Quanto
è rimasto del romanzo di Pierre Boulle nella (per ora) trilogia
reboot Il
Pianeta delle scimmie?
Poco!
Quasi niente… però quel quasi niente è l’idea più forte che
Boulle aveva tirato fuori dal cilindro: l’uomo si rovina da solo,
trafficando con la genetica! Magari
anche trafficando
a fin di bene.
Nel
romanzo originale gli uomini del pianeta Soror scatenano, per
sbaglio, un virus che aumenta l’intelligenza delle scimmie e fa
regredire al livello bestiale l’intera umanità.
La
missione spaziale del francese Ulysse Mérou scoprirà un mondo
capovolto, con scimmie civilizzate (arrivate più o meno al nostro
Settecento) e
esseri umani privi d’intelletto, nudi e
che emettono solo grugniti.
Nel
finale Mérou riesce a fuggire dal
pianeta
con la moglie e il figlio, temuto dalle scimmie perché potrebbe
diventare il seme di una nuova evoluzione dell’Uomo. Purtroppo
quando arriva sulla Terra trova
la medesima situazione di Soror, durante la sua assenza (la
differenza temporale è dovuta al viaggio spaziale) le scimmie si
sono evolute rubando il primato agli uomini. Il fuoristrada che lo
raggiunge nel punto dove è sceso con la navetta, infatti,
è guidato dai
gorilla!
Il
remake di Tim Burton (secondo me il miglior film scimmiesco in
assoluto) si tiene abbastanza
fedele
a quest’ultimo episodio.
I
cinque film classici
dal 1968 al 1973 eliminano completamente Soror, la navetta di George
Taylor viaggia nel tempo e raggiunge la Terra nel futuro dove le
scimmie si
sono
evolute a un periodo pseudo medievale. Questi
film hanno
il pregio di rendere
una buona atmosfera fantasy e inserire
la figura di Cesare:
in
Fuga
dal pianeta delle scimmie
è il figlio di Zira e Cornelius (nominato
Milo) e in 1999
conquista della Terra
è colui che guida le scimmie alla rivolta.
Arriviamo
quindi ai reboot che descrivono bene
il diffondersi del virus scatenato nel tentativo di trovare una cura
alla malattia di Alzheimer, e
la lenta devoluzione della civiltà umana al cospetto di quella
scimmiesca, in
ascesa.
È
tutto perfetto e credibile, ma talmente lento (proprio per essere
credibile) che forse dovremo aspettare il decimo film della Saga per
vedere oranghi come Zaius e
scimpanzé come Cornelius.
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