Stagione 1 - Episodio 25 - Un'anima per i Cylons
I
due Vipers virarono nel vuoto lasciandosi dietro una lunga scia di
vapore incandescente. Erano in avanscoperta. Dietro di loro, il
Galactica, con tutta la disperata flotta di navi cariche di
superstiti umani, li seguiva a distanza.
I
Cyloni avevano distrutto le Dodici Colonie e ora volevano sterminarne
anche gli ultimi sopravvissuti.
Erano
passati parecchi mesi dall’ultimo scontro con i Cyloni e il
comandante Adamo non aveva nessuna intenzione di abbassare la
guardia. Il viaggio verso il pianeta leggendario chiamato Terra,
rappresentava l’ultima ancora di salvezza.
Per
questo motivo procedeva con prudenza, un passo alla volta. Ordinava
il decollo dei caccia a gruppi di due e faceva monitorare loro la più
ampia porzione di spazio possibile, per creare un cuscino di
sicurezza intorno alla flotta. In questo modo un improvviso attacco
nemico poteva essere segnalato in anticipo, permettendo una difesa
migliore.
Il
Viper di Scorpion eseguì un’altra virata per mantenere la
formazione col compagno.
«Ehi,
Apollo... secondo me quelle teste di latta hanno paura!»
«Non
lo so... tutta questa calma non mi piace, credo che stiano preparando
qualcosa».
«Torniamo,
ho la partita a Pyramid che mi aspetta. Non vorrei che i ragazzi
fossero tristi per la mia assenza».
«Secondo
me festeggiano, mi sembra di ricordare che li hai spennati, l’ultima
volta».
«Ho
solo fortuna, ecco».
Apollo
attivò alcune levette sulla strumentazione interna del Viper. Il
display verde fece l’ennesima scansione.
«Niente,
anche questa zona è sicura. Rientriamo».
«Bene»
disse Scorpion «quando i barattoli troveranno un po’ di coraggio
li vedremo tornare. Ho i laser che mi prudono».
I
piloti azionarono il turbo sulla cloche e i Vipers accelerarono in
modo impressionante, aumentando la luminosità e la lunghezza della
loro scia di vapore.
La
flotta sembrava immobile, ma era solo un effetto ottico, perché le
dimensioni delle astronavi erano tali da farle sembrare ferme
nonostante procedessero a notevole velocità.
I
due agili Vipers al confronto parevano frecce; arrivarono descrivendo
un’ampia curva, rallentarono allineandosi con il ponte di rientro
del Galactica e uno dopo l’altro entrarono frenando e toccando
dolcemente la pista.
Sulla
plancia di comando c’era sempre un’attività frenetica. Molti
operatori, seduti davanti ai loro strumenti, controllavano le
funzioni primarie di navigazione, tutti i sistemi ausiliari e ogni
possibile attività esterna, incluse navi amiche o nemiche in
avvicinamento.
Il
Comandante osservava lo spazio attraverso la spessa vetrata. Il
colonnello Tigh gli si avvicinò.
«Sono
appena rientrati, Comandante. Faccio preparare altri due piloti?»
«Sì,
forse sprechiamo carburante prezioso, ma preferisco avere le mie
sentinelle là fuori a vigilare».
«È
la quiete a renderci nervosi» disse Tigh «noi non siamo di metallo
come i nostri nemici».
«Già».
Una
luce rossa lampeggiò sulla postazione del tenente Athena.
«Comandante!»
gridò «ricevo una richiesta d’aiuto, e non è uno dei nostri».
Adamo
le si avvicinò con passo deciso.
«Chi
sta chiedendo il nostro aiuto? Riesci a identificarlo?»
«Dovrebbe
essere umano, trasmette nella nostra lingua e usa le nostre
frequenze. Ecco il testo».
Sono
il professor Lepus.
Sono
naufragato su questo mondo con la mia famiglia.
Chiedo
di unirmi ai passeggeri della flotta. Queste sono le coordinate per
raggiungermi. Aiutatemi.
