giovedì 7 ottobre 2021

Foundation, la serie basata sui romanzi di Isaac Asimov



Foundation è ben realizzata dal punto di vista degli effetti speciali e della ricostruzione scenografica. Le astronavi, i mondi e le creature aliene che affollano gli episodi non hanno niente da invidiare ai kolossal di fantascienza passati in sala in questi ultimi anni. Tuttavia, lo spettatore appassionato delle opere asimoviane ha l’impressione di vedere un’altra cosa rispetto a ciò che aveva letto, magari molti anni prima.

In parte è così: l’aumento dell’azione, l’inserimento degli intrecci amorosi, l’ampio spazio dato ai personaggi imperiali e l’introduzione di qualche nuovo personaggio provocano questo effetto. Ma la trama originale, per fortuna, è rimasta pressoché intatta.

Hari Seldon, utilizzando la Psicostoria, predice il crollo dell’Impero in almeno cinquecento anni. Propone all’Imperatore la costruzione di una Fondazione per salvare la cultura dell’umanità e ridurre il più possibile i secoli di barbarie che seguiranno. Viene esiliato sul lontanissimo pianeta Terminus insieme al suo collaboratore Dornick e a tutti gli uomini e le donne scelti per la missione. Naturalmente Seldon aveva previsto anche questo e voleva assolutamente la sua Fondazione distante da Trantor.

Quello che si nota subito, visionando la serie, è un forte rafforzamento dell’elemento femminile rispetto al cartaceo. Forse perché la produttrice esecutiva è Robyn Asimov, la figlia di Isaac Asimov. Oppure solo per marcare le differenze tra i romanzi e la loro trasposizione sul piccolo schermo.

Il primo personaggio a cambiare sesso è il matematico Gaal Dornick, che da uomo nel romanzo diventa, nella serie, una giovane ragazza. Poi tocca al robot R. Daneel Olivaw, presente sia nel Ciclo dei Robot che in quello delle Fondazioni, qui eminenza grigia dell’Imperatore col nome di Eto Demerzel e l’aspetto di una donna. Ma il trauma più grave, per chi lesse i libri nel lontano 1987 come me per esempio, è il personaggio del sindaco di Terminus Salvor Hardin. Nella serie Apple diventa il guardiano Salvor, naturalmente donna e per nulla riluttante all’uso della violenza. Infatti gira sempre con un megafucile a tracolla! Le sorprese non finiscono qui, visto che il suo boyfriend Hugo, pilota di una nave da trasporto e commerciante intergalattico, ricorda in qualche modo Han Solo (soprattutto quando regala ai bambini della Fondazione la cioccolata corelliana). A proposito: la famosa frase di Salvor «La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci» la pronuncia suo padre Abbas nel quarto episodio.

Un altro dettaglio modificato rispetto ai romanzi è la figura dell’Imperatore. Asimov lo presenta come Linge Chen, ufficialmente il presidente della Sicurezza ed ufficiosamente sovrano assoluto. Nella serie, invece, l’Imperatore Cleon I si clona da migliaia di anni in tre individui che regnano contemporaneamente: Alba (il bambino), Giorno (l’adulto nel pieno della sua fierezza) e Tramonto (il vecchio). L’ottima idea introdotta dagli sceneggiatori va a migliorare la rappresentazione dell’Impero del futuro, tecnologicamente avanzato, con un dominio esteso sull’intera galassia.

Nel corso degli episodi vengono evidenziate le differenze tra le varie copie dell’Imperatore. Le scelte considerate giuste da una copia e sbagliate da un’altra e le aspirazioni della copia in base alla sua età. Non ricordavo un simile approfondimento del Potere Assoluto nei libri e comunque lo trovo molto interessante.

A proposito di differenze: i cloni non possono averne, infatti ci sarà una sorpresa!

Su Terminus torreggia la Volta (il Vault) sospesa a un metro da terra, come il famoso Monolite di 2001: odissea nello spazio. Nessuno, nella Fondazione, sembra sapere che è stata inviata sul pianeta prima dei coloni e perché il suo misterioso campo nullo tiene gli organismi viventi a distanza. Nei libri, il Vault è programmato per aprirsi durante le “Crisi Seldon”, cioè nelle situazioni più critiche della storia galattica e già nel terzo episodio arriva la prima crisi: le astronavi di Anacreon minacciano l’avamposto dell’Impero, soldati armati sbarcano e restano per il momento bloccati dalla barriera energetica che lo circonda.

Le barriere energetiche protettive mi colpirono parecchio leggendo i romanzi. Ricordo ancora (vagamente per la verità) il sovrano barbaro, messo sotto scacco dalla mossa dell’astuto dirigente della Fondazione, che perde la pazienza e cerca di ucciderlo sparandogli con la pistola. Il colpo rimbalza sulla barriera energetica e l’atto di violenza si trasforma in suicidio.

