mercoledì 14 luglio 2021

I figli di Mu

 

I figli di Mu è un romanzo di fantascienza scritto da John W. Campbell nel lontano 1935. Fa parte del ciclo Aarn Munro il gioviano, composto da altri due romanzi: Avventura nell’iperspazio e L’atomo infinito.

Riletto oggi appare ingenuo, le astronavi si muovono grazie alla corrente elettrica e la guerra nello spazio si svolge come una battaglia navale. Ma sono proprio questi alcuni dei punti di forza che fanno di Campbell un mostro sacro della fantascienza: lui immaginò per primo cose che altri hanno copiato tanti anni più tardi! L’iperspazio di George Lucas è rubato a Campbell, la Flotta Astrale di Star Trek si ispira a quella dei magyani oltre che, più banalmente, alla Flotta degli Stati Uniti. E i tefflani, sono cattivi stereotipati tanto quanto i klingon.

La prima parte del romanzo può risultare noiosa a un giovane lettore, visto che spreca apparentemente molte pagine per spiegare il funzionamento dell’astronave in maniera pseudo scientifica. Eppure basta rivedere uno qualsiasi dei film di fantascienza del dopoguerra per capire quanto fossero apprezzate queste “lezioni di teoria” all’epoca, in alternativa all’azione.

Aarn Munro è uno scienziato gioviano dalla stazza eccezionale, dovuta al fatto di essere nato e cresciuto su Giove e quindi aver sopportato una gravità di 2,358 g per tutta la vita. Certo, oggi questo fa sorridere, su Giove è impossibile perfino atterrare, figuriamo viverci! Però bisogna guardare la cosa dal punto di vista di uno scrittore figlio del suo tempo, come fu per H. G. Wells. E bisogna tener conto della prospettiva dell'uomo comune rispetto a quel poco che si sapeva sul sistema solare. Infatti quando pubblicarono La Guerra dei Mondi, i marziani pareva dovessero attaccare la Terra da un momento all’altro e il programma radiofonico di Orson Welles scatenò il panico.

Tornando a I figli di Mu, appena i nostri eroi guidati da Aarn Munro solcano la galassia a bordo della Sunbeam, incontrano gli ostili tefflani con le loro terribili astronavi affusolate. E subito scatta la guerra! Non è possibile intavolare rapporti diplomatici con creature spregevoli, rosse, inumane, provviste di coda e corna. Lo stereotipo impazza e subito viene in mente Flash Gordon, il pianeta Mongo e il suo “bello uguale a buono” e “brutto uguale a cattivo”. In pratica come gli elfi, gli uomini e, anche se bassi e barbuti, i nani, contro goblin, orchi, troll e spettri ne Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien. La letteratura fantastica del tempo era quella e affascinava proprio perché fatta così.

La traduzione del libro è alquanto vintage e molte frasi suonano fesse nel 2021, chissà se in inglese il paragone temporale regge un tantino di più?

Man mano che il romanzo procede, diventa sempre più evidente la visione egocentrica del cosmo e infatti scopriamo che Ma-jhay-anhu è la razza madre del pianeta Terra e i magyani sono i discendenti degli abitanti di Mu (Mahu, il continente perduto). Tsu-Ahs, l’ultimo grande capo di Ma-jhay-anhu, come Zeus e Giove, scagliava mortali globi di energia elettrica. Da qui il suggerimento che le mitologie greca e romana siano nate dalle gesta dei figli di Mu. Gesta molto più che bibliche, visto che Tsu-Ahs spedì gli uomini in ogni angolo della galassia, per creare tante colonie e avere più forza per combattere i tefflani. A proposito, la razza Teff-Hellani esiste da sempre nelle viscere del mondo e consiste in diavoli pelosi, carnivori, procreatori dei caproni. Simpatica, vero?

Di seguito un breve estratto per comprendere quanto, l’azione narrata in un libro così datato, ricordi Guerre Stellari:

Una vampa luminosa, che riusciva quasi dolorosa fisicamente, colpì Aarn Munro che si mosse inquieto e quindi balzò in piedi. Si trovava di fronte al finestrino di controllo e, all’esterno, poteva vedere sei navi, ciascuna lunga una settantina di metri, di forma affusolata, ad ago, con una piccola cabina di comando e un anello di proiettori a prua. E ogni nave puntava la prua verso la Sunbeam solo di tanto in tanto, quelle navi avevano un guizzo laterale e quindi tornavano nella posizione di prima, cioè orientate decisamente verso la Sunbeam. E da quelle navi partivano potenti raggi di luce azzurrina che investivano l’astronave sperimentale di Spencer.”