«Seguono
le coordinate, è un pianeta del terzo quadrante, primo settore».
Apollo
fece il suo ingresso in plancia in quel momento.
«Abbiamo
terminato la ricognizione, padre. Non ci sono Cyloni qua intorno».
Il
Comandante gli andò incontro.
«Ben
fatto!» esclamò.
Gli
poggiò affettuosamente una mano sulla spalla e gli disse, con aria
grave: «Figlio mio, abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso da
persone che non appartengono alla flotta. Dobbiamo recuperarli.
Partirai subito».
«Persone
che non appartengono alla flotta? Credevo che noi fossimo gli ultimi
rimasti, cos’è questa storia?»
«Potrebbe
essere una trappola dei Cyloni» disse il colonnello Tigh.
Adamo
annuì.
«Potrebbero
essere i Cyloni… ma se non lo fossero? Il professor Lepus è un
vecchio amico, un colono ricercatore che credevo morto. Se è
veramente lui, non possiamo abbandonarlo. Dobbiamo rischiare».
«Lo
troveremo e lo porteremo sul Galactica!» tagliò corto Apollo.
«Bene.
Andrete tu, Scorpion e Boomer, con tre Vipers e uno Shuttle comandato
da Athena. Trovateli e salvateli. Ma muovetevi con prudenza: se è
una trappola, noi saremo troppo lontani per aiutarvi».
Scorpion
si era appena seduto al tavolo da gioco. Accese un sigaro. Il
mazziere distribuì le carte e lui le stillò con calma.
«Tremate,
gente» ridacchiò col suo solito ghigno ironico «oggi sono in
forma».
L’altoparlante
gli rovinò la festa.
Tenente
Scorpion
immediatamente
nell’hangar.
Tenente
Scorpion immediatamente...
«Mai
che si possa stare tranquilli… tenetemi il posto, torno subito».
Si
alzò e si precipitò nel corridoio per raggiungere l’hangar.
Poco
dopo le bocche di lancio del Galactica sputarono due Vipers. Erano
quelli destinati alla missione di ricognizione. I lanci proseguirono.
Uno Shuttle decollò e altri tre Vipers sfrecciarono fuori da
altrettante bocche di lancio, affiancandolo.
«Occhi
aperti ragazzi, formazione a triangolo» disse Apollo per radio.
«Oggi
facciamo le babysitter. Athena, ti senti sicura con noi?»
«Mi
sento sempre al sicuro con te, Scorpion».
«Io
sto in coda, vi guardo le spalle» aggiunse Boomer.
Il
piccolo gruppo di astronavi si allontanò dalla flotta, obiettivo:
quadrante tre, settore uno.
***
Il
cielo di quel pianeta sconosciuto era perennemente nuvoloso. lo
Shuttle coloniale forò di prepotenza le nubi insieme a tre frecce
che gli volteggiarono agili intorno mentre scendeva.
Sorvolarono
una landa brulla e desolata avvicinandosi sempre di più al punto
indicato dalle coordinate. I resti di un’astronave mercantile si
scorgevano in mezzo a sabbia e rocce. A breve distanza, costruito con
parti del relitto, si vedeva un rifugio.
«Guardate»
urlò Apollo via radio «ci sono altri resti più a nord».
Era
ciò che restava di un caccia dei Cyloni.
«Ho
visto Apollo, teste di latta anche qui. Non mi piace per niente».
Atterrarono
in uno spiazzo pianeggiante vicino al rifugio. Athena rimase nello
Shuttle, gli altri estrassero le pistole e avanzarono in silenzio con
le armi in pugno.
Quando
entrarono nel rifugio un essere alto come un uomo, ma i cui
particolari si distinguevano male, essendo ancora in ombra, avanzò
verso di loro. Portava la luccicante armatura di un Centurione Cylon.
L’inconfondibile Led rosso che scorreva da destra a sinistra sulla
sua faccia gelò Apollo. Dietro di lui, Scorpion non perse neppure un
secondo e sparò.
