Eravamo ormai al 2070 e la tanto proclamata colonizzazione di Marte era ancora in alto mare. Negli anni ‘20 Elon Musk aveva riempito di entusiasmo milioni di sognatori col suo SpaceX. Ciò nonostante, la montagna aveva partorito il topolino e perfino la base lunare era lungi da essere terminata.
Fu proprio a fine gennaio del 2071 che la NASA scovò uno sciame di oggetti sconosciuti in avvicinamento nello spazio tra Urano e Nettuno. In un primo momento si pensò a piccoli asteroidi, ma le dimensioni identiche di ciascun oggetto e il procedere in formazione alla medesima distanza l’uno dall’altro confermarono che doveva per forza trattarsi di una flotta di astronavi. Lo scalpore tra l’opinione pubblica e la preoccupazione di tutte le nazioni del mondo salirono a livelli altissimi. Non c’era tempo per approntare difese nello spazio, magari nei pressi della stazione spaziale internazionale. E da terra, gli ordigni nucleari lanciati contro il nemico l’avrebbero colpito solo dentro la stratosfera, con una ricaduta radioattiva letale per l’intera umanità.
Eppure, eravamo proprio sicuri che la missione degli extraterrestri fosse l’invasione?
Ci sbagliavamo di grosso! I visitatori non puntavano affatto sulla Terra, il loro obiettivo era Marte e si capì dall’assestamento della loro rotta dopo che ebbero oltrepassato Giove. Raggiunsero il pianeta rosso e lo circondarono, i nostri telescopi riuscirono a individuare migliaia di piccole navicelle che scendevano sulla superficie. Qualcuno ci stava precedendo in quella colonizzazione che per tanto tempo avevamo annunciato senza poi attuarla veramente.
Messaggi radio incomprensibili furono il tentativo continuo di comunicazione aliena a cui rispondemmo con altrettanti messaggi in forma matematica e linguistica (fu scelto l’inglese per evitare confusione).
La tecnologia avanzata permise ai visitatori di tradurre il nostro linguaggio in meno di un mese e a quel punto ricevemmo la prima videocomunicazione da Marte. L’essere che apparve sugli schermi di tutto il mondo fu un umanoide dai tratti felini, sicuramente estraneo alle tipiche creature terrestri, ma tutto sommato di aspetto migliore dei tanti mostri spaziali immaginati nei film e nei libri di fantascienza.
L’extraterrestre presentò la sua specie al genere umano, specificando che il suo mondo era ormai morto, ingoiato dall’inferno generato dalla sua stella trasformata in supernova. Erano in cerca di una nuova casa e la scelta di Marte era dovuta proprio alla bassa concentrazione di ossigeno nell’atmosfera e al clima molto più freddo di quello terrestre. Inoltre, su un pianeta densamente popolato come la Terra, il gruppo di profughi avrebbe sicuramente avuto problemi di coesistenza e integrazione. Mentre il pianeta disabitato, sottoposto a una leggera terraformazione, si sarebbe rivelato perfetto per iniziare una nuova vita.
La nostra risposta fu affidata agli uomini più potenti del pianeta (questo non interessava certo agli alieni, ma era necessario per mantenere il delicato equilibrio politico tra le superpotenze). Così parlarono il Presidente degli Stati Uniti, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, il Presidente della Federazione Russa e il Presidente dell’Europa. Tutti diedero il benvenuto ai nuovi vicini che d’ora in poi sarebbero vissuti nel Sistema Solare e auspicarono un proficuo scambio di nozioni scientifiche per permettere al pianeta Terra un importante balzo tecnologico.
L’extraterrestre assicurò che la sua gente era ben felice di condividere la propria scienza con chi si stava dimostrando così accogliente, tuttavia si stupì dell’alto numero di capi costretti in un solo mondo e chiese se questo non avesse per caso causato guerre, in passato.
La risposta dei “capi” fu imbarazzata e talmente evasiva da non essere capita.
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