«Ora
che ti ho spiegato il piano fin nei minimi particolari, dovrebbe
arrivare la cavalleria ad uccidermi e salvarti, proprio come nei
film».
In
un futuro privo di guerre, la colonia umana Adras è stata attaccata
e sterminata. Le prime indagini sui responsabili sembrano portare ad
una civiltà di robot senzienti che prospera a pochi anni luce di
distanza. Al generale Russel viene affidato l’incarico più gravoso
della sua carriera: formare e addestrare una squadra d’assalto per
affrontare i colpevoli e porre fine alla loro esistenza.
Riuscirà
il protagonista nel suo intento o questa si rivelerà la sua ultima
missione?
Chi
si cela realmente dietro il sipario e muove tutti come burattini?
Battaglie,
tradimenti, incubi e colpi di scena si alterneranno prima dello
scontro finale, attraverso una storia dai risvolti inaspettati.
Breve estratto dal capitolo 5:
Russel
andò verso il bancone, individuò il barista e ordinò una birra
scura. La bevanda arrivò dopo alcuni minuti d’attesa nei quali
Russel si dedicò all’osservazione di tutte le persone presenti,
constatando felicemente, ma non troppo, che la maggior parte di loro
erano criminali e ricercati, anche su più pianeti; la peggior feccia
del quarto Quadrante.
“È davvero buffo: l’umanità potrebbe essere salvata da un uomo che è considerato un criminale, un rifiuto, un reietto. In un’altra occasione, la cosa mi avrebbe fatto sganasciare dalle risate” pensò Russel.
Assaporò la birra e dopo averne trangugiato mezzo boccale, si girò verso il barista.
“Ehi, tu! Vieni qua!” gesticolò il generale, per attirare l’attenzione dell’uomo dietro al bancone.
Il barista sbuffò: sicuramente lo stava chiamando per lamentarsi di qualcosa. Si avvicinò a Russel con un sorriso sghembo, pensando già a quale scusa rifilare. Prese fiato per esprimergli tutta la sua comprensione, quando lo vide estrarre dei soldi da una tasca della giacca e appoggiarli sul bancone.
“Questi sono per te, ma prima voglio delle informazioni” lo avvisò Russel, sventolandogli sotto il naso le banconote.
“È davvero buffo: l’umanità potrebbe essere salvata da un uomo che è considerato un criminale, un rifiuto, un reietto. In un’altra occasione, la cosa mi avrebbe fatto sganasciare dalle risate” pensò Russel.
Assaporò la birra e dopo averne trangugiato mezzo boccale, si girò verso il barista.
“Ehi, tu! Vieni qua!” gesticolò il generale, per attirare l’attenzione dell’uomo dietro al bancone.
Il barista sbuffò: sicuramente lo stava chiamando per lamentarsi di qualcosa. Si avvicinò a Russel con un sorriso sghembo, pensando già a quale scusa rifilare. Prese fiato per esprimergli tutta la sua comprensione, quando lo vide estrarre dei soldi da una tasca della giacca e appoggiarli sul bancone.
“Questi sono per te, ma prima voglio delle informazioni” lo avvisò Russel, sventolandogli sotto il naso le banconote.
Il barista sembrava non aver neanche sentito la proposta, ma allungò comunque la mano per cercare di prendere i soldi. Russel la afferrò al volo, la strinse e strattonò l’uomo verso di sé. Lo guardò dritto negli occhi e gli ripeté nuovamente la frase: “Voglio delle informazioni” grugnì.
“Che cosa cerchi di così importante?” chiese, palesemente scocciato, il barista. Poi guardò Russel negli occhi e capì che non era il caso di fare il furbo.
“Sto cercando un comandante che abbia una nave da guerra con spazio sufficiente per il trasporto di parecchio materiale. Te lo ripeto, sturati le orecchie: un comandante con una nave. La paga è buona” ripeté, nuovamente, il generale, stringendogli la mano con rinnovato vigore.
