesso le pulizie qui dentro.

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