Il
grandioso affresco composto da Asimov unificando i cicli dei Robot,
dell’Impero e della Fondazione è composto da tre serie di romanzi
in origine scritti e pubblicati ciascuno come un’opera a sé
stante, fatta eccezione per la Trilogia Galattica originale, nata
all’inizio come una serie di racconti concatenati, riuniti poi in
una serie di tre romanzi. Solo in seguito questa trilogia è stata
accorpata alle altre due serie di romanzi che narrano vicende
precedenti, e proseguita con L’Orlo della Fondazione e
Fondazione e Terra,
nonché con i prequel Preludio alla Fondazione e
Fondazione Anno Zero.
Il
risultato di questa operazione però non è dei migliori, in quanto
fra i vari romanzi vi sono diverse incongruenze narrative che
riguardano sia la trama che l’ambientazione.
Per
brevità, in questa sede esamineremo le due più importanti.
Va
però sottolineato con rigore che l’argomento del presente saggio
non mette assolutamente in discussione la grandezza di Asimov come
scrittore e la sua importanza come uno dei fondatori della
fantascienza moderna.
Per
fare chiarezza, riportiamo la cronologia degli eventi narrati e
l’ordine temporale in cui sono ambientati i romanzi è il seguente
(tra parentesi l’anno di pubblicazione).
Ciclo
dei robot:
Abissi
d’Acciaio (1954)
Il
sole nudo (1957)
I
robot dell’alba (1983)
I
robot e l’Impero (1985)
Ciclo
dell’Impero
Le
correnti dello spazio ( 1952)
Il
tiranno dei mondi (1951)
Paria
dei cieli ( 1950)
Ciclo
della Fondazione
Preludio
alla Fondazione (1988)
Fondazione
Anno Zero (1993, pubblicato postumo)
Cronache
della Galassia (1951)
Il
Crollo della Galassia Centrale (1952)
L’altra
faccia della Spirale (1953)
L’Orlo
della Fondazione (1982)
Fondazione
e Terra (1986)
Prima
antinomia: cosa succede alla Terra.
La
radioattività della Terra è forse la fonte delle
contraddizioni narrative e concettuali più evidenti, poiché
riguarda un elemento cardine della trama. Essa viene menzionata in
tutti e tre i romanzi del Ciclo dell’Impero,
nei quali sembra aumentare progressivamente nel tempo, tant’è che
in Fondazione e Terra Trevize
e i suoi compagni alla fine del viaggio trovano il pianeta talmente
contaminato da essere divenuto del tutto inabitabile.
Ciò
è congruo con il Ciclo dell’Impero, ma non con la trilogia
originale della Fondazione, poiché in Cronache
della Galassia si
legge che il sistema di Sol è menzionato come uno dei più
accreditati dagli archeologi come luogo di origine dell’umanità
insieme a Sirio, Alfa Centauri e Arturo. Se ne parla infatti durante
la visita di Lord Dorwin su Terminus all’atto della proclamazione
di indipendenza di Anacreon, che dà il via al disfacimento
dell’Impero.
A
scanso di equivoci e di interpretazioni forzate, ecco qui la
trascrizione del brano in oggetto (Traduzione italiana edita da
Mondadori, collana Oscar, tascabile da me acquistato nel 1978).
“Quando
ritornarono le luci, lord Dorwin disse:
-
Mevaviglioso. Vevamente
mevaviglioso. Voi dottov Havdin, non avete pev caso studiato
avcheologia?
-
Come? - Hardin si scosse, improvvisamente interrotto nelle sue
riflessioni. - No, milord, non posso dire di avere interesse in quel
campo. La mia vocazione mi spingeva verso la psicostoriografia, ma
sono finito nella politica.
-
Ah! Sono cevtamente studi intevessanti. Pev quanto mi viguavda -
annusò un'altra presa di tabacco di proporzioni notevoli - mi sono
dedicato moltissimo all'avcheologia.
-
Comprendo.
