Quando
c’erano i robot era tutta un’altra cosa. Quante volte l’ho
pensato!
Quello
che ci stregò tutti, da bambini, fu lo stile manga. Nuovo per noi,
come l’idea dei mostri giganti che assalivano le città e
l’immancabile robottone buono che stava lì a difenderle.
Per
la verità, già dagli anni ’60 la fantascienza nipponica riciclava
lo stesso soggetto, con i vari Godzilla e Gamera, tuttavia con i
cartoni animati colpirono nel segno. Ricordo che a scuola non
parlavamo d’altro: Goldrake (Grendizer), Mazinga, Jeeg Robot e
tutti gli altri, erano i nostri eroi. Ci facevano sognare. Molto più
di Superman o di Batman o di qualunque altro supereroe in
calzamaglia. Infatti Actarus, oltre a essere eroe in calzamaglia,
pilotava un robot gigantesco, d’acciaio e invincibile... non
c’erano paragoni! E noi facevamo tutti il tifo per lui.
Eppure,
riflettendo meglio e soprattutto visionando oggi quei cartoni, ci si
accorge che tecnicamente non erano poi un granché. Se alla Disney
realizzavano ventiquattro fotogrammi per ottenere appena un secondo
di animazione, i giapponesi, con tre o quattro disegni ci campavano
per ventiquattro secondi. Certo, si trattava di produzioni
televisive, che dovevano esser prodotte di corsa e a costi ridotti.
Quindi, considerate da questo punto di vista erano sopra la media per
qualità. Più dettagliate e ricche di movimenti rispetto ai cartoni
televisivi americani. Basti pensare che l’Uomo Ragno aveva la
tutina con la ragnatela ridotta al minimo, in modo da essere
disegnato velocemente dagli animatori.
L’industria
dei giocattoli dell’epoca non era organizzata per sfruttare il
successo di quei cartoni animati, o forse i giocattoli ufficiali
giapponesi non arrivarono mai qui da noi. Così non avemmo Goldrake
in plastica tra le mani, per giocare e fantasticare nuove e infinite
battaglie. Oggi è diverso, come escono una serie TV o un film al
cinema, arrivano subito nei negozi i giocattoli ufficiali. A volte,
addirittura arrivano prima che il film esca in sala. Ma allora tutto
era più lento. La italianissima Atlantic, specializzata in
soldatini, produsse con un certo ritardo le serie Goldrake e Capitan Harlock. La linea GiG, distributrice dei Micronauti della Mego
Corporation, ci donò (si fa per dire) Baron Karza, Force Commander,
Green Baron, King Atlas e Emperor. Robot identici a Jeeg Robot fatta
eccezione per la testa e la colorazione. Si trattava di derivati dai
giocattoli di Jeeg, ma con una strizzatina d’occhio a Star Wars.
Force Commander ricordava parecchio gli Stormtrooper e sia Emperor
che Baron Karza traboccavano di nero come Darth Fener.
Dal
2000 in poi sono stati prodotti i remake Mazinkaiser e Grendizer
Giga, di qualità migliore rispetto agli originali, però elaborati e
trasformati in qualcosa di leggermente diverso. Nuovo.
Io, da dinosauro convinto, resto affezionato al passato, a quel
pomeriggio del lontano 1978, quando vidi la prima puntata di Goldrake
su Rai 2, con Alcor (Koji Kabuto) che
svolazzava col suo disco sulla fattoria di Mizar e veniva attaccato
dai minidischi di Vega.
Il
mondo è andato avanti, noi non siamo più bambini e i nostri figli
sono cresciuti con Ben 10 e i Gormiti. Mio figlio, quando gli ho
fatto vedere una puntata di UFO, osservando i piloti della SHADO che
entravano nei condotti di lancio degli Intercettori mi ha detto:
‟Babbo, ma quelli dove vanno, nel cestino della spazzatura?”
i Robot non moriranno mai ,
RispondiEliminafinchè ne canteremo le gesta .
persino Diaclone è rinato .
E Goldrake resterà sempre il numero 1!... Diaclone e i dianauti, me n'ero quasi dimenticato. Che tempi quegli anni...
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