Scrivere
un racconto di fantascienza in Italia, nel 2017, è qualcosa di
folle. Scrivere addirittura un romanzo dovrebbe allertare
immediatamente gli infermieri, che naturalmente arriverebbero armati
di camicia di forze.
Perché
scrivo queste cose? Perché solo un pazzo perderebbe tempo a
realizzare un’opera che cadrà nell’oblio. I lettori sono sempre
più rari e quei pochi che ci sono leggono Urania, un marchio
storico, per loro affidabile. Quindi ciò che scrive il pazzo resterà
un cumulo di parole che se fossero organiche andrebbero di sicuro in
putrefazione.
Eppure
chi è convinto di essere sano è proprio il pazzo! Sto parlando di
me stesso e della mia (ormai bisogna definirla così) mania per la
scrittura.
Per
la verità credo che la situazione attuale non sia del tutto colpa
mia: negli anni cinquanta il western e la fantascienza ebbero un
successo incredibile al Cinema. E la fantascienza scritta nei libri,
visti i miseri effetti speciali che offriva Hollywood, aumentò in
modo esponenziale il numero dei lettori. Forse in quegli anni avrei
avuto molte possibilità in più. Infatti accanto a scrittori dalla
statura gigantesca, c’era una folta schiera di scrittori minori,
artigiani del settore, che producevano di continuo e che a volte
centravano l’obiettivo con qualcosa di buono. Forse allora sarei
potuto essere tra loro, o forse no.
Oggi
è cambiato tutto, anzi... non da oggi, ma già da parecchi anni. Al
Cinema la fantascienza è straripante, zeppa di effetti speciali
iperrealistici, e la gente si sa, se di una cosa ne assume quantità
smodate, poi ne ha la nausea. Figuriamoci se poi ne cerca ancora sui
libri.
Non
bisogna dimenticare, poi, l’enorme progresso dei videogiochi e la
conseguente dose di fantascienza da consolle assorbita dal pubblico.
Non è un caso se negli ultimi anni molti blockbuster hanno attinto
dai videogiochi invece che dai libri.
Quindi?
Siamo al punto di partenza: il pazzo non ragiona e continua a
scrivere.
Beh,
danni non dovrebbe farne. Forse qualche danno se lo farà per sé,
qualche scintilla in più alle sinapsi, qualche cortocircuito qua e
là. Ma tanto è pazzo e non può peggiorare.
Ecco,
lo sapevo che andava a finire così... ho scritto un altro
racconto... mi è scappato. Ma resterà mio, perché non lo leggerà
nessuno.
Fino
a qualche tempo fa qui sotto c’era una foto con la mia faccia e un
bel discorso forse un tantino ingenuo. Ebbene, dopo aver sbattuto violentemente la testa sul lavandino cadendo dalla scala ho immaginato il Flusso Canalizzatore... No, niente di tutto questo. Però ho capito: se arrivi qui per sbaglio,
di certo non ti interessa scoprire chi scrive e disegna opere
sconosciute perse nell’oceano di Amazon. Per cui è del tutto inutile mettere una foto! Qualcosa del genere accade anche per gli autori importanti, in
fondo conta quello che creano, non chi sono. Figuriamoci quanto possa valere per me, che
sanno che esisto solo quelli dell’anagrafe.
A questo punto,
se una faccia sopra ai contatti ci deve essere, metto questa,
beffarda abbastanza da prendersi gioco di questo vecchio pazzo mondo.
Che so per certo un giorno mi tradirà.