Emerse
dall’acqua, liscia e lucida. Spostò grandi quantità di liquido
mentre si alzava. Aveva una forma che ne esaltava l’acquaticità:
le ali basse laterali, quella dorsale e le due posteriori sembravano
pinne. L’astronave del popolo acquatico prese il volo al largo
dell’isola controllata dai Tlazk, provocando un’incredibile scia
di vapore acqueo.
Da
terra la videro subito, i fucilieri presero posizione. Gli artiglieri
puntarono la contraerea.
«Ci
stanno attaccando, Magtauker?» domandò Borgen, preoccupato,
seguendo gli avvenimenti da dentro il bunker di osservazione. «Noi
non possiamo aiutare una fazione a svantaggio di un’altra. Ma ci
difenderemo, se attaccati».
Altri
Marine erano alle sue spalle. Diego, tra loro, armò la pistola. I
led luminosi si accesero in sequenza indicando il massimo
dell’energia disponibile. Kira, invece, continuò a guardare
affascinata quell’elegante nave che somigliava in modo
impressionante a un enorme pesce della Terra.
Arrivò
proprio sopra di loro. Se si trattava di un attacco, era il momento
di reagire.
«Fuoco!»
ordinò Magtauker.
Accecanti
lampi di luce balenarono dai cannoni della contraerea e colpirono il
nemico. Esplosioni tremende squassarono lo scafo.
Il
fumo si diradò, le ammaccature e i danni apparvero visibili, ma non
ingenti. I Saytrac non risposero al fuoco e atterrarono.
Magtauker
ordinò ai suoi di interrompere le ostilità.
«Non
hanno sparato, forse vogliono scambiare qualcosa con noi».
«È
questo il vostro modo di iniziare trattative diplomatiche?» si stupì
Kira.
«Ne
esiste uno migliore?».
Il
Capitano scosse il capo, rassegnata.
Il
portello stagno dell’astronave scricchiolò, si aprì e una luce
fioca lasciò intravedere le figure in ombra che uscivano.
Tre
Saytrac con le teste avvolte dalle sfere liquide scesero e avanzarono
verso il bunker di osservazione; due erano armati. Il terzo portava
con sé un oggetto di discrete dimensioni.
Come
portelli di un antico galeone, innumerevoli aperture sulla fiancata
dello scafo rivelarono altrettanti Saytrac con disintegratore
puntato, coprivano la delegazione incaricata di chissà quale
trattativa.
«Usciamo,
chiedono un incontro per parlare» disse Kira.
«Ma
i Saytrac non parlano!» intervenne il Colonnello.
«In
qualunque modo comunichino, lo vogliono fare ora».
Mentre
Magtauker, scortato da alcuni dei suoi, usciva seguito da Borgen,
Diego afferrò Kira per un braccio.
«Non
rischiare inutilmente, andrò io».
«Senza
armatura?».
«Senza
armatura e con questi ingombranti riciclatori, secondo gli ordini».
A
quell’accenno, Kira si rivolse subito al Colonnello. «Perché
abbiamo dovuto dismettere l’attrezzatura da battaglia?».
«Non
siamo venuti su Bhlyss per combattere i rettiliani, con l’armatura
risulteremmo sicuramente più minacciosi. Non perdiamoci in
chiacchiere, venitemi dietro».
Andarono
incontro a quegli strani rettili acquatici camminando lentamente,
senza dare il minimo segno di ostilità.
Quando
furono di fronte, i Saytrac li guardarono con i loro occhi senza
pupilla, completamente neri. La bolla d’acqua che fungeva da casco
per rifrazione ne deformava il volto.
La
loro pelle iniziò a cambiare colore: chiazze, macchie e puntini si
alternarono a gialli intensi e grigi scurissimi, passando poi
velocemente a molte altre sfumature.
«Il
loro modo di comunicare» disse Magtauker e accettò l’oggetto che
gli offrivano. Si rivolse poi agli Umani, in particolare a Kira.
«Vogliono che lo indossiate al posto dei vostri goffi riciclatori».
«Cos’è?».
«Un
respiratore, uguale ai loro».