In definitiva non bisogna guardare il serial sfogliando i libri pagina per pagina a caccia di ciò che è stato cambiato. Qualcosa è stato certamente cambiato, per ottenere un buon prodotto televisivo. Ma quello che conta è che lo spirito dell’opera originale c’è ancora tutto, basta togliersi gli occhiali del ricordo.

Grazie, Isaac Asimov

 

-------------------------------------------------------------------------- 


Aggiornamento dopo la visione dell'intera prima stagione:

 

La serie è solo basata sull’opera di Asimov perché riproporla fedelmente non sarebbe stato attuale e avrebbe allontanato i giovani”


Quante stagioni vogliono farci e soprattutto, sono sicuri di riuscire a farle seguendo questa politica? Forse sarebbe stato più saggio fare una stagione per Cronache della galassia, una per Il crollo della galassia centrale e l'una per L'altra faccia della spirale. Tutte e tre più fedeli ai libri e quindi meno "desaurizzate" (come ha scritto qualcuno). I prequel e i sequel si sarebbero potuti utilizzare in un secondo momento realizzando delle serie Spin-off. Il rischio di veder crollare gli ascolti e chiudere dopo un paio di stagioni è alto ed è già successo per altre serie (per esempio Visitors o I Sopravvissuti). Io avrei sfruttato la potenza narrativa dei primi tre romanzi di Asimov, anche perché è vero che Star Trek conta molte serie composte da tante stagioni e seguite da innumerevoli fans... ma è partito da una serie nata per la TV. Qui, invece, per la TV si parte da zero.

 

 

 

 


venerdì 1 ottobre 2021

Alien Thriller

 


 

Mescolare i generi è sempre una bella trovata, perché mescola anche i lettori. E tutte le volte che è stato fatto al cinema ha sorpreso gli spettatori, basta pensare a Alien, a Cowboys & Aliens, a Blade Runner.

Un racconto non è articolato come un romanzo. Di solito è una buona idea narrata senza fronzoli, in poche pagine, con un colpo di scena nel finale. “Però se è di fantascienza non mi piace” dicono in molti, visto che la fantascienza letteraria italiana è per i fanatici del settore. E poi di fantascienza ce n’è già troppa al cinema, con l’ennesimo Star Wars, con Supereroi e Transformers a pioggia, per non parlare delle innumerevoli serie TV su Netflix, Prime, Sky.

Eppure, com’era bello leggere il racconto a fine romanzo in ogni albo Urania. Spesso restavo talmente colpito dall’idea concentrata in quel un pugno di parole, che non la dimenticavo più.

Chissà cosa potrebbe succedere se quell’idea non fosse proprio di fantascienza, se ci fosse una piacevole contaminazione perfetta per spiazzare la lettura e mantenere alta l’attenzione. Per stimolare la curiosità.

L’esperimento di Alien Thriller è mischiare il giallo, il thriller, gli omicidi e la ricerca del colpevole, con l’ignoto venuto dallo spazio. Tre generi diversi shakerati tra loro, senza ghiaccio, tenuti insieme da una buona idea e legati al territorio in cui ha vissuto l’autore.

Noi ce l’abbiamo messa tutta, speriamo ne sia valsa la pena.

 

 

Questi scrittori ci regalano una via di fuga perché, per citare un termine e una figura a loro assai cara, sono i druidi di un impulso ancestrale indispensabile per non impazzire, sono coloro i quali attraverso mondi lontani e umanoidi non sempre amichevoli mettono su carta quell’impulso che, tuttavia, rimane terribilmente umano: la necessità di evadere.”

Marcello Introna

 

Il libro su Amazon

  

Il libro sul sito della Casa Editrice

 

 

Quarta di copertina:
 

Quale assurda anomalia si cela sotto la chiesa madre di Grado? (Lorenzo Davia)

Chi è il folle sadico che tortura il bestiame di un latifondista abruzzese? (Ugo Spezza)

Perché ogni notte qualcuno decanta elegie latine nella campagna barese? (Frank Detari)

Una strana follia collettiva sta divorando uno spento paesino sull'Appennino toscano? (Nicola Pera)

Chi sono quegli strani giustizieri che combattono il crimine intorno a Bologna? (Francesca Panzacchi/Luca Mariani)

Cosa fa impazzire gli androidi nella pacifica Venezia del domani? (Friedrich L. Friede)

Chi ha sgozzato un giovane imbelle in una mite colonia spaziale romana? (Alessandra Leonardi)

Da dove arrivano i cupi assassini che imperversano nella periferia di Roma nord? (Loriana Lucciarini)

Un governo rigorosamente femminista riuscirà ad azzerare il crimine nel bresciano? (Flavio Firmo)

Chi è il folle mangiatore di uomini che terrorizza l'agro toscano? (Marco Alfaroli)

La nuova Rovigo riuscirà a respingere le insidie di una misteriosa razza autoctona? (Marco Milani)

Chi sono quei misteriosi giganti che si aggirano salmodiando fra antichi templi nuragici? (Daniela Piras)

Il distanziamento sociale imposto dalla recrudescenza del Covid basterà a scongiurare i reati sessuali? (Roberta De Tomi)