giovedì 15 ottobre 2020

Base Lunare Alfano

 

Sto ancora ridendo per l’ironia contenuta in questo racconto, che potrà essere apprezzato solo da chi amò l’ormai preistorica serie TV Spazio 1999.

Gianluca Gemelli fonde la politica italiana con la fantascienza britannica e inonda la fusione con una forte dose di umorismo. Il risultato sono il comandante John Letta, la dottoressa Helen Bonino, il professor Victor Saccomanni e il commissario politico Alfano, impegnati nel rovesciamento completo della trama originale.

Da leggere tutto d’un fiato!

 



SEPARAZIONE – Gianluca Gemelli


Il comandante John Letta guardava preoccupato la Terra sorgere dall’orizzonte lunare. La Terra... Così vicina eppure così lontana... Gli sembrava strano, in ogni caso, che il suo destino e quello di tutti i residenti della Base Lunare Alfano, dipendesse da decisioni prese sulla Terra.

Mentre sulla Terra i membri della Commissione Democratica Spaziale discutevano, bevendo cappuccini, seduti in comodi uffici, o magari passeggiando in un giardino... Mentre dibattevano su realtà di cui conoscevano poco o nulla, lui e i suoi lavoravano duramente ogni giorno, in spazi angusti, bevendo acqua riciclata e respirando aria viziata, cercando di tener sotto controllo lo spread magnetico.

Perfino Alfano, il geniale commissario politico che era riuscito a dare il proprio nome al progetto della base lunare, perfino lui ora era caduto in disgrazia, e si trovava chissà dove alla deriva nello spazio! Com’erano lontani i tempi della sua ascesa politica! Voltare le spalle all’anziano presidente di Forza Spazio, che a suo tempo era sembrata la cosa giusta da fare, si era rivelata una scelta suicida.

E lui? John Letta? Sulla Luna aveva fatto un buon lavoro, ne era sicuro. Tutti davano per scontato che la base lunare sarebbe stata abbandonata, a causa degli enormi costi e della crisi economica. E anche per quel campo magnetico che non faceva che aumentare, per motivi misteriosi, nella zona della discarica di Malacratere. La Base Lunare Alfano sembrava spacciata. Forse per questo ci avevano mandato lui, lassù.

Invece negli ultimi mesi era riuscito a tenere unito il personale male assortito della base e a rimandare per ben tre volte il pagamento della temuta IMU (Illegal Moon Use) che minacciava di far fallire la base. Quanto allo spread magnetico, grazie agli sforzi del professor Victor Saccomanni, finalmente era tornato a scendere.

John, sei preoccupato?

La dottoressa Helen Bonino gli si era avvicinata. Lei era in ansia se lui lo era. C’era una decisa empatia, tra i due.

Io? No, preoccupato no. Non direi. Solo... Mi dispiace di dover abbandonare tutto. Proprio ora che... Ancora un po’ e, con il piano dei risparmi, la raccolta dell’uranio porta a porta e la privatizzazione delle Aquile... Ancora un po’ e avrei potuto riportare questa dannata base lunare in attivo. Oh, Helen, se soltanto mi dessero ancora fiducia, se soltanto mi lasciassero lavorare!

Hai fatto molto, John. Il resto non dipende da te. È il nuovo presidente della Commissione Democratica Spaziale, lo sai. Lui è geloso della tua popolarità. Gli alti costi della Base Lunare Alfano sono solo un pretesto.

Ho trovato una situazione... Quando sono arrivato qui, intendo. Sprechi di tutti i tipi: Aquile blu a tutto spiano, risorse dissipate in assurdi esperimenti per fabbricare la birra sintetica... Ho cambiato tutto, e sono mesi che vivo di acqua riciclata e mi sposto con una mini-aquila, e la piloto personalmente. Sono un ottimo pilota. Ma ho tutti contro, ormai. E quel che è peggio, tutti noi quassù, tutti noi... stiamo per perdere il posto, e io non posso farci niente!

Oh, John! Non preoccuparti, un posto alla Commissione Spaziale Europea te lo rimediano sempre!

Sì, ma io...

