L’unico
pianeta in orbita intorno ad Altair
era un gigante gassoso e aveva due lune. Dalla Terra partì una
spedizione ambiziosa: bisognava costruire una base sulla luna più
grande, che chiamarono Estia.
Qui sarebbero state estratte le risorse per costruire nello spazio
una porta stellare che avrebbe dato il via alla colonizzazione del
sistema.
Mentre
la nave madre rimaneva in orbita, i terrestri allunarono e iniziarono
subito ad allestire la Base
Omega.
Impiegarono due anni per renderla operativa. Subito dopo, al ritmo di
tre al giorno, le navette iniziarono la spola tra la base e il
cantiere spaziale.
L’altra
luna, scartata dal progetto, fu chiamata Ecate.
In un primo momento non fu neppure esplorata.
Poi
però successe qualcosa. L’aspetto di Ecate
cambiò e da inutile sasso senza atmosfera divenne una sfera azzurra
coperta da nubi bianche. Osservandola da Base
Omega
fu possibile distinguere su di essa addirittura alcune zone verdi,
come se nel giro di poco tempo fosse nata della vegetazione. Tutti
pensarono che il colore azzurro fosse quello del mare.
Dalla nave madre partirono alcune
navette per esplorarla. Raggiunsero l’orbita esterna. Tutti i
parametri indicavano un’atmosfera di tipo terrestre e le analisi
confermarono l’assenza di pericolo. Le astronavi avanzarono verso
la superficie.
All’improvviso
Ecate
cambiò ancora. Divenne fitta di dense nubi rosse e ingoiò le
navette. Ogni tipo di contatto fu interrotto: le comunicazioni radio,
i monitor degli strumenti, i congegni che assicuravano le condizioni
vitali dei piloti.
Tutto questo durò sei ore.
Poi
la situazione cambiò di nuovo. Ecate
assunse una colorazione che sfumava dal viola all’indaco e le
navette riapparvero sui sensori.
Dalla
vetrata di Base
Omega
il comandante Barrow osservava le navette sulla rotta di rientro
verso la nave madre.
«Abbiamo notizie più precise?»
chiese all’operatore radio.
«Il
capitano Hayashi ha allertato la squadra medica, ma i piloti hanno
già detto di non aver nessun tipo di problema. Sono stati raccolti
molti campioni. Su Ecate
c’è acqua e anche aria respirabile. Dice che attiverà la
quarantena se gli equipaggi risulteranno contaminati da un agente
esterno, ma al momento la procedura scanner è ancora in corso. I
continui cambiamenti dell’aspetto di Ecate
restano un mistero e spera di risolverli esaminando i campioni».
Nessun commento:
Posta un commento