La serie Space Force, targata
Netflix, è geniale per la sottile satira che esprime nei confronti
del Presidente più cowboy che gli Stati Uniti abbiano mai avuto.
Creata da Greg Daniels e Steve Carell, che interpreta anche il
generale a quattro stelle Mark R. Naird, racconta le avventure
dell’inutile e assurda armata decisa dal potentissimo, ricchissimo,
ma tutt’altro che saggio presidente Donald Trump.
Lo scetticismo dei creatori della
serie per la Space Force è reso dal personaggio interpretato da John
Malkovich, il dottor Adrian Mallory, dedito
a smontare continuamente le ottuse certezze
militari di Naird. Tuttavia è proprio a
Naird che va la simpatia dello spettatore fin dalla prima puntata: è
un generale sempre più simile a Paperino per
via delle peripezie che lo travolgono, il
cui zio Paperone deve per
forza essere quel
Donald Trump percepito
come Donald Duck dai due ideatori burloni.
La Space Force,
ufficialmente istituita per proteggere gli interessi americani nello
spazio, è un’idea stupida! Perché
lo spazio non è il Klondike, lo spazio non è di chi arriva prima.
Lo spazio è troppo vasto per l’uomo e non
lo si può guardare con gli occhi, appunto,
del cowboy.
Durante la Guerra
Fredda ci fu la gara alla conquista dello spazio tra sovietici e
yankees, che terminò con l’allunaggio del 1969.
Ma l’entusiasmo si esaurì presto, appena
fu chiaro quanto fosse impossibile colonizzare il sistema solare,
soprattutto da parte di una sola nazione della Terra. Nel 2020 solo
la collaborazione scientifica tra le potenze mondiali può portare a
qualche risultato e gli scienziati, non i militari, devono guidare
l’esplorazione. Con idee innovative come per esempio il progetto
delle vele solari che potrebbero raggiungere Alpha Centauri in soli
vent’anni.
Tornando a Space
Force, traspare il ridicolo razzismo di
Naird nei confronti del dottor Chan Kaifang
e fa sorridere l’ovvia diffidenza verso l’osservatore russo Yuri
Telatovich, imposto dal Presidente. Fioccano
battute affilate e beffarde, come quando Naird chiede quanto costa il
missile di prova e gli viene risposto “tre scuole medie”, oppure
durante il discorso pasticciato con gli stivali americani che calpesteranno di nuovo la Luna. In
cui afferma che
saranno stivali fatti in Bangladesh o in
Thailandia, certo, ma avranno al loro interno piedi americani! E
memorabile è l’osservazione soddisfatta, mediante telescopio, del
satellite a stelle e strisce appena messo in orbita. Con
conseguente esclamazione “Maledetti figli di puttana!” appena il
ben più grande satellite cinese l’affianca tagliandogli le ali.
Spassose
sono pure la
mimetica a crateri dei cosmonauti e le onorificenze sulla divisa dei
generali, molto più lunghe di quelle che hanno i veri generali
statunitensi.
La vita privata
di Naird, poi, è
una catastrofe:
la perfetta famiglia americana esplode e
sua moglie è reclusa in carcere. Con la figlia ha sbagliato tutto e viene
sottolineato nel flashback in cui l’accontentava da bambina
aggiungendo sempre più panna al
gelato.
La First Lady che
veste i soldatini della Space Force con una linea estremamente
pacchiana di
uniformi
è
un’altra sferzante stoccata al Presidente. E
i personaggi di Anabela
Ysidro-Campos
e
Nancy Pitosi, chiaramente
ispirati a
Alexandria Ocasio-Cortez e Nancy Pelosi, che
torchiano Naird durante la sua richiesta di fondi pubblici, la
dicono lunga sull’inclinazione pro-democratici della serie. Tenendo
ben presente che perfino alcuni repubblicani illustri hanno
dichiarato che voteranno per Biden
alle
prossime elezioni presidenziali.
Alla fine Space
Force è molto divertente e in qualche modo riprende la comicità che
fu del film M*A*S*H, di Robert Altman e della relativa serie TV,
incentrati sulla guerra in Corea ma realizzati per criticare il
Vietnam di Nixon. Del resto nel libro Altman racconta
Altman, il regista spiegò che quella del suo film era
certamente la
Corea, ma per lui restava il ben più contemporaneo (per l'epoca) e drammatico
Vietnam.
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