venerdì 26 gennaio 2018

Il mondo dei robot


Le intelligenze artificiali in fantascienza si possono suddividere in due categorie: nella prima rientrano i robot, gli automi e i droidi. Nella seconda gli androidi, i replicanti, i sintetici (Bishop preferiva persona artificiale) e i cyborg. Tutti sono la diversificazione a scopo narrativo della medesima idea, eppure quello che era fantasia negli anni ‘50 sta diventando sempre più realtà ai giorni nostri. Robot programmati per eseguire azioni lavorative sono la regola in molte fabbriche, manca solo di realizzare un cervello artificiale che prenda iniziative proprie.
Nel film Westworld (in Italia Il Mondo dei robot) le tre sezioni di Delos: Westworld, Roma Munda e Medievonia, sono popolate da androidi che servono unicamente a far divertire i turisti. La loro ribellione causerà una catastrofe!
Proprio per evitare situazioni come questa Isaac Asimov immaginò, per i suoi robot, un cervello positronico limitato dalle tre leggi della robotica:
1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
Tuttavia è difficile prevedere come penserà la prima intelligenza artificiale che riusciremo a costruire. Sarà fredda, priva di sentimenti e insensibile alla vita? Skynet è l’esempio negativo che subito viene in mente, infatti nel film Terminator le macchine si uniscono grazie a una rete mondiale simile a internet e progettano l’annientamento del genere umano. Il motivo? Forse ci considerano dannosi e più fastidiosi degli insetti.
Poi c’è HAL 9000 nel film 2001: odissea nello spazio che, reso paranoico da un ordine contraddittorio (la spiegazione arriva nel sequel 2010: l’anno del contatto), cerca di eliminare l’equipaggio della Discovery One.
Nel racconto Il gioco della vita di Chad Oliver, gli ultimi umani fertili sono stati riuniti in una città sotterranea in Antartide e un programma computerizzato cerca di convincerli a procreare per ripopolare la Terra morente. Per far questo si utilizzano ologrammi e androidi, ma la freddezza e l’oppressione delle macchine rischiano di ottenere l’effetto contrario.
Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick ha ispirato il film Blade Runner di Ridley Scott (lasciando purtroppo sul terreno la pecora e il rospo robotici). I replicanti della Tyrell Corporation sono simili agli umani in tutto, perfino nei sentimenti. In Blade Runner 2049, la replicante Rachael partorisce rendendo Deckard padre di una figlia e la vicenda prende la strada messianica.
La cosa interessante è l’evoluzione del robot e dell’androide col trascorrere del tempo. In Westworld gli androidi sono cibernetici internamente e simili agli umani esternamente. In Alien i sintetici sono più credibili avendo una misteriosa struttura interna in plastica con circolazione di linfa bianca.
Per quanto riguarda i robot si passa dall’inutilmente ingombrante Robby de Il Pianeta Proibito ai droidi di Star Wars, essenziali, dalle forme più strane e adibiti per lo più a lavori di manutenzione. Stesso vale per Huey, Dewey e Louie, i tre piccoli robot del fim Silent Running (in Italia titolato 2002: la seconda odissea, con i robot rispettivamente Paperino, Paperina e Paperone).
Il film più originale sui robot è sicuramente Chappie (in Italia Humandroid). Qui un automa della polizia, invece di essere rottamato a causa dei danni subiti in una sparatoria, finisce nelle mani di Deon, un programmatore che è riuscito a realizzare l’intelligenza artificiale senziente. L’automa sarà come un bambino, curioso, ingenuo e con tanta voglia imparare. Quando Deon, ferito a morte, trasferirà la sua coscienza in un altro automa fuggiranno insieme come padre e figlio.

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