Una
vampata di scintille illuminò la stanza e il Cylone rovinò
all’indietro.
«No!
Fermi! Cos’avete fatto, smettetela».
Un
buffo ometto con barba e capelli bianchi spuntò con le mani alzate.
I tre abbassarono le pistole.
Da
dietro le tende che servivano a dividere l’ambiente si fecero
avanti anche quelli che dovevano essere i figli e la moglie. Ma non
erano soli: altri due Cyloni, freddi e luccicanti, gli facevano
compagnia.
«Il
professor Lepus, immagino» disse Apollo.
***
Più
tardi, nello spazio, i Vipers in ricognizione avvistarono una grossa
formazione di caccia Cyloni in avvicinamento. Una Base Stellare in
appoggio faceva da nave madre. Il comandante Adamo ordinò il
contrattacco.
«Squadriglie
uno, due e tre, lancio immediato! I mitraglieri alle batterie
difensive, prepariamoci a riceverli».
Il
colonnello Tigh gli si avvicinò.
«Ancora
nessuna notizia da Apollo e dalla sua squadra. Abbiamo perso il
contatto radio e i sensori non li rilevano».
Lo
sguardo del Comandante rivelava preoccupazione e tristezza. Forse
aveva sbagliato a mandarli laggiù; magari erano caduti in una
trappola ed erano morti.
Purtroppo
tutto questo passava in secondo piano, anche la sorte di suo figlio.
L’attacco dei Cyloni era una ben più drammatica novità per tutte
le persone che si affidavano a lui. E i Vipers, numericamente
inferiori, rappresentavano l’ultimo baluardo contro quegli spietati
nemici meccanici.
Forse
la fine stava per arrivare.
Uno
dopo l’altro, decine di caccia sfrecciarono fuori dal Galactica.
Formarono un discreto gruppo e puntarono dritti sul nemico. Il
sergente Jolly parlò per primo: «Questa Scorpion se la perde,
facciamogli vedere di che pasta siamo fatti, ragazzi!»
«Sono
con te, Jolly. Picchiamo duro!» gli rispose un altro pilota.
I
caccia Cyloni arrivarono in massa, sparando dardi di luce azzurra in
ogni direzione.
Alcuni
di loro cabrarono per non scontrarsi con i Vipers, altri virarono
all’ultimo momento, quando la pioggia di raggi rossi li investì.
Iniziò una schermaglia furibonda, i caccia s’incrociavano
continuamente, danzando tra le stelle.
Un
Viper si mise in coda a un Cylon Raider e appena l’ebbe nel mirino
elettronico aprì il fuoco. Il caccia, colpito in pieno, esplose con
una vampata, sparpagliando una moltitudine di frammenti intorno.
Altri
tre Cyloni vennero incontro proprio al caccia del sergente Jolly, che
non cambiò direzione. I lampi mortali gli passarono accanto
sfiorandolo ma non fu colpito. Sparò deciso con i laser e il nemico
al centro del terzetto sparì in una fiammata. Pezzi di lamiera
schizzarono ovunque.
Intanto,
un caccia terrestre, tallonato da un meccanizzato, tentava invano di
sganciarsi.
«Non
ce la faccio, ce l’ho sempre dietro!» gridò il pilota.
«Arrivo,
gli sono quasi addosso e lo brucio!» disse Jolly, accorso in aiuto.
Troppo
tardi, i primi colpi di laser andarono a vuoto, ma i successivi lo
centrarono e si disintegrò in una nuvola di scintille.
***
Sul
pianeta, nel rifugio di fortuna, si svolgeva una tranquilla
chiacchierata.
«Come
avete fatto a inviare la richiesta d’aiuto? Da quando siamo
atterrati abbiamo perso ogni contatto col Galactica» disse Apollo al
Professore.
«C’è
un forte campo magnetico intorno al pianeta. Ho modificato il
ripetitore e la strumentazione di recupero che vedete. In questo modo
mi aggancio al campo magnetico e trasmetto con un segnale potenziato.
Serve una voce forte per farsi sentire».
Mentre
parlava, armeggiava nel torace del Cylone steso, fra fili, schede e
microchip cercando di rianimarlo.
«Già
chiedendo il vostro aiuto» continuò «posso aver attirato
l’attenzione dei nemici. Non credo che sia una buona idea
insistere».
Boomer
guardava i due Cyloni immobili.
«E...
loro?»
«Geminion,
Oberon e il povero Sagittarian che avete fracassato? Non vi
preoccupate per loro, sono amici. Erano i piloti del caccia distrutto
qua fuori, che è precipitato dopo averci abbattuti. L’avevo
colpito dalla torretta della mia nave».
«Come
possono essere amici? Hanno distrutto le Colonie, sono spietati».
«È
una lunga storia. Intanto, per rivalsa, li ho chiamati con i nomi di
tre Colonie che hanno distrutto».
«Perché?»
«Perché
sono convinto tutto può cambiare. Soprattutto se ci diamo da fare
per aiutare gli eventi. Cambieremo noi, i Cyloni, le Colonie... e
forse anche la Terra, quando la raggiungeremo».
Apollo
stentava a credere ai suoi occhi. Quello che chiamavano Geminion si
era appena seduto al tavolo e giocava a Pyramid con i figli di Lepus.
«Ma
come avete fatto? Cyloni e uomini, amici? È impossibile».
«No!
Non è impossibile. Li ho infettati! E infettandoli era probabile che
cambiassero. Voi vi chiederete: infettati
con quale virus? Con
un virus potentissimo, vi rispondo io. Quel virus è l’umanità».
Apollo
e gli altri si scambiarono occhiate incredule.
«Quando
i Cyloni distrussero le Colonie» continuò sorridendo «io partii
per primo. Non aspettai la riunione della flotta, che a voi fece
perdere almeno qualche mese.
Da
quando mi sono messo in viaggio alla ricerca della Terra lavoro a un
progetto per sconfiggerli senza usare le armi tradizionali. Come
vedete però, sono stato abbattuto e sono rimasto bloccato qui, su
questo pianeta insignificante. Per fortuna credono di avermi ucciso e
nessun Cylone è venuto a cercarmi, per ora. Qui ho avuto la
possibilità di lavorare sui piloti di uno dei loro caccia. Erano a
pezzi come il loro Raider, naturalmente, ma io con pazienza li ho
rimessi insieme e su di loro ho testato la mia arma».
«Che
sarebbe?» chiese curioso Apollo.
«Semplicemente
la traduzione in programma di tutte le nostre emozioni. Paura,
malinconia, invidia, allegria, curiosità, affetto... ho inserito in
loro tutto questo per costringere i Cyloni ad assomigliare il più
possibile agli esseri umani, con i loro pregi e i loro difetti. Il
veicolo di trasmissione di questo terribile virus è un segnale
radio, codificato sulle linee di comunicazione meccanizzate».
«Incredibile.
Ma come può funzionare davvero?» disse Scorpion. La risposta gli
arrivò direttamente da Oberon, che si fece avanti tendendogli la
mano. Gli parlò con voce elettronica.
Da
Centurione a Umano, hai la mia stima. Non ho più motivi per
combatterti. Non m’interessa più la guerra di espansione.
Però,
se spari ancora al mio amico, ti uccido.
Alcune
scintille scoccarono dal petto di Sagittarian, che si scosse come
fosse attraversato da una scarica elettrica. Il led che faceva da
occhio si accese e iniziò a scorrere regolarmente nella fessura
dell’elmo. Il centurione, lentamente si alzò.
«Ce
l’ho fatta! Amico mio, sei di nuovo tra noi!» urlò felice Lepus.
Più
tardi, Athena vide uscire dal rifugio i suoi amici, la famiglia di
Lepus, e tre Cyloni al seguito.
«Non
sparare, Athena, questi sono con noi!» Urlò da lontano Apollo per
evitare che aprisse il fuoco. Il Professore portava con sé la sua
preziosa unità di memoria. Dentro c’era il programma con i codici
rubati.
Prima
di salire sullo Shuttle salutò i robot.
«Sagittarian,
Geminion, Oberon, torneremo a prendervi... prima dobbiamo spiegare
alla nostra gente i motivi del vostro cambiamento, altrimenti non
capiranno e cercheranno di distruggervi».
Ti
aspetteremo qui, Professore.
Solo,
non metterci troppo.
***
Nello
spazio infuriava la battaglia. I Raiders circondavano il Galactica
come un nugolo di vespe, mentre le torrette difensive sparavano in
continuazione. Velocissimi dardi rossi inseguivano i caccia Cyloni al
loro passaggio e alla fine li centravano disintegrandoli. Ma erano
troppi, per dieci abbattuti altri venti arrivavano a rimpiazzarli.
Un
meccanizzato centrò una torretta che esplose in tanti pezzi
incandescenti. Un Viper colpito di striscio perse il controllo,
iniziò a roteare e si schiantò contro la struttura esterna,
causando altri danni.
«Non
ce la faremo mai» disse Adamo guardando la scena dalla plancia.
«Hanno
iniziato ad attaccare le navi più arretrate», disse Tigh, dietro di
lui. «Il Celestra ha subito ingenti danni e il Colonial Movers non
riesce più a manovrare».
«Ordinate
a tutti i Vipers di concentrare l’azione difensiva sul retro della
flotta. Che lascino scoperto il Galactica, ci difenderemo solo con le
torrette».
«Ma
così saremo spacciati! Se cade, il Galactica cade tutta la flotta!»
osservò risentito il Colonnello.
«E
se invece soccombe la flotta? Che senso avrà il Galactica, da solo?»
Tigh
aveva ragione, nessun capo militare mette a rischio la sua unità
principale. Piuttosto prima sacrifica le unità deboli. Aveva ragione
ma ci voleva fegato a sacrificare navi cariche di civili, tra cui
molte donne e bambini.
«Tigh»
disse Adamo «non posso abbandonare la nostra gente. I cannonieri
riusciranno a fronteggiare il nemico con le torrette, ce la devono
fare. E i Vipers difenderanno il resto della flotta. Non abbiamo
scelta».
«Sì,
sono sicuro che ce la faranno» disse il Colonnello.
***
La
missione di salvataggio era di ritorno. Ormai avevano alle spalle il
pianeta e già vedevano bagliori della battaglia nel punto in cui si
trovava la flotta.
«Sto
chiamando su tutte le frequenze» disse Apollo. «Non mi rispondono,
devono essere sotto attacco».
Alla
fine arrivò un messaggio di risposta, dettagliato nella sua
drammaticità.
«Siamo
stati attaccati da ingenti forze nemiche. Tenteremo di creare un
corridoio di sicurezza per farvi rientrare. Vi inviamo le coodinate
criptate. In bocca al lupo!»
«Avete
sentito?» urlò Scorpion.
«Abbiamo
sentito. Prepariamoci a ballare».
Shuttle
e Vipers in formazione agganciarono il tracciato virtuale. La via del
ritorno era tutta in salita e lo sapevano.
Non
ci misero molto ad arrivare e piombarono proprio in mezzo alla
battaglia. Subito tre caccia meccanizzati, come vampiri assetati di
sangue, si misero in coda alla loro formazione e iniziarono a
bersagliare lo Shuttle.
Boomer
frenò e gli fu dietro, Scorpion cabrando lo raggiunse. Aprirono il
fuoco insieme e a colpi di laser li abbatterono uno dopo l’altro.
«Coprite
lo Shuttle» urlò Jolly via radio. «Aiutiamoli a rientrare!»
«Grazie
amico, avevamo giusto bisogno di una mano».
«Ne
ho proprio una libera, Scorpion».
«Ed
io non avevo dubbi, al riguardo».
Lo
Shuttle avanzava diritto verso l’ingresso della pista di rientro
del Galactica, mentre due Vipers gli rollavano intorno per coprirlo
il più possibile. I caccia Cyloni arrivavano da ogni parte. Lampi
azzurri e rossi s’incrociavano illuminando lo spazio.
Apollo
aprì una comunicazione diretta col comandante Adamo.
«A
bordo dello Shuttle c’è Lepus, padre. Ha qualcosa d’importante
con sé, lascialo fare. Può cambiare le sorti dello scontro, è la
nostra ultima speranza».
Proprio
in quel momento la navetta col prezioso carico imboccò l’entrata
dell’hangar e atterrò sulla pista. Dietro di essa due caccia
Cyloni che tentavano di autodistruggersi contro la struttura per far
più danni possibili, furono abbattuti al volo. Si trasformarono in
una nuvola di energia e poi in pulviscolo luminescente.
La
navetta si fermò in fondo all’hangar. Il gruppo scese con Athena
in testa e si affrettò con passo spedito verso la plancia. Quando
arrivarono, fu proprio lei a spiegare al Comandante la situazione. Il
Professore illustrò il funzionamento della sua arma.
Non
avevano più tempo a disposizione. Molti Vipers erano stati distrutti
e i danni alla flotta erano sempre più seri e presto sarebbero
diventati irreparabili.
Il
Comandante autorizzò l’operazione, anche se il Colonnello, dietro
di lui, mostrava scetticismo.
Lepus
inserì l’unità di memoria nel computer e digitò la sequenza che
attivava il codice.
Fuori,
oltre la vetrata della plancia, si vedevano continuamente passare i
caccia e lampeggiare i laser. A volte, un forte bagliore annunciava
un’esplosione. E a volte, era uno dei nostri a essere disintegrato.
«Ecco»
disse il Professore, «stanno ricevendo il messaggio, che in realtà
installa un programma nel loro coordinatore di ordini».
Su
uno dei tanti intercettori meccanizzati, i piloti parlarono con voce
elettronica.
Nuovi
ordini dalla Nave Madre.
Aprire
un canale di comunicazione.
Canale
di comunicazione aperto.
Fu
l’inizio della fine. Nel giro di pochi minuti i caccia Cyloni
impazzirono. Ognuno Virò verso una nuova direzione. Smisero di
essere coordinati e iniziarono a viaggiare in modo indipendente,
qualcuno col proposito di mettersi in salvo. Altri proprio
disinteressandosi di quello che stavano facendo.
L’individualismo,
la paura e un po’ di simpatia per gli umani, percepiti
improvvisamente più vicini e più simili, furono la causa principale
della disfatta. Il novanta percento della forza di aggressione
disertò. I pochi rimasti erano talmente confusi da non rappresentare
più un pericolo. Poco dopo ci si accorse che anche la gigantesca
Base Stellare aveva interrotto tutte le sue attività. A bordo doveva
essere scoppiato il caos. Il Galactica e tutte le navi al seguito lo
superarono per andare oltre.
Gli
umani avevano vinto la battaglia, non certo la guerra.
«Questa
volta ce l’abbiamo fatta» disse Adamo osservando gli ultimi caccia
Cyloni in ritirata. «Alcuni di loro hanno imparato a diventare
umani. Ma presto saranno riprogrammati, o distrutti e sostituiti.
Questa nostra mossa sarà elaborata e metabolizzata. Un giorno,
invece di un robot con l’anima di un uomo, potremmo trovarci di
fronte un falso uomo con l’anima di un robot».
Dietro
di lui, Lepus aveva appena estratto la sua unità di memoria.
«Può
darsi, ma intanto per questa volta abbiano salvato la pelle».
«Sì.
E grazie a te, amico».
Il
Professore sorrise e strinse la mano al Comandante.
«Devo
tornare a prendere tre amici» disse. «Qualcuno mi da un
passaggio?».
Battlestar
Galactica
Serie
TV – Stati Uniti 1978
ideata
da: Glen A. Larson
prodotta
dalla Universal Pictures
Nessun commento:
Posta un commento