"Nella Valle degli Innocenti", testo tratto dal romanzo science fantasy "La Cappella Nera" di Gianluca Turconi (vol. 3 Saga del Pozzo):
La pendenza dell’ultima parte del sentiero si fece sentire sui muscoli delle loro gambe. A distanza, forse cinquecento passi a volo d’uccello, videro il primo tumolo fare capolino tra gli alberi.
Alto metà di un uomo adulto, coperto di sassi irregolari, il sepolcro si stagliò contro il cielo, imponente. Poi ne apparve un altro, simile. Quindi videro il terzo, il quarto e, quando uscirono dal bosco, i fianchi delle colline che si allontanavano dal fiume si rivelarono ricoperti da quei tumuli funebri in file disordinate, apparentemente senza fine, lì, nella Valle degli Innocenti.
Alcune croci cristiane e qualche altare sassone o celtico si ergevano sporadici, ma in massima parte erano assenti i simboli di qualunque religione, divenuti inutili davanti ai Risorti.
Walbert procedette diritto, lasciandosi alle spalle un gran numero di tumoli. Ne puntava uno all’apparenza indistinguibile dagli altri, eppure per lui unico. Esso riposava sulla cima, tra erba che, sebbene marcescente, aveva ancora la pretesa di farne terra di conquista.
‒ La Natura vuole che mi dimentichi di te ‒ disse il Pelle-di-lupo, strappando i ciuffi d’erba più prominenti. ‒ Non accadrà mai, finché avrò vita.
‒ Ti posso aiutare? ‒ si offrì Nathaniel, già pronto ad attaccare quella pianta infestante, i cui resti ricordavano che la Natura invocata dal Tredita moriva lentamente.
‒ No! ‒ lo bloccò Walbert, imperioso. I suoi muscoli in tensione impiegarono qualche istante prima di rilassarsi. ‒ Faccio da solo.
‒ Comprendo... ‒ si arrese il compagno di viaggio. ‒ Non era mia intenzione mancarti di rispetto. Volevo solo offrire il mio aiuto.
‒ Naturalmente.
Mentre il Tredita portava a termine la pulizia della tomba, Nathaniel rimase in disparte, silenzioso, a guardare il mare lontano che dalla cima della collina pareva una pozzanghera filiforme. Da lì sarebbe sorta la minaccia l’indomani e, se Walbert avesse avuto ragione, i pochi sopravvissuti dei Popoli del Nord avrebbero conosciuto la vera morte.
A dargli speranza, Nathaniel vide l’edificio del Santuario, poco distante dalla foce del fiume, nel quale Astrid la Guaritrice e i monaci, insediatisi laggiù prima che il Regno di Osraige divenisse l’ultimo rifugio al mondo libero dai Risorti, ancora ricercavano una via per ritardare la fine.
‒ Ascolta la mia preghiera, Spirito del Vento! ‒ pregò con fervore il Tredita, le braccia lanciate al cielo, richiamandosi alle antiche tradizioni sassoni. ‒ Proteggi il suo viaggio e tempra il suo Spirito per renderlo resistente come lo è questa pietra che ho tra le mie mani!
‒ Ascolta la nostra preghiera, Spirito del Vento! ‒ gli fece eco Nathaniel, pur non essendo un Sassone.
Negli anni trascorsi in quella terra aveva compreso quanto fosse importante affrontare l’ignoto grazie a quei riti. In una serie di rune, Walbert incise col coltello il nome Edmund sul sasso e lo incastrò tra gli altri, nel tumulo.
‒ Hai respirato una sola volta in questo mondo ‒ disse il Tredita, direttamente al sepolcro. ‒ Ma sarai mio figlio per l’eternità.
Nathaniel attese con pazienza che il Pelle-di-lupo terminasse il rituale d’omaggio e si decidesse a scendere da quella collina per abbandonare la Valle degli Innocenti, ma non avvenne. Invece, Walbert continuò a fissare lo scheletro di uno scoiattolo morto poco distante dal tumolo. La putrefazione aveva esposto le ossa della cassa toracica, bianche e sottili. Lo raccolse e lo gettò lontano, verso il bosco da cui erano usciti. Subito dopo, riprese il sasso che aveva posto sulla tomba del figlio.
‒ Non possiamo semplicemente perderci nel silenzio ‒ si convinse il Tredita. ‒ Gli Uomini non sono stati creati per questa fine.
(Walbert Tredita e Nathaniel il Massacratore si recano alla Valle degli Innocenti, nel Regno di Osraige, nell’Irlanda del IX secolo dopo Cristo minacciata dai Risorti. Testo tratto dal romanzo science fantasy “La Cappella Nera” di Gianluca Turconi, vol. 3 della Saga del Pozzo.
TRAMA DELLA SAGA
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