I
Terrestri osservarono lo strano equipaggiamento che il Tlazk stava
per consegnare a Kira. Sembrava un’armatura protettiva per spalle e
torace. Regolabile, con un largo collare adatto ad avvitarci un
casco. Il sistema appariva poco ingombrante e leggerissimo.
«Passami
una delle tue cartucce d’aria, Terrestre».
Kira
obbedì, ancora incerta sulle intenzioni del rettiliano.
Con
uno spinotto adattabile, Magtauker forzò la cartuccia e l’aria
entrò in circolo in quella strana attrezzatura.
«Fatto,
ora puoi indossarlo. Se lo riterrai adatto, ne hanno altri per i tuoi
compagni».
Indecisa
ma fiduciosa, Kira sganciò la sua pesante bardatura, trattenne il
fiato e indossò quell’agile corsetto. Attese che il rettile le
passasse un casco.
«Respira,
si attiverà automaticamente».
Kira
lo guardò, incredula. Se avesse respirato senza un casco, le sarebbe
entrata nei polmoni quella fetida miscela di gas velenosi che
componevano l’atmosfera di Bhlyss. Sarebbe morta in una manciata di
secondi.
«Fidati»
la incalzò Magtauker.
Non
aveva altre scelte, dovette fidarsi e respirare.
Subito
si formò una bolla d’aria respirabile intorno alla sua testa,
partendo dal collare..
Era
un casco, senza il casco.
«Incredibile,
respiro aria fresca.» disse poi Kira. «Questa tecnologia è
migliore della nostra».
«È
tecnologia Saytrac» spiegò Magtauker. «Loro la usano per
attaccarci quando escono dal mare. Hanno una bolla d’acqua intorno
alla testa che si rigenera continuamente, come se fossero ancora
negli abissi».
Borgen
guardò i Saytrac. La loro pelle continuava a mutare colore: rosso
fuoco, verde mare e poi grigio, giallo paglierino, amaranto.
«Cosa
stanno dicendo?» si informò il Colonnello.
Magtauker
osservò per qualche istante quel caleidoscopio cutaneo. «Vi
ringraziano per l’aiuto ricevuto in battaglia. Sono venuti perché
voi siete qui e sono costretti a darvi la loro protezione nella terra
dei nemici Tlazk, cioè noi».
«A
fornirci protezione?».
«Così
dicono» si incupì lo scienziato. «Ma già sapete che non ne avete
bisogno».
Borgen
aprì la bocca per controbattere, ma fu catturato da quella
meravigliosa invenzione che gli permetteva di respirare senza gli
ingombranti riciclatori.
«Quest’affare
funziona con qualsiasi miscela fluida o gassosa.» comprese. «Ne
analizza un campione e lo riproduce all’infinito, cambiando la
chimica dell’atmosfera che lo circonda. Dobbiamo portarlo sulla
Terra, è una scoperta importante».
Si
volse verso i Saytrac. Lo guardavano da dentro i loro caschi-bolla.
Anche
lui li osservò. I loro occhi completamente neri, senza espressione,
forse celavano l’intelligenza più grande su Bhlyss. Dei tempi in
cui era stato un giovane sottotenente impegnato nella repressione
delle rivolte rettiliane alla dominazione imperiale, ricordò come al
governo centrale interessassero solo le risorse estrattive e
produttive di quel pianeta. Nessun insediamento di coloni, nessuna
città con civili, nessun tentativo di terraformazione. Gli Umani
avevano pensato solo a depredare, scartando gli ambienti più ostili.
Per questo i Saytrac, che vivevano sott’acqua, furono quasi
ignorati.
Solo
ora veniva a conoscenza di un apparecchio innovativo che i suoi
simili avrebbero potuto prendere in qualsiasi momento, ma che, per
arroganza e presunzione, si erano lasciato sfuggire. E, adesso, gli
antichi nemici gliene facevano dono.
«D’accordo,
Magtauker» disse infine il Colonnello. «Comunicagli che accettiamo
volentieri la loro tecnologia. Me ne servono molti, di questi
aggeggi».
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