I figli di Mu è un romanzo di fantascienza scritto da John W. Campbell nel lontano 1935. Fa parte del ciclo Aarn Munro il gioviano, composto da altri due romanzi: Avventura nell’iperspazio e L’atomo infinito.
Riletto oggi appare ingenuo, le astronavi si muovono grazie alla corrente elettrica e la guerra nello spazio si svolge come una battaglia navale. Ma sono proprio questi alcuni dei punti di forza che fanno di Campbell un mostro sacro della fantascienza: lui immaginò per primo cose che altri hanno copiato tanti anni più tardi! L’iperspazio di George Lucas è rubato a Campbell, la Flotta Astrale di Star Trek si ispira a quella dei magyani oltre che, più banalmente, alla Flotta degli Stati Uniti. E i tefflani, sono cattivi stereotipati tanto quanto i klingon.
La prima parte del romanzo può risultare noiosa a un giovane lettore, visto che spreca apparentemente molte pagine per spiegare il funzionamento dell’astronave in maniera pseudo scientifica. Eppure basta rivedere uno qualsiasi dei film di fantascienza del dopoguerra per capire quanto fossero apprezzate queste “lezioni di teoria” all’epoca, in alternativa all’azione.
Aarn Munro è uno scienziato gioviano dalla stazza eccezionale, dovuta al fatto di essere nato e cresciuto su Giove e quindi aver sopportato una gravità di 2,358 g per tutta la vita. Certo, oggi questo fa sorridere, su Giove è impossibile perfino atterrare, figuriamo viverci! Però bisogna guardare la cosa dal punto di vista di uno scrittore figlio del suo tempo, come fu per H. G. Wells. E bisogna tener conto della prospettiva dell'uomo comune rispetto a quel poco che si sapeva sul sistema solare. Infatti quando pubblicarono La Guerra dei Mondi, i marziani pareva dovessero attaccare la Terra da un momento all’altro e il programma radiofonico di Orson Welles scatenò il panico.
Tornando a I figli di Mu, appena i nostri eroi guidati da Aarn Munro solcano la galassia a bordo della Sunbeam, incontrano gli ostili tefflani con le loro terribili astronavi affusolate. E subito scatta la guerra! Non è possibile intavolare rapporti diplomatici con creature spregevoli, rosse, inumane, provviste di coda e corna. Lo stereotipo impazza e subito viene in mente Flash Gordon, il pianeta Mongo e il suo “bello uguale a buono” e “brutto uguale a cattivo”. In pratica come gli elfi, gli uomini e, anche se bassi e barbuti, i nani, contro goblin, orchi, troll e spettri ne Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien. La letteratura fantastica del tempo era quella e affascinava proprio perché fatta così.
La traduzione del libro è alquanto vintage e molte frasi suonano fesse nel 2021, chissà se in inglese il paragone temporale regge un tantino di più?
Man mano che il romanzo procede, diventa sempre più evidente la visione egocentrica del cosmo e infatti scopriamo che Ma-jhay-anhu è la razza madre del pianeta Terra e i magyani sono i discendenti degli abitanti di Mu (Mahu, il continente perduto). Tsu-Ahs, l’ultimo grande capo di Ma-jhay-anhu, come Zeus e Giove, scagliava mortali globi di energia elettrica. Da qui il suggerimento che le mitologie greca e romana siano nate dalle gesta dei figli di Mu. Gesta molto più che bibliche, visto che Tsu-Ahs spedì gli uomini in ogni angolo della galassia, per creare tante colonie e avere più forza per combattere i tefflani. A proposito, la razza Teff-Hellani esiste da sempre nelle viscere del mondo e consiste in diavoli pelosi, carnivori, procreatori dei caproni. Simpatica, vero?
Di seguito un breve estratto per comprendere quanto, l’azione narrata in un libro così datato, ricordi Guerre Stellari:
“Una vampa luminosa, che riusciva quasi dolorosa fisicamente, colpì Aarn Munro che si mosse inquieto e quindi balzò in piedi. Si trovava di fronte al finestrino di controllo e, all’esterno, poteva vedere sei navi, ciascuna lunga una settantina di metri, di forma affusolata, ad ago, con una piccola cabina di comando e un anello di proiettori a prua. E ogni nave puntava la prua verso la Sunbeam solo di tanto in tanto, quelle navi avevano un guizzo laterale e quindi tornavano nella posizione di prima, cioè orientate decisamente verso la Sunbeam. E da quelle navi partivano potenti raggi di luce azzurrina che investivano l’astronave sperimentale di Spencer.”
Interessante la spiegazione sull’estinzione dei Neanderthal: i membri della razza madre che rimasero sulla Terra si stabilirono nel continente oggi chiamato Europa, persero la loro civiltà e si trovarono a lottare contro altri umani, tarchiati, bassi, incredibilmente brutti e cannibali per giunta. Dallo scontro tra magyani e Neanderthal ebbero origine le leggende sugli orchi e il mito di quegli uomini bestiali esiste tuttora. I magyani non erano Sapiens, o meglio, erano identici ai Sapiens che incontrarono in Africa e in America. E regredirono al livello di quei selvaggi dopo lotte numericamente impari, finendo per fondersi con loro.