-
Sua Signoria - interruppe Pirenne - è un esperto in questo campo.
-
Sì, in un cevto senso, cvedo pvopvio di sì - disse Sua Signoria,
compiaciuto. - Ho lavovato molto a questa matevia. Ho molto letto.
Sopvattutto autovi come Jawdum, Obijasi, Kvonwill. Cevtamente anche
voi ne avete sentito pavlave.
-
Sì, conosco i nomi - rispose Hardin - ma non ho mai letto nulla.
-
Pvovateci un giovno, mio cavo amico. Ne vicavevete gvande
soddisfazione. Devo dive che valeva pvopvio la pena di fave questo
viaggio pev tvovave, qui nella pevifevia, una copia di Lameth. Ci
cvedeveste? Nella mia libvevia mi manca pvopvio quel volume. Mi
vaccomando, dottov Pivenne, non dimenticate di favmene aveve una
copia pvima che pavta.
-
Sarà mio dovere.
-
Dovete sapeve che Lameth - continuò il cancelliere - pvesenta una
teovia nuova e intevessante sul «Pvoblema delle Ovigini».
-
Quale problema? - domandò Hardin.
-
Il «Pvoblema delle Ovigini». Cioè la vicevca del luogo d'ovigine
della specie umana. Cevtamente sapete che si vitiene genevalmente che
in ovigine la vazza umana occupasse soltanto un sistema planetavio.
-
Sì, questo lo so.
-
Natuvalmente nessuno sa con esattezza quale fosse il sistema
planetavio: tutto si è pevduto nei millenni. Esistono pevò divevse
teovie. Alcuni
dicono Sivio. Altvi insistono su Alfa Centauvi, o sul Sole, o su
Cigni:
tutti pevò, come vedete, nel settore di Sivio.
-
E qual è la teoria di Lameth?
-
Segue una tvaccia completamente diffevente. Egli cevca di dimostvave
che i vesti avcheologici del tevzo pianeta di Avtuvo pvovano che
l'umanità esisteva laggiù ancora pvima che si conoscesse la tecnica
dei viaggi spaziali.
-
E ciò signicherebbe che si tratta del pianeta culla della razza
umana?
-
Fovse. Devo leggevlo più accuvatamente e pensavne le pvove pvima di
giudicave. Bisogna sopvattutto vedeve se le sue ossevvazioni sono
attendibili.
Hardin
rimase un momento in silenzio. Poi chiese: - Quando è stato scritto
questo libro?
-
Divei civca ottocento anni fa. Natuvalmente s'è basato molto sugli
scvitti di Gleen.
-
E allora perché fidarsi di lui? Perché non andare su Arturo a
studiare direttamente i resti archeologici?
Lord
Dorwin levò le sopracciglia e aspirò una nuova presa di tabacco.
-
A che scopo, mio cavo amico?
-
Per raccogliere dati direttamente, milord.
-
Non ne vedo la necessità. Mi sembva un vagabondaggio inutile e non
cevto il modo migliove pev otteneve dei visultati. Vedete, io ho
sott'occhio il lavoro di tutti i più gvandi maestvi: tutti i più
gvandi avcheologi del passato. Li vaffronto l'uno con l'altvo,
studiandone le divevse teovie, analizzandone le contvaddizioni,
decidendo quale secondo me sia più nel giusto, e viesco a giungeve a
una conclusione. Questo è un metodo scientifico. Se non altvo più
efficiente, secondo il mio punto di vista. Savebbe
una cosa pviva di significato andave su Avtuvo, o sul Sole, e
compieve vicevche che i vecchi maestvi hanno già fatto e cevtamente
più accuvatamente di quanto non potvei fave io.
-
Comprendo - mormorò educatamente Hardin. Proprio un bel metodo
scientifico! Era facile capire perché la Galassia stava andando in
rovina.”