“Ho capito! Non sono sordo, e lasciami la mano! Quei soldi sono per me?”. La faccia del barista venne deformata da una smorfia orribile.
“Sì; se mi darai le informazioni giuste, questi finiranno nelle tue tasche” rispose Russel, ricambiando con un sorrisetto maligno e lasciando lentamente la presa.
Dopo averci pensato un po’e aver scrutato le facce tra la folla, il barista indicò un ragazzo seduto a un tavolo: “Vedi quel tipo laggiù? Quello che sta armeggiando con le mutandine di quella cameriera. Lo vedi?”.
“Mi prendi per il culo o per scemo? Credi sia così pazzo da farmi scarrozzare da un ragazzino che avrà sì e no vent’anni?!” esclamò Russel, osservando il ragazzetto. Si girò nuovamente verso il bancone e tornò a fissare il barista con l’aria di chi ha finito la pazienza da molti anni.
“Ehi, amico! Mi hai fatto una domanda, no? Beh, quel tipo lì è la tua risposta, che ti piaccia o no. È l’unico veramente pazzo da poterti prendere a bordo della sua nave senza fare troppe domande, mio caro generale” esplose il barista, offeso fino al midollo. Ricambiò lo sguardo di Russel, assunse un’aria di chi la pazienza non l’ha mai avuta e, con uno strattone, sfilò i soldi dalla mano del generale e se ne tornò al suo lavoro.
“Così sia” sbottò il generale.
Andrea Bindella
«Nei
miei romanzi ci sono le mie passioni e le mie esperienze. Cerco
sempre di scrivere racconti che mi piacerebbe leggere come lettore.
Durante la scrittura mi estraneo dalla realtà e mi immergo
completamente nella storia, mi sembra quasi di sognare ad occhi
aperti e infatti mi affeziono molto ai personaggi dei miei romanzi.
Ogni volta che termino un libro, ho sempre qualche giorno di
malumore: è come perdere degli amici con cui hai condiviso la tua
quotidianità per mesi e che di punto in bianco spariscono nel nulla»
Andrea
Bindella è nato a Perugia e a dodici anni ha iniziato a scrivere
la sua prima opera, un libro di fantascienza intitolato Il Ritorno
delle Furie e “pubblicato” su un quaderno a quadretti, di
quelli che si usavano alle medie.
Pur
coltivando la scrittura come passione, dopo aver conseguito il
diploma all'Istituto Tecnico per Geometri, inizia gli studi in
Ingegneria Civile. Proprio in quegli anni - in Umbria - si stava
avviando la ricostruzione post terremoto del ‘97 e così Andrea
decide di lasciare l’università per dedicarsi alla libera
professione e aiutare la sua regione a rialzarsi dopo quei tragici
eventi.
Dopo
il "capolavoro" d’esordio delle medie, continua a
scrivere altre storie, tenendole tutte però, ben nascoste in un
cassetto, convinto che il livello qualitativo dei suoi testi non sia
sufficiente per essere proposto a un pubblico più vasto della
propria famiglia.
Quando
la crisi finanziaria ed economica del 2008 travolge il suo settore
professionale e tutto sembra perduto, ogni sacrificio fatto in quegli
anni buttato al vento, Andrea trova la forza e il sostegno per andare
avanti proprio nella scrittura: capisce che non serve piangersi
addosso e che occorre rimboccarsi le maniche. Scrivere lo spinge a
una continua riscoperta e crescita interiore; attraverso le parole,
Andrea condivide riflessioni e tematiche riguardanti la vita di ogni
giorno, cercando sempre il confronto per ampliare la propria apertura
mentale e soddisfare la propria insaziabile curiosità.
Oltre
alla scrittura, Andrea ama cucinare, ascoltare musica rock, pop e
jazz e fare lunghe passeggiate immerso nel rumore della risacca del
mare d’inverno.
Nel
2017 scopre il self-publishing; questa opportunità lo sprona a
trovare la forza di tirar fuori dal cassetto le sue storie e
pubblicarle.
Grazie! :-)
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