sabato 28 dicembre 2019

Inganno imperfetto - Andrea Bindella






Il nuovo romanzo di Andrea Bindella
Edizioni Open


Quarta di Copertina:
Tutti i giorni John Anderson torna a casa dopo una giornata di duro lavoro. Cucina, pulisce, ascolta un disco, legge un libro e si sdraia sulla poltrona della Game Enterprise per collegarsi al "gioco". Eppure, la sua non è una vita normale, soprattutto dopo il tramonto. Perché John, nella realtà virtuale, è noto come Alan ed è un efferato assassino che miete vittime al ritmo di due al giorno. Ma Alan non è solo un criminale, è anche uno dei pochi a conoscere la verità sulla Game Enterprise, sul finto benessere in cui si crogiola l'umanità e sui veri "Signori" che dominano la terra. Nella solitudine che lo circonda, John esegue gli ordini e cerca in tutti i modi di impedire che la verità venga a galla, ma un terremoto sta per colpirlo. Tutto quello per cui si è battuto, sta per essere distrutto e forse il mondo conoscerà finalmente i suoi veri padroni. 

 

lunedì 16 dicembre 2019

Kepler-438 b



Rapporto del comandante missione su esopianeta Kepler-438 b. Primo messaggio ultraluce dopo l’atterraggio:

La schermatura da radiazioni ha tenuto alla violenza del primo brillamento stellare, abbiamo un intervallo probabile di cento giorni per eseguire l’esplorazione e raccogliere più dati possibili.
Il pianeta è abitato! L’astronave è stata circondata quasi subito da creature che il nostro team scientifico non è ancora riuscito a classificare: sono senzienti o animali?
Li abbiamo chiamati tripodi, infatti si compongono di una testa che deambula su tre gambe e sono bassi, un metro scarso. Hanno due occhi neri inespressivi e una lunga fessura che probabilmente funge da bocca, ma finora non hanno emesso alcun suono.

Secondo messaggio ultraluce, due giorni dopo l’atterraggio:

Il campo base è piazzato. I tripodi ci osservano continuamente, durante le operazioni di scarico si sono avvicinati a ognuno di noi mantenendo lo sguardo fisso sul loro obiettivo. I nostri sforzi per tentare di comunicare sono falliti e la spiegazione potrebbe essere semplice, in fondo anche sulla Terra il gatto e il cane ci osservano, ma questo non dimostra che siano intelligenti.

Terzo messaggio ultraluce, tre giorni dopo l’atterraggio:

Il suolo del pianeta è monotono, molliccio e trasuda di acqua. Ci sono enormi distese di strane escrescenze che ondeggiano alla brezza leggera di un vento incessante. In un primo momento abbiamo pensato che fossero piante, ma non è così, infatti sono dello stesso materiale molliccio di cui è fatto il terreno.

Quarto messaggio ultraluce, cinque giorni dopo l’atterraggio:

L’atmosfera è molto simile a quella terrestre, anche se l’ossigeno è presente in percentuale leggermente superiore. Ci sono, inoltre, irrisorie percentuali di gas sconosciuti che stiamo analizzando. Se non risulteranno velenosi l’aria potrebbe essere respirabile, ma il rischio batteri alieni è altissimo e ogni attività esterna all’astronave è svolta con tuta pressurizzata, seguita da sterilizzazione al rientro.

Quinto messaggio ultraluce, sei giorni dopo l’atterraggio:

Abbiamo catturato un tripode e lo stiamo esaminando nella sezione quarantena. Se è un animale non si comporta come tale, non ha le reazioni istintive tipiche degli animali: paura e relativa aggressività oppure fuga dal pericolo, o fame e sete.

Sesto messaggio ultraluce, dieci giorni dopo l’atterraggio:

Il pianeta è vivo! Il nostro team scientifico ha stabilito che il suolo si muove senza attività tellurica e le escrescenze inspirano e espirano l’aria dell’atmosfera. La teoria più assurda, formulata come ipotesi fin da subito, è che i tripodi siano gli occhi di un organismo unico, sul quale stiamo camminando da dieci giorni.
Dobbiamo abbandonare la missione prima che sia troppo tardi. I tripodi si stanno moltiplicando e continuano a fissarci sempre più da vicino.

Settimo messaggio ultraluce, undici giorni dopo l’atterraggio:

Nessun testo. Perso ogni contatto con la missione su esopianeta Kepler-438 b. Necessaria valutazione della possibilità di invio di una missione di salvataggio. Necessaria decisione sui rischi di una nuova missione alla ricerca dell’equipaggio disperso, viste le esigue speranze di sopravvivenza dello stesso.

domenica 1 dicembre 2019

Venus




Chi l’avrebbe mai detto? Duemila anni dopo aver abbandonato la misurazione in anni del tempo e altrettanti settemila cicli dopo la terza Era, l’Uomo colonizzò il primo pianeta del sistema solare. La società umana procedeva ormai divisa in caste e la Storia era andata perduta nella nebbia dell’indifferenza.
Il pianeta scelto per la terraformazione non era stato Marte, come tutti avevano sempre ipotizzato, perché il Sole aveva perso molta della sua forza e la Terra si era ridotta a un mondo di ghiaccio. Così il pianeta che un tempo era stato infernale, Venere, divenne gradualmente raffreddato al punto giusto e fu sufficiente intervenire sulla chimica della sua atmosfera per renderlo abitabile. La massa molto simile a quella terrestre evitò ai coloni dolorosi adattamenti gravitazionali e viaggio dopo viaggio il nuovo Eden crebbe, mentre la madre Terra e i suoi tristi abitanti rimasti morivano.
Fu allora che la casta dei muli, i gradino più basso tra le tre caste, si rese conto di essere rimasta praticamente sola su un mondo morente. Ebbe finalmente accesso alle astronavi e a tutta la tecnologia che aveva costruito per soddisfare i bisogni delle caste superiori e tentò di migrare dove la vita sarebbe stata migliore: su Venere.
Tuttavia raggiungere l’Eden era cosa praticamente impossibile senza il permesso dei venusiani e il Primo Uguale della casta delle aquile, Theosferius Kontezio Darknaster, iniziò una feroce campagna mediatica mirata a demonizzare i terrestri. Menzogne su presunte malattie polari e improbabili tare intellettive si sommarono alle accuse infondate di delinquenza genetica. Tutto fu dato in pasto all’opinione pubblica grazie anche all’appoggio di filosofi e religiosi del culto del Sole.
Il terribile risultato fu il passaggio dal rimpatrio di chi tra mille difficoltà era riuscito ad atterrare, all’autorizzazione all’abbattimento delle astronavi che successivamente sarebbero arrivate. E come succedeva da sempre, le masse popolari applaudirono queste azioni crudeli in nome della loro sicurezza, imbeccate dal potere.
Il genocidio interstellare si consumò e i due terzi dell’umanità, quelli che formavano la casta dei muli, furono spazzati via dalla legge del più forte.
Non tutti, per fortuna. Infatti i superstiti riuscirono a modificare geneticamente i loro figli, a renderli adatti alla vita sul pianeta di ghiaccio e a renderli possenti e resistenti perfino al freddo spaziale.
Col procedere dei cicli fu perso il controllo della genetica e nacque una nuova specie che proliferò e si moltiplicò per tutta la quinta Era. Questa volta la tara divenne reale quanto inaspettata, passò da un individuo all’altro impressa nel DNA e ben presto si presentò agli ignari venusiani sottoforma di vendetta.