A
parte che il traduttore fa parlare Lord Dorwin come Gianni Agnelli
(cosa che personalmente ritengo potesse risparmiarsi) e malgrado il
discorso sia piuttosto
generico, non solo
appare perfettamente chiaro che non solo all’epoca in cui è
ambientato il romanzo il sistema di Sol è ancora ben conosciuto, ma
dalla lettura del testo si evince inequivocabilmente che vi sono
stati condotti degli scavi archeologici e vi è implicitamente
affermato che vi si possano ancora condurre. A rigor di logica
verrebbe quindi da supporre che la Terra non solo non sia
radioattiva, ma verosimilmente ancora abitata.
Inoltre,
anche negli anni cinquanta del secolo scorso, quando fu scritto il
romanzo, sarebbe stato del tutto ovvio pensare che le ricerche non si
fossero a suo tempo limitate alla Terra, ma si fossero svolte anche
su altri corpi celesti, la Luna e Marte in primis. Lord Dorwin parla
infatti non di pianeta di origine, ma di sistema solare di origine.
Tali
scavi avrebbero senz’altro scoperto la grande biosfera costruita
dai robot all’interno della Luna dove alla fine del ciclo terminerà
il viaggio di Golan Trevize e dell’ equipaggio della Far
Star in
Fondazione e
Terra.
Come
si vede, non si tratta di una contraddizione di poco conto, ma di
un’incongruenza grave che contraddice non solo quanto narrato nei
romanzi precedenti, ma anche ciò che avverrà alla fine del ciclo.
Tra
l’altro, nel ciclo dell’Impero e in quello dei robot la
spiegazione della radioattività della Terra è diversa: nel primo
viene infatti attribuita alle conseguenze di una guerra avvenuta
qualche migliaio di anni prima e si citano esplicitamente le
esplosioni nucleari quali causa della contaminazione, mentre ne in I
robot e l’Impero,
romanzo conclusivo del ciclo dei robot, viene spiegata in tutt’altro
modo, attribuendola all’effetto di un’arma auroriana che innesca
una reazione di fissione a catena tra gli elementi radioattivi della
crosta terrestre.
Seconda
antinomia: incongruenze sulla psicostoria tra il ciclo originario
della Fondazione e i due romanzi prequel.
Passiamo
ora alla psicostoria o meglio ancora alla psicostoriografia, come è
chiamata nella trilogia originale.
Qui
ritroviamo notevoli contraddizioni con i prequel Preludio alla
Fondazione e Fondazione anno zero.
In
questi ultimi due romanzi, infatti, viene narrato come Hari Seldon,
partendo da un abbozzo concettuale da lui stesso elaborato, mette a
punto l’intera disciplina della psicostoria coadiuvato da un team
di studiosi tra cui sua nipote Wanda (ispiratrice dell’idea della
Seconda Fondazione e dotata di talenti telepatici) e il matematico
Yugo Amaryl, e il processo di sviluppo della psicostoria è narrato
con dovizia di particolari e sin nei minimi dettagli.
Nella
trilogia originale, invece, si delineava un quadro molto diverso e
sinceramente di gran lunga più credibile. All’inizio di Cronache
della Galassia, infatti, Gaal Dornick giunge su Trantor già in
possesso di un’ottima conoscenza della materia, che invece - in
base a quanto narrato nei due prequel - non avrebbe dovuto possedere.
Per
chiarezza, riportiamo anche qui il testo originale da Cronache della
Galassia (stessa edizione Oscar Mondadori).
-
Buona sera, signore - disse Gaal. - Credevo…
-
Non pensavate di incontrarmi prima di domani, vero? In condizioni
normali, non sarebbe stato necessario. Ma il fatto è che se vogliamo
servirci della vostra collaborazione, dobbiamo agire in fretta.
Diventa sempre più difficile reclutare personale.
-
Non capisco, signore.
-
Voi stavate parlando con un uomo sulla torre di osservazione, è
esatto?
-
Sì. Si chiama Jerril. Non so nient'altro di lui.
-
Il suo nome non ha importanza. E' un agente della Commissione per la
Sicurezza Pubblica. Vi ha pedinato fin dallo spazioporto.
