Foundation è ben realizzata dal punto di vista degli effetti speciali e della ricostruzione scenografica. Le astronavi, i mondi e le creature aliene che affollano gli episodi non hanno niente da invidiare ai kolossal di fantascienza passati in sala in questi ultimi anni. Tuttavia, lo spettatore appassionato delle opere asimoviane ha l’impressione di vedere un’altra cosa rispetto a ciò che aveva letto, magari molti anni prima.
In parte è così: l’aumento dell’azione, l’inserimento degli intrecci amorosi, l’ampio spazio dato ai personaggi imperiali e l’introduzione di qualche nuovo personaggio provocano questo effetto. Ma la trama originale, per fortuna, è rimasta pressoché intatta.
Hari Seldon, utilizzando la Psicostoria, predice il crollo dell’Impero in almeno cinquecento anni. Propone all’Imperatore la costruzione di una Fondazione per salvare la cultura dell’umanità e ridurre il più possibile i secoli di barbarie che seguiranno. Viene esiliato sul lontanissimo pianeta Terminus insieme al suo collaboratore Dornick e a tutti gli uomini e le donne scelti per la missione. Naturalmente Seldon aveva previsto anche questo e voleva assolutamente la sua Fondazione distante da Trantor.
Quello che si nota subito, visionando la serie, è un forte rafforzamento dell’elemento femminile rispetto al cartaceo. Forse perché la produttrice esecutiva è Robyn Asimov, la figlia di Isaac Asimov. Oppure solo per marcare le differenze tra i romanzi e la loro trasposizione sul piccolo schermo.
Il primo personaggio a cambiare sesso è il matematico Gaal Dornick, che da uomo nel romanzo diventa, nella serie, una giovane ragazza. Poi tocca al robot R. Daneel Olivaw, presente sia nel Ciclo dei Robot che in quello delle Fondazioni, qui eminenza grigia dell’Imperatore col nome di Eto Demerzel e l’aspetto di una donna. Ma il trauma più grave, per chi lesse i libri nel lontano 1987 come me per esempio, è il personaggio del sindaco di Terminus Salvor Hardin. Nella serie Apple diventa il guardiano Salvor, naturalmente donna e per nulla riluttante all’uso della violenza. Infatti gira sempre con un megafucile a tracolla! Le sorprese non finiscono qui, visto che il suo boyfriend Hugo, pilota di una nave da trasporto e commerciante intergalattico, ricorda in qualche modo Han Solo (soprattutto quando regala ai bambini della Fondazione la cioccolata corelliana). A proposito: la famosa frase di Salvor «La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci» la pronuncia suo padre Abbas nel quarto episodio.
Un altro dettaglio modificato rispetto ai romanzi è la figura dell’Imperatore. Asimov lo presenta come Linge Chen, ufficialmente il presidente della Sicurezza ed ufficiosamente sovrano assoluto. Nella serie, invece, l’Imperatore Cleon I si clona da migliaia di anni in tre individui che regnano contemporaneamente: Alba (il bambino), Giorno (l’adulto nel pieno della sua fierezza) e Tramonto (il vecchio). L’ottima idea introdotta dagli sceneggiatori va a migliorare la rappresentazione dell’Impero del futuro, tecnologicamente avanzato, con un dominio esteso sull’intera galassia.
Nel corso degli episodi vengono evidenziate le differenze tra le varie copie dell’Imperatore. Le scelte considerate giuste da una copia e sbagliate da un’altra e le aspirazioni della copia in base alla sua età. Non ricordavo un simile approfondimento del Potere Assoluto nei libri e comunque lo trovo molto interessante.
A proposito di differenze: i cloni non possono averne, infatti ci sarà una sorpresa!
Su Terminus torreggia la Volta (il Vault) sospesa a un metro da terra, come il famoso Monolite di 2001: odissea nello spazio. Nessuno, nella Fondazione, sembra sapere che è stata inviata sul pianeta prima dei coloni e perché il suo misterioso campo nullo tiene gli organismi viventi a distanza. Nei libri, il Vault è programmato per aprirsi durante le “Crisi Seldon”, cioè nelle situazioni più critiche della storia galattica e già nel terzo episodio arriva la prima crisi: le astronavi di Anacreon minacciano l’avamposto dell’Impero, soldati armati sbarcano e restano per il momento bloccati dalla barriera energetica che lo circonda.
Le barriere energetiche protettive mi colpirono parecchio leggendo i romanzi. Ricordo ancora (vagamente per la verità) il sovrano barbaro, messo sotto scacco dalla mossa dell’astuto dirigente della Fondazione, che perde la pazienza e cerca di ucciderlo sparandogli con la pistola. Il colpo rimbalza sulla barriera energetica e l’atto di violenza si trasforma in suicidio.
In definitiva non bisogna guardare il serial sfogliando i libri pagina per pagina a caccia di ciò che è stato cambiato. Qualcosa è stato certamente cambiato, per ottenere un buon prodotto televisivo. Ma quello che conta è che lo spirito dell’opera originale c’è ancora tutto, basta togliersi gli occhiali del ricordo.
Grazie, Isaac Asimov!
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Aggiornamento dopo la visione dell'intera prima stagione:
“La serie è solo basata sull’opera di Asimov perché riproporla fedelmente non sarebbe stato attuale e avrebbe allontanato i giovani”
Quante stagioni vogliono farci e soprattutto, sono sicuri di riuscire a farle seguendo questa politica? Forse sarebbe stato più saggio fare una stagione per Cronache della galassia, una per Il crollo della galassia centrale e l'una per L'altra faccia della spirale. Tutte e tre più fedeli ai libri e quindi meno "desaurizzate" (come ha scritto qualcuno). I prequel e i sequel si sarebbero potuti utilizzare in un secondo momento realizzando delle serie Spin-off. Il rischio di veder crollare gli ascolti e chiudere dopo un paio di stagioni è alto ed è già successo per altre serie (per esempio Visitors o I Sopravvissuti). Io avrei sfruttato la potenza narrativa dei primi tre romanzi di Asimov, anche perché è vero che Star Trek conta molte serie composte da tante stagioni e seguite da innumerevoli fans... ma è partito da una serie nata per la TV. Qui, invece, per la TV si parte da zero.
Meglio guardare Le Tagliatelle di Nonna Pina.
RispondiEliminaQuesto gli occhiali del ricordo non se li vuole togliere... oppure si è fatto un po' di LSD, visto che riesce a "guardare" una canzone.
RispondiEliminaDubito che chi segue Antonella Clerici abbia troppa passione per la fantascienza. Sarà un buontempone emissario commandos in missione guerriglia dal gruppo facebook.
EliminaInfatti su Facebook ci sono un mucchio di commenti insulsi. Anche se non ho ancora visto la serie, come ben sai conosco il ciclo di Asimov quasi a memoria e proprio per il fatto che ci sono molti più ragionamenti che azione lo rende poco adatto ad essere portato sullo schermo così com'è: quindi serve per forza un reboot. Che possa venire bene o male è un altro paio di maniche e se ne può discutere, e infatti ci sono anche pareccchi apprezzamenti e critiche serie, il che significa che l'opera fa discutere e quindi va considerata riuscita. Almeno comunica qualcosa.
RispondiEliminaConcordo. Non si può trasferire sullo schermo l'opera cartacea così com'è, qualche aggiustamento è per forza inevitabile.
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