La cicala sgradevole dell’interfono interruppe le sue riflessioni:

John! John! − il viso del professor Victor Saccomanni comparve in video sulla parete dell’ufficio del comandante.

Che succede, Victor?

Lo spread, John! Lo spread magnetico! Sta ricominciando a salire! Sta salendo velocemente! Dobbiamo mettere immediatamente in funzione il nostro piano di raccolta dell’uranio porta a porta!

C’è qualche rischio?

E me lo chiedi? Quel che abbiamo sempre temuto sta accadendo sotto i nostri occhi. Dobbiamo allontanare subito le scorie radioattive dalla discarica di Malacratere. Se non facciamo qualcosa, e se non lo facciamo adesso, rischiamo un disastro di dimensioni apocalittiche!

Cosa intendi per disastro di dimensioni apocalittiche?

Una gigantesca esplosione, John! Gigantesca!

Una esplosione gigantesca, dici? E potrebbe... Potrebbe...

Potrebbe? − domandò Victor Saccomanni.

John! Cos’hai in mente? − chiese preoccupata Helen Bonino.

Mi chiedevo se questa gigantesca esplosione di cui parli potrebbe far uscire la Luna fuori dall’orbita terrestre! − disse John Letta accarezzandosi la pelata.

Victor Saccomanni era perplesso.

Non lo so, John. In teoria è possibile... Ma non so se... John! John! Dove vai!

Ma il comandante non lo ascoltava più. Corse alla sua scrivania e premette il bottone che apriva la parete che separava il suo ufficio dalla sala controllo. Di fronte a lui comparve il pannello di controllo del computer e, in piedi accanto a una bottoniera di luci colorate, l’ufficiale di colore Davida Kienge, responsabile del computer.

Kienge! − chiamò il comandante. È occupato, il computer?

Veramente sta calcolando il numero di insulti ignoranti che ho ricevuto da parte della Lega Terrestre questo mese.

E ne avrà per molto?

Tutta la giornata, temo.

Interrompa l’operazione. Mi serve una risposta, subito.

John, che intenzioni hai? − chiese ancora la dottoressa Helen Bonino.

Kienge, chieda al computer quanto uranio bisognerebbe aggiungere alla discarica di Malacratere per ottenere un esplosione in grado di proiettare la Luna fuori dall’orbita terrestre!

Ma John! Sei impazzito?

Non capisci, Helen? Potremmo viaggiare nello spazio! Liberi! Senza più dipendere dalla Terra! Nessuno di noi perderebbe più il lavoro! Nessuno!

John! − Victor Saccomanni li raggiunse di corsa. − Forse ho capito le tue intenzioni. Ma devo metterti in guardia!

Victor! Forse l’esplosione di cui parlavi è la risposta a tutti i nostri guai!

John! È un rischio troppo grande! Potresti distruggere l’intera Luna!

Se c’è una possibilità di salvare la Base Alfano dalla chiusura, io voglio saperlo!

Ma ci sono calcoli difficili da fare, bisogna essere precisi... E noi non abbiamo tempo!

Per questo ho detto a Kienge di chiederlo al computer! Kienge! Che dice il computer?

Sta calcolando, comandante, − rispose la donna.

Ma John, non avrai veramente intenzione di separaci dalla Terra!

Perché no? Se Alfano si è separato da Forza Spazio, anche io posso separarmi dalla Commissione Democratica Spaziale!

Si ma noi altri? − obiettò Helen, indicando sé stessa e Victor Saccomanni.

Tutti noi, qui dentro siamo qualcuno, valiamo qualcosa. Sulla Terra non siamo nulla.

Helen e Victor tacquero, pensosi.

Se solo il computer ci desse una risposta positiva... − mormorò il comandante.

In quella il computer sputò finalmente una specie di scontrino fiscale, che finì nelle mani di Kienge.

Sì! La cosa è fattibile, comandante! − esultò la donna.

Renzi, tiè! − gridò il comandante Letta. − Victor! Annulla tutti i Porta a porta: ordina a tutte le Aquile di trasportare le scorie radioattive a Malacratere! Si parte!

 

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