-
Ma perché? Non capisco. Temo di aver una grande confusione in testa.
-
L'uomo sulla torre vi ha per caso parlato di me? Gaal esitò per un
attimo. - S'è riferito a voi chiamandovi Cassandra Seldon.
-
Ha detto il perché?
-
Sostiene che voi predite sciagure.
-
E' vero. Che significato ha per voi Trantor? Sembrava che tutti
volessero conoscere la sua opinione su Trantor. Gaal non riuscì a
trovare altra risposta e ripeté: - E' un luogo meraviglioso.
-
Avete risposto senza pensare. Dove va a finire la psicostoriografia?
-
Io non credevo di doverla applicare a questa domanda.
-
Prima di tutto, giovanotto, vi dovrò insegnare ad applicare la
psicostoriografia ad ogni problema che vi si presenterà. Ora
osservate. - Seldon tirò fuori un calcolatore da una piccola borsa
che teneva appesa alla cintura. Si diceva che lo portasse con sé
dovunque e ne mettesse persino uno sotto il cuscino per usarlo appena
desto. La lucida vernice grigia era leggermente consumata per l'uso.
Le dita agili di Seldon, deformate ormai dall'età, si mossero
velocemente intorno all'anello di plastica che circondava lo
strumento e sulla superficie grigia apparvero alcuni simboli rossi
luminosi.
-
Questo è il quadro delle attuali condizioni dell'Impero - affermò,
aspettando che Gaal aggiungesse qualcosa.
-
Certamente - disse infine Gaal - questa non può essere una
rappresentazione completa.
-
No, non è completa - rispose Seldon. - Sono contento che non
accettiate ciecamente le mie affermazioni. Tuttavia, questa
approssimazione è sufficiente a dimostrare la mia proposizione. La
accettate?
-
Sì, sempre che in seguito mi sia permesso verificare la derivata
della funzione. - Gaal era diventato cauto nel rispondere. Non voleva
cadere in un'eventuale trappola.
-
Bene. Aggiungete la probabilità di un assassinio dell'Imperatore, la
rivolta dei viceré, la contemporanea ricorrenza di periodi di
depressione economica, il diminuito sviluppo dell'esplorazione
planetaria, il... Continuò. Ogni volta che elencava un nuovo
elemento, toccava con le dita l'anello dello strumento facendo
apparire altri simboli, che si univano alla funzione base ampliandola
e modificandola. Gaal improvvisamente lo fermò. - Non vedo la
validità di quella trasformazione di stato. Seldon ripeté più
lentamente il calcolo.
-
Ma qui - disse Gaal - avete inserito una socio-operazione proibita.
-
Bene. Vedo che siete rapido, ma non abbastanza. Non è proibita in
questa congiuntura. Ora ve lo dimostro in un altro modo. Il
procedimento fu molto più lungo. Alla fine, Gaal mormorò:
-
Capisco, ora. Seldon non aggiunse altre cifre. - Così sarà Trantor
fra cinque secoli. Come interpretate queste formule? Aspettò la
reazione di Gaal.
-
Distruzione totale! - esclamò Gaal incredulo. - Ma... ma è
impossibile. Trantor non è mai stata... Seldon era molto eccitato.
La sua mente era lucidissima. Solo il suo corpo risentiva il peso
degli anni. - Ora fate attenzione. Avete visto con i vostri occhi il
risultato. Esprimetelo con parole. Dimenticate per un momento il
simbolismo matematico.
-
Più crescerà la specializzazione su Trantor - disse Gaal - più il
pianeta sarà vulnerabile e sarà difficile difenderlo. - Poi
aggiunse:
-
Quanto più vi si accentrerà l'amministrazione dell'Impero, tanto
maggiore sarà la sua importanza e il suo potere. A poco a poco la
successione imperiale diventerà più incerta, la rivolta fra le
famiglie dell'aristocrazia serpeggerà più violenta e la
responsabilità sociale scomparirà.
-
Basta così. E quali sono le probabilità numeriche di una
distruzione totale entro cinquecento anni?
-
Non saprei dirlo.
-
Sono sicuro che siete in grado di calcolare una differenziazione di
campo. Gaal si sentiva sotto pressione. Non gli venne offerto il
calcolatore. Seldon lo teneva a mezzo metro dai suoi occhi. Fece i
calcoli mentalmente sforzandosi tanto che quasi subito il sudore gli
gocciolò dalla fronte.
-
All'incirca l'85% - disse infine.
-
Non c'è male - annuì Seldon, sporgendo il labbro inferiore. - Ma
neanche troppo bene. La percentuale esatta è del 92,5%.
-
E' per questo - disse Gaal - che siete chiamato Cassandra? Però non
ne ho mai letto niente sui giornali.
-
E' logico. Una notizia simile non è pubblicabile. Pensate forse che
l'Impero voglia ammettere pubblicamente la sua debolezza? Questa è
una semplice dimostrazione psicostoriografica. Ma alcuni risultati
sono trapelati tra i membri dell'aristocrazia.
-
E' male.
Come
si legge chiaramente, Gaal Dornick intavola con Seldon una
discussione in cui mostra una perfetta padronanza della
psicostoriografia, tanto è
vero che nota una “socio-operazione vietata” nei calcoli di
Seldon, il quale solo dopo un’accurata dimostrazione riesce a
convincerlo che in quelle circostanze può invece essere considerata
valida. Pertanto nell’incipit
del romanzo si dimostra un esperto psicostoriografo, in grado di
sostenere una discussione molto difficile sulla materia in questione,
che oltretutto appare qui come una scienza matura e ben sviluppata da
tempo.
Più
in là nel romanzo, Salvor Hardin afferma di avere scelto la carriera
politica perché su Terminus non aveva potuto laurearsi in
psicostoriografia applicata, come era invece suo desiderio da
giovane; e successivamente, durante una discussione con alcuni suoi
consiglieri (tra cui Yate Fulman e Lewis Pirenne) fa loro notare che
su Terminus non ci sono psicostoriografi: se infatti ve ne fosse
stato uno avrebbe capito che l’Enciclopedia Galattica era un
inganno e una copertura per il vero ruolo della Fondazione.
Con
ciò Asimov ammette implicitamente che la psicostoria esisteva anche
prima di Seldon, il quale l’ha soltanto perfezionata ma non ne ha
elaborato né il concetto né i fondamenti matematici, come invece è
narrato in Preludio
alla Fondazione e
Fondazione Anno
Zero.
Nel prologo del romanzo Cronache
della Galassia si
afferma infatti che “La
psicostoriografia fu senza dubbio la scienza alla quale portò il
maggior contributo. Seldon
ne approfondì lo studio ricavando
da una raccolta di pochi assiomi (qui senza dubbio da considerare
precedenti) una profonda scienza statistica”.
Interessante
anche notare che in Fondazione
e Impero Seldon
viene citato come uno
psicostoriografo, l’ultimo e il più grande ,
suggerendo l’idea che dopo di lui l’Impero abbia proibito o
scoraggiato l’insegnamento di questa disciplina, ritenendola
pericolosa.
Sotto
questo aspetto, pertanto, la trilogia originaria, se presa da sola,
si presenta come un’opera coerente dal punto di vista narrativo.
Anche il finale, in cui viene rivelato il mistero della Seconda
Fondazione la conclude nel modo migliore. Nulla da dire sulla storia
del Mule e del viaggio di Arkady Darell assieme ai coniugi Palver
(entrambi agenti della Seconda Fondazione), i quali riescono a
depistare la ricerca di questo gruppo di mentalici e a rimettere in
funzione il Piano Seldon. La rivelazione finale che la colloca su
Trantor è tanto sorprendente quanto perfettamente logica e in linea
con tutte le vicende in precedenza narrate.