L’arrivo sul pianeta Magya, con le sue lune, protetto dalla flotta in assetto difensivo, meriterebbe una lunga e spettacolare scena hollywoodiana al cinema. E il territorio sorvolato dalla Sunbeam, cosparso di chiazze di devastazione radioattiva, sottolinea l’aspra guerra in atto da vincere assolutamente.
Ormai i terrestri sono perfettamente integrati nello scenario bellico e mettono a disposizione dei buoni le loro scoperte: gli accumulatori antigravità, l’atmosfera magnetica che rende inerti le torpedini Shal e ferma i fulmini globulari, e infine il raggio collettore. E i tefflani assaltano con le onde ultrasoniche e altre terribili armi di distruzione di massa. Siamo in piena Space Opera!
Quello
che colpisce, durante tutta la vicenda, è la totale sicurezza che il
nemico sia malvagio fino al midollo e debba essere annientato. I tefflani sono tecnologicamente evoluti, eppure ogni tredici lune
fanno una cerimonia in onore del dio Pakka, durante la quale bevono
il sangue di un nemico catturato e mangiano la sua carne. E nel caso
non abbiano sottomano il malcapitato prigioniero si nutrono di uno
della loro stessa razza! Orrore, brivido e raccapriccio! Non a caso i
terrestri li definiscono “i maledetti musi rossi”, un po' come
avveniva con gli odiati nemici nipponici “i maledetti musi gialli”
durante la Seconda Guerra Mondiale. Da notare che lo scrittore si riferisce ai tefflani come "esseri di un'altra razza" ma, a giudicare dal loro aspetto, dovrebbero far parte di un'altra specie!
Aarn prepara un piano d’attacco genocida che prevede l’uscita dall’orbita delle due lune Ma-ran e Ma-kanee, per farle precipitare la prima contro la luna Teff-ran e la seconda contro il pianeta Teff-el.
E il colpo di scena? I tefflani sferrano un attacco a sorpresa contro Magya, bombardandola con ordigni che sviluppano tenui fiamme azzurrine, apparentemente innocue, che però spargono un catalizzatore che combina l’azoto con l’ossigeno e incendia l’atmosfera. Ma il chimico terrestre Carlise, come faceva sempre lo scienziato Zarro, trova la soluzione. Neutralizza l’arma nemica e salva il pianeta dei buoni. E naturalmente che fanno i buoni nelle pagine successive? Compiono il genocidio! Scagliano le lune kamikaze contro il mondo nemico scatenando una fornace che ingoia ogni forma di vita: soldati, civili, eventuali cani e gatti alieni...
La fantasia è fervida, tuttavia la mentalità è piuttosto coloniale, razzista e sprezzante nei confronti delle diverse forme di vita. Pensare che una guerra non termini con la resa del perdente, ma col suo totale annientamento è qualcosa di tremendo.
Dopo tutte queste riflessioni spero che nessuno me ne voglia se ho osato criticare uno scrittore classico e soprattutto se ho fatto spoiler. Anche perché se dal 1935 c’è ancora qualcuno che non ha ancora letto il libro e si lamenta per lo spoiler... Beh, merita solo un cespuglio di schiaffi.
Buon commento...comunque lo sciovinismo umano era una caratteristica di quasi tutti gli scrittori di fantascienza dell'epoca. Nella stragrande maggioranza di queste opere pulp la guerra procede fino allo sterminio totale dei non-umani. Ad ogni modo, come giustamente tu sottolinei , in questi romanzi dei primordi ci sono già i semi di Star Trek e Star Wars. Per quanto ingenue e piene di stereotipi razzisti, infatti, queste opere sono la base della space opera moderna, e per questo vanno conosciute. Ti auguro buona lettura degli altri due romanzi del ciclo.
RispondiEliminaSaluti.
Li leggerò senz'altro e grazie!
EliminaFammi sapere cosa ne pensi della storia del pianeta Myrya....secondo me è la parte migliore, perché mostra una fantascienza più adulta e articolata. Sul resto poco da dire... è un genocidio come quello dei tefflani, ma preceduto da una serie di scontri memorabili tra flotte di corazzate spaziali (in pratica è Star Wars sputato). Il terzo libro della trilogia invece si conclude in modo del tutto diverso (era ora!). Non credo valga la pena di mandarti il ciclo di Arcot, Wade e Morey (l'altro pulp) perché è praticamente uguale (tranne i genocidi, che in questo caso mancano. Meglio che ti leggi The Moon is Hell, buon romanzo breve d'epoca. Se li vuoi, comunque, posso rimediarli.
EliminaCon calma leggerò tutto.
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