Il
racconto “Il
giorno del giudizio”,
di Lyon
Sprague De Camp,
inizia con le rivelazioni di uno scienziato, un fisico che lavora per
il governo alla messa a punto di nuove armi nucleari. Ha fatto una
scoperta clamorosa: grazie a una particolare reazione a catena, nella
quale è indispensabile il ferro, la Terra può esplodere!
Formula
matematica, applicazione della stessa, l’impiego dei reagenti
giusti e BOOM! Fine dei giochi.
Lo
scienziato parla di quanto sia pericolosa la sua scoperta, del fatto
che se finisse nelle mani di qualche malintenzionato i governi del
mondo potrebbero essere ricattati, oppure se finisse nelle mani di un
dittatore al crepuscolo del suo dominio, questi potrebbe decidere di
farla finita insieme all’intera umanità.
A
un certo punto, però, i ragionamenti dello scienziato diventano
paranoici: odia gli uomini e un po’ meno le donne, afferma che se
fosse per lui distruggerebbe mezza Terra, quella maschile. Ricorda
che fin dall’infanzia ha subito i soprusi dei più forti ed è
pieno di rancore verso tutti quelli che ha incontrato nella vita,
perché l’hanno vessato, oppure semplicemente perché l’hanno
ignorato. Si lamenta perfino dei ragazzi del vicinato che gli fanno gli
scherzi. Insomma, man mano che si avanza nella lettura, si viene
travolti dall’angoscia. L’uomo che ha scoperto come distruggere
la Terra è uno psicopatico paranoico disposto a suicidarsi pur di
farla pagare al mondo che, a suo dire, ce l’ha con lui.
Un
racconto geniale, in grado di stimolare di parola in parola emozioni come la rassicurazione, lo stupore e la paura.
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