Interessante la spiegazione sull’estinzione dei Neanderthal: i membri della razza madre che rimasero sulla Terra si stabilirono nel continente oggi chiamato Europa, persero la loro civiltà e si trovarono a lottare contro altri umani, tarchiati, bassi, incredibilmente brutti e cannibali per giunta. Dallo scontro tra magyani e Neanderthal ebbero origine le leggende sugli orchi e il mito di quegli uomini bestiali esiste tuttora. I magyani non erano Sapiens, o meglio, erano identici ai Sapiens che incontrarono in Africa e in America. E regredirono al livello di quei selvaggi dopo lotte numericamente impari, finendo per fondersi con loro.

L’arrivo sul pianeta Magya, con le sue lune, protetto dalla flotta in assetto difensivo, meriterebbe una lunga e spettacolare scena hollywoodiana al cinema. E il territorio sorvolato dalla Sunbeam, cosparso di chiazze di devastazione radioattiva, sottolinea l’aspra guerra in atto da vincere assolutamente.

Ormai i terrestri sono perfettamente integrati nello scenario bellico e mettono a disposizione dei buoni le loro scoperte: gli accumulatori antigravità, l’atmosfera magnetica che rende inerti le torpedini Shal e ferma i fulmini globulari, e infine il raggio collettore. E i tefflani assaltano con le onde ultrasoniche e altre terribili armi di distruzione di massa. Siamo in piena Space Opera!

Quello che colpisce, durante tutta la vicenda, è la totale sicurezza che il nemico sia malvagio fino al midollo e debba essere annientato. I tefflani sono tecnologicamente evoluti, eppure ogni tredici lune fanno una cerimonia in onore del dio Pakka, durante la quale bevono il sangue di un nemico catturato e mangiano la sua carne. E nel caso non abbiano sottomano il malcapitato prigioniero si nutrono di uno della loro stessa razza! Orrore, brivido e raccapriccio! Non a caso i terrestri li definiscono “i maledetti musi rossi”, un po' come avveniva con gli odiati nemici nipponici “i maledetti musi gialli” durante la Seconda Guerra Mondiale. Da notare che lo scrittore si riferisce ai tefflani come "esseri di un'altra razza" ma, a giudicare dal loro aspetto, dovrebbero far parte di un'altra specie!

Aarn prepara un piano d’attacco genocida che prevede l’uscita dall’orbita delle due lune Ma-ran e Ma-kanee, per farle precipitare la prima contro la luna Teff-ran e la seconda contro il pianeta Teff-el.

E il colpo di scena? I tefflani sferrano un attacco a sorpresa contro Magya, bombardandola con ordigni che sviluppano tenui fiamme azzurrine, apparentemente innocue, che però spargono un catalizzatore che combina l’azoto con l’ossigeno e incendia l’atmosfera. Ma il chimico terrestre Carlise, come faceva sempre lo scienziato Zarro, trova la soluzione. Neutralizza l’arma nemica e salva il pianeta dei buoni. E naturalmente che fanno i buoni nelle pagine successive? Compiono il genocidio! Scagliano le lune kamikaze contro il mondo nemico scatenando una fornace che ingoia ogni forma di vita: soldati, civili, eventuali cani e gatti alieni...

La fantasia è fervida, tuttavia la mentalità è piuttosto coloniale, razzista e sprezzante nei confronti delle diverse forme di vita. Pensare che una guerra non termini con la resa del perdente, ma col suo totale annientamento è qualcosa di tremendo.

Dopo tutte queste riflessioni spero che nessuno me ne voglia se ho osato criticare uno scrittore classico e soprattutto se ho fatto spoiler. Anche perché se dal 1935 c’è ancora qualcuno che non ha ancora letto il libro e si lamenta per lo spoiler... Beh, merita solo un cespuglio di schiaffi.

 

 

 

 

 


 

domenica 4 luglio 2021

La Guerra di domani


 

Attenzione: alto tasso di spoiler!


La guerra di domani è un film altamente spettacolare, dagli effetti speciali perfetti, visivamente impeccabile, che però si poggia su una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. La prima cosa che mi è venuta in mente durante l’avanzare della pellicola è stato il vecchio videogioco Ps3 Resistance: Fall of man, del 2006. L’orda di Idre Bianche del film somiglia a quella dei Chimera e, come accade nel gioco, guarda caso, è scaturita dalla Russia! Fin qui non ci sarebbe niente di male, tranne il rimpianto per aver bruciato quella che fu una buona idea videoludica, dalla quale non fu mai tratto un film.

Se i Chimera sono chiaramente senzienti, impugnano armi e pilotano astronavi mentre si divertono a sterminare gli umani, le Idre Bianche sono semplicemente bestie feroci trasportate sulla Terra da alieni rettiliani cugini del rettiliano Trandoshano Bossk! La loro astronave fracassata viene scoperta tra i ghiacci in Cina, verso la fine del film, e resta il dubbio che la terribile arma di distruzione di massa non fosse neppure stata confezionata per noi.

