Queste tre immagini hanno qualcosa in comune, o meglio: l’immagine
al centro ha qualcosa in comune con le altre due. Rappresenta Baron
Karza, un robot giocattolo che poteva essere montato e smontato con
facilità grazie agli snodi calamitati. Questi “giocattoli furbi”
conquistarono i bambini tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi
degli ‘80. Si chiamavano Micronauti, distribuiti in Italia dalla
Gig e realizzati dalla statunitense Mego ispirandosi ai Microman
della giapponese Takara.
La furbizia del prodotto Baron Karza stava nel fondere i robot
giapponesi (il corpo e i componenti magnetizzati erano quelli di Jeeg
Robot) col film Guerre Stellari, infatti il barone era nero come Dart
Fener.
Altro giocattolo furbo fu Force Commander, (al centro nell’immagine)
che come il barone aveva il corpo di Jeeg, ma era completamente
bianco e aveva la testa che ricordava gli Imperiali di Guerre Stellari.
I Micronauti riuscirono a fondere due modelli di fantascienza tanto differenti tra loro e che tanto successo avevano
avuto nell’immaginario popolare. Purtroppo fusero utilizzando una grafica
antiquata: le astronavi, gli astronauti
(alcuni addirittura impugnavano spade laser) e i robot mancavano di realismo. Il realismo dei modellini che avevano fatto la fortuna di
Star Wars, e in più si era perso il manga giapponese, annacquato
dalla contaminazione americana.
La domanda che viene spontanea è perché non si puntasse sui
giocattoli ufficiali? Per la verità Star Wars aveva la sua linea
ufficiale prodotta dalla Kenner e andò a ruba. Discorso più
complicato furono i giocattoli tratti dai cartoni giapponesi, che da
noi non arrivarono. La Takara produceva Grendizer (Goldrake) e Jeeg
Robot al quale si ispirarono Baron Karza, Force Commander, Green
Baron e King Atlas. Ma incredibilmente, nonostante il successo dei
cartoni, fu praticamente impossibile averli. Ebbene? Organizzazione
commerciale statunitense impeccabile? Commercializzazione giapponese
pasticciona? Distribuzione italiana che dormiva come un ghiro? Non lo
sapremo mai.
Un fatto è però certo: in quegli anni il commercio dei giocattoli
era meno organizzato e sistematico di oggi. I soldatini, per esempio,
venivano venduti in scatole che ne contenevano una cinquantina e già
con due scatole potevi giocare la prima battaglia. Era un'ingenuità pazzesca! Mancava
l’identificazione del prodotto col film di riferimento e mancava
l’astuzia di vendere i personaggi singolarmente, per obbligare a
comprare personaggi amici e nemici in numero sufficiente per
guerreggiare.
Questa astuzia l’ebbe George Lucas quando, firmando il contratto con la 20th
Century Fox, tenne per sé tutti i
diritti sui giocattoli.
Tornando ai Micronauti, formarono un blocco
ludico parallelo ai giocattoli del film Guerre Stellari, consentirono ai bambini di giocare
con robot che somigliavano a Jeeg, a Gaiking, a Daitarn III e che in qualche modo si
collegavano a Luke, Han Solo e Chewbecca. Ricordo ancora la mia cassetta di legno piena di "spaziali". E per fortuna gli
astronauti dalla testa argentea della Gig erano alti come i
personaggi Kenner, per
cui veniva da sé piazzare D3BO alla guida del Galactic Cruiser…
anche se le gambe e le braccia rigide rendevano piuttosto
ardita l’impresa.
Per saperne di più e non fermarsi ai miei discorsi nostalgici e melassosi fate un salto su Wikipedia e leggetevi la storia dei Micronauti.
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