venerdì 31 luglio 2020

Space Force, una serie Netflix




La serie Space Force, targata Netflix, è geniale per la sottile satira che esprime nei confronti del Presidente più cowboy che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. Creata da Greg Daniels e Steve Carell, che interpreta anche il generale a quattro stelle Mark R. Naird, racconta le avventure dell’inutile e assurda armata decisa dal potentissimo, ricchissimo, ma tutt’altro che saggio presidente Donald Trump.
Lo scetticismo dei creatori della serie per la Space Force è reso dal personaggio interpretato da John Malkovich, il dottor Adrian Mallory, dedito a smontare continuamente le ottuse certezze militari di Naird. Tuttavia è proprio a Naird che va la simpatia dello spettatore fin dalla prima puntata: è un generale sempre più simile a Paperino per via delle peripezie che lo travolgono, il cui zio Paperone deve per forza essere quel Donald Trump percepito come Donald Duck dai due ideatori burloni.
La Space Force, ufficialmente istituita per proteggere gli interessi americani nello spazio, è un’idea stupida! Perché lo spazio non è il Klondike, lo spazio non è di chi arriva prima. Lo spazio è troppo vasto per l’uomo e non lo si può guardare con gli occhi, appunto, del cowboy.
Durante la Guerra Fredda ci fu la gara alla conquista dello spazio tra sovietici e yankees, che terminò con l’allunaggio del 1969. Ma l’entusiasmo si esaurì presto, appena fu chiaro quanto fosse impossibile colonizzare il sistema solare, soprattutto da parte di una sola nazione della Terra. Nel 2020 solo la collaborazione scientifica tra le potenze mondiali può portare a qualche risultato e gli scienziati, non i militari, devono guidare l’esplorazione. Con idee innovative come per esempio il progetto delle vele solari che potrebbero raggiungere Alpha Centauri in soli vent’anni.
Tornando a Space Force, traspare il ridicolo razzismo di Naird nei confronti del dottor Chan Kaifang e fa sorridere l’ovvia diffidenza verso l’osservatore russo Yuri Telatovich, imposto dal Presidente. Fioccano battute affilate e beffarde, come quando Naird chiede quanto costa il missile di prova e gli viene risposto “tre scuole medie”, oppure durante il discorso pasticciato con gli stivali americani che calpesteranno di nuovo la Luna. In cui afferma che saranno stivali fatti in Bangladesh o in Thailandia, certo, ma avranno al loro interno piedi americani! E memorabile è l’osservazione soddisfatta, mediante telescopio, del satellite a stelle e strisce appena messo in orbita. Con conseguente esclamazione “Maledetti figli di puttana!” appena il ben più grande satellite cinese l’affianca tagliandogli le ali.
Spassose sono pure la mimetica a crateri dei cosmonauti e le onorificenze sulla divisa dei generali, molto più lunghe di quelle che hanno i veri generali statunitensi.
La vita privata di Naird, poi, è una catastrofe: la perfetta famiglia americana esplode e sua moglie è reclusa in carcere. Con la figlia ha sbagliato tutto e viene sottolineato nel flashback in cui l’accontentava da bambina aggiungendo sempre più panna al gelato.
La First Lady che veste i soldatini della Space Force con una linea estremamente pacchiana di uniformi è un’altra sferzante stoccata al Presidente. E i personaggi di Anabela Ysidro-Campos e Nancy Pitosi, chiaramente ispirati a Alexandria Ocasio-Cortez e Nancy Pelosi, che torchiano Naird durante la sua richiesta di fondi pubblici, la dicono lunga sull’inclinazione pro-democratici della serie. Tenendo ben presente che perfino alcuni repubblicani illustri hanno dichiarato che voteranno per Biden alle prossime elezioni presidenziali.
Alla fine Space Force è molto divertente e in qualche modo riprende la comicità che fu del film M*A*S*H, di Robert Altman e della relativa serie TV, incentrati sulla guerra in Corea ma realizzati per criticare il Vietnam di Nixon. Del resto nel libro Altman racconta Altman, il regista spiegò che quella del suo film era certamente la Corea, ma per lui restava il ben più contemporaneo (per l'epoca) e drammatico Vietnam.


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