Eppure, fin dall’inizio vien da chiedersi il perché di tante cose: perché li umani del 2051 ritornano nel 2021 a chiedere ciccia da cannone per combattere i mostri senza cervello? Qualche megatone sparso da un aereo non sarebbe stato meglio del mettere un mitra in mano al lattaio, alla parrucchiera e al pensionato e spedirli tutti insieme direttamente al loro funerale?

Come in ogni film di fantascienza che si rispetti lo scienziato (in questo caso la scienziata, figlia del protagonista) trova il punto debole degli extraterrestri, in modo da distruggerli in un colpo solo prima dei titoli di coda. La soluzione è una tossina da iniettare soprattutto alla femmina, più grossa e letale dei maschi. Però, anche qui ci si chiede, perché essere costretti ad avvicinarsi a un cespuglio di zanne e artigli grosso quanto un bisonte, se il bombardamento aereo è sufficiente ad annientarne a dozzine? E perché addentrarsi nell’astronave piena di Idre avvolte negli schifosi ovuli gelatinosi, iniettare il veleno a qualcuna e far incazzare le altre, se poi è sufficiente far saltare in aria tutto per risolvere la situazione?

Nel 2016 ho scritto il romanzo Il Male della Galassia, seguito de Il Pianeta di Zeist. E ho raccontato l’aggressione della Terra mediante un’orda di mostri zannuti e artigliati non troppo dissimili dalle Idre Bianche del film. Anche i miei sono animali trasportati da astronavi pilotate da qualcun altro, infatti la “sorpresa” è chi li ha inviati, non certo l’orda. Se mi hanno involontariamente copiato significa che sono un genio che aveva avuto un’idea fantastica? Neanche per sogno. Significa che sia io e Zach Dean non abbiamo pensato niente di originale, visto James Cameron girò Aliens: Scontro finale nel 1986 e Graham Baker girò Alien Nation nel 1988. Magari li abbiamo visti entrambi?

giovedì 1 luglio 2021

Fatherland

 

 

Fatherland è un ottimo film per la televisione tratto dal romanzo omonimo di Robert Harris e racconta una ucronia simile a The man in the high castle (in Italia La svastica sul sole) di Philip K. Dick.

Come nel romanzo di Dick anche in Fatherland la Germania nazista ha vinto la seconda guerra mondiale, tuttavia non è stato un trionfo dell’Asse sugli Alleati grazie al bombardamento di Washington, Londra e Mosca con ordigni atomici. Si è giunti piuttosto a un armistizio con gli Stati Uniti e la guerra con la Russia non è mai finita.

La storia alternativa che disegna la nuova geografia del mondo è estremamente credibile: il Giappone è sconfitto nel 1945 con i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, ma nel 1946 il Terzo Reich lancia un missile a lungo raggio V3 che esplode sopra New York senza far vittime. Si tratta di un’azione dimostrativa e una minaccia di rappresaglia se non si porrà immediatamente fine alle ostilità. Inizia così la Guerra Fredda tra l’America vittoriosa nel Pacifico e la Germania vittoriosa in Europa.

Nel film il protagonista Xavier March, agente della Kriminalpolizei, è interpretato da Rutger Hauer e questo è un grosso punto debole nella vicenda. Infatti nel 1994, quando furono girate le riprese, l’attore aveva cinquant’anni tondi e si vedeva eccome! La domanda è: avrebbe potuto, un tedesco cinquantenne nel 1964, non sapere che gli ebrei erano stati assassinati nelle camere a gas durante il conflitto? Un attore più giovane avrebbe reso più credibile il personaggio, che è assolutamente ignaro dell’Olocausto? Probabilmente sì.

Un attore più giovane avrebbe rappresentato chi, nato durante la guerra e cresciuto nella propaganda, finisce per credere alla falsa realtà del regime. E viene subito in mente il personaggio di Johannes Betzler del bellissimo film Jojo Rabbit.

Tornando a Fatherland, il protagonista è un ex comandante di U-Boot, che quindi ignora il genocidio perché la guerra l’ha fatta tutta sott’acqua e anche dopo ha continuato a vivere sui fondali fino all’inizio del film. Entrando nella Kripo subito dopo i titoli di testa inizia a indagare sulla misteriosa morte di un gerarca nazista, viene ostacolato dalla Gestapo, ma riesce a scoprire il tremendo segreto che Adolf Hitler vuole tenere nascosto al presidente Joseph P. Kennedy durante la visita nel Terzo Reich. E cioè lo sterminio degli ebrei, visto che la Germania aveva raccontato al mondo che erano stati “risistemati” in strutture costruite in Ucraina.

Nel film Xavier March, stremato e gravemente ferito, riesce a consegnare all’ambasciatore statunitense il plico con le prove dei crimini nazisti e poi muore. Nel romanzo, invece, consegna i documenti con le prove a una giornalista americana e fugge nel bosco con la pistola impugno inseguito dalle SS, in un finale aperto ad un eventuale seguito.

 

Il